venerdì, 14 febbraio 2025
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L’agenda di Trump

I principali punti della politica che promuoverà il presidente degli Stati Uniti

Donald Trump ha affermato che la sua presidenza è l’inizio di un’età dell’oro per l’America. Il suo discorso inaugurale ha delineato un programma populista, che abbraccia confini, toponomastica, cittadinanza e persino lo spazio.

La sua rielezione ha messo in moto una dinamica che potrebbe far spostare gli Stati Uniti nel campo della democrazia illiberale e della tecnocrazia monetaria, con conseguenze importanti da un lato per il futuro delle democrazie e dall’altro sull’esclusività statuale nel batter moneta.

Prima di tutto, l’America e il buon senso. Donald Trump ha fissato questi due parametri come linee guida per il suo secondo mandato presidenziale. Il primo si concretizza in un’agenda espansiva per il Paese, che vuole tornare ad allargare il proprio territorio, prendendosi il Canale di Panama, la Groenlandia e colonizzando Marte. Mira a rendere più prospera la propria economia favorendo la produzione interna e tassando le importazioni.

Il secondo è un programma di chiusura per rispondere a questioni interne legate al lavoro, alla sicurezza e al favorire le grandi multinazionali sostenitrici della sua elezione. Qui rientrano la militarizzazione dei confini per fermare l’immigrazione, la revoca dello ius soli, la cancellazione delle politiche verdi per frenare il cambiamento climatico e il ritiro dagli accordi di Parigi, l’avvio di nuove esplorazioni per l’estrazione di petrolio e gas dall’Alaska, l’abolizione di tutte le politiche inclusive di genere e l’abbandono dell’Organizzazione mondiale per la sanità, con la revoca delle sanzioni per chi non si era vaccinato contro il Covid.

Niente è una sorpresa, se pensiamo alla lunga campagna elettorale seguita alla “presa”di Capitol Hill del 6 gennaio 2021 da parte dei suoi sostenitori. Nel bene e nel male, Trump è la figura che riesce a mettere insieme la classe media con i miliardari, il protezionismo con la corsa nello spazio.

Per concretizzare il suo programma, Trump ha annunciato – e in parte avviato – diversi provvedimenti nel suo primo discorso, firmando un record di 26 ordini esecutivi nel giorno della sua inaugurazione, a cui ne sono seguiti altri. Un ordine esecutivo è una direttiva emessa dal presidente degli Stati Uniti relativa alla gestione del governo federale. Gli ordini non richiedono l’approvazione del Congresso, che però può bloccarli unitamente ai tribunali.

Di seguito cercheremo di riepilogare i principali temi che emergono.

Ius soli. Contro lo stop alla cittadinanza per nascita un giudice distrettuale di Seattle ha già bloccato l’ordine esecutivo del presidente Trump che limita la cittadinanza per nascita, un diritto sancito dalla Costituzione che garantisce la cittadinanza automatica a chiunque nasca negli Stati Uniti, mentre in diversi tribunali sono già stati presentati ricorsi legali contro il provvedimento.

Si tratta della modifica del 14° emendamento della Costituzione implementato dopo la guerra civile per estendere la cittadinanza ai neri che erano stati precedentemente ridotti in schiavitù.

L’ordine di Trump mirante a contrastare l’immigrazione è stato accolto con preoccupazione dai gruppi per i diritti umani, che lo descrivono come un attacco fondamentale al concetto di cittadinanza statunitense.

L’ordine esecutivo rischia di avere ripercussioni non solo sui bambini nati negli Stati Uniti da genitori clandestini, ma anche sui figli di immigrati legalmente presenti nel Paese.

Minori diritti. Un altro ordine esecutivo collegato riguarda il divieto di rilasciare tessere o numeri di previdenza sociale ai bambini nati dopo il 19 febbraio se uno dei genitori non è cittadino o residente permanente legale. Questa mancanza di tutele, a sua volta, rende quei bambini vulnerabili alla deportazione. Senza una tessera della previdenza sociale, un importante documento di identificazione, i bambini potrebbero anche avere difficoltà ad accedere ai servizi governativi di base.

Nuovi muri. Trump mira a rafforzare la sicurezza delle frontiere costruendo più muri fisici e detenendo, espellendo e perseguendo gli immigrati sospettati di violare le leggi federali o statali.

Pena di morte. Con questo ordine, Trump ha ripristinato la pena di morte federale che Biden aveva sospeso e intende aiutare gli stati a fare scorta di farmaci necessari per eseguire le esecuzioni. Nei suoi ultimi giorni in carica, il presidente Biden ha anche commutato la pena di morte per la maggior parte delle persone nel braccio della morte, riducendo le loro condanne all’ergastolo, e ricevendo le critiche del successore.

Addio Green deal. “L’industria green non è altro che un imbroglio” – ha affermato il neopresidente – “e lasceremo che la gente compri le auto che vuole”. Negazionista di lunga data dei cambiamenti climatici ha dichiarato che gli Usa usciranno dagli Accordi di Parigi, puntando al contempo sul rilancio delle fonti di energia fossile, su nuove trivellazioni di petrolio e ostacolando l’eolico offshore. Prioritario sarà lo sfruttamento delle immense riserve di petrolio e gas statunitensi. “Gli Stati Uniti hanno le maggiori riserve al mondo, e le useremo,” le sue parole. Bisogna capire se la visione trumpiana dell’economia trascinerà altri Paesi fuori dagli Accordi di Parigi e le implicazioni che avrà anche a livello europeo nella transizione per un’economia più sostenibile.

Riduzione prezzo del petrolio. Due obiettivi: favorire la ripresa economica contenendo l’inflazione e porre fine all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. “Se il prezzo del petrolio scende, la guerra Russia-Ucraina finisce immediatamente”, ha dichiarato Trump in collegamento al World Economic Forum di Davos - svoltosi nello scorso fine settimana -, convinto che il conflitto in corso da quasi tre anni si sostenga con i guadagni derivanti dal prezzo del petrolio.

America first. La politica estera degli Stati Uniti difenderà gli interessi americani fondamentali e metterà sempre al primo posto l’America e i cittadini americani. Un grosso colpo al multilateralismo e al rilancio del ruolo delle Nazioni Unite.

L’Unione europea sarà messa alle strette sia per dotarsi di una difesa comune, sia per i costi dell’eventuale perdurare del conflitto ucraino a fronte del disimpegno economico americano sia sul fronte del corpus di riconoscimento e di garanzia dei diritti. Una dinamica questa che potrebbe portare ad un possibile effetto domino offrendo legittimità e forza politica ai tanti soggetti della galassia nazionalista, antiatlantica ed eurofoba.

È probabile che ci sarà un generale disinteresse dell’amministrazione Trump anche verso l’America latina e l’Africa, tranne per le questioni che hanno effetti diretti per gli Stati Uniti come l’immigrazione illegale, il traffico di droghe e gli interessi commerciali.

Stop aiuti. La nuova amministrazione ha annunciato il congelamento, per un periodo di almeno tre mesi, di quasi tutti i nuovi finanziamenti destinati ai programmi di assistenza estera, ad eccezione degli alleati Israele ed Egitto beneficiari dell’assistenza militare statunitense.

Unica eccezione per i programmi alimentari di emergenza, ma non per i programmi sanitari vista la decisione di uscire dall’OMS. Un parziale smantellamento del sistema degli aiuti in aree di crisi che contribuirà all’instabilità globale e all’indebolimento delle agenzie delle Nazioni Unite.

Nel 2023 gli Stati Uniti hanno speso più di 60 miliardi di dollari in aiuti esteri, più di qualsiasi altro Paese in assoluto. Ma quella somma rappresenta solo l’1 percento della spesa del governo americano.

Politica monetaria. Forti le pressioni per ridimensionare l’indipendenza della Federal Reserve e di trasformare gli Stati Uniti nella “capitale mondiale delle criptovalute”.

Durante la campagna elettorale Trump ha indicato che il presidente degli Stati Uniti dovrebbe “avere una voce in capitolo” nella politica monetaria. Resta da vedere a queste intenzioni seguiranno delle azioni concrete che minerebbero l’attuale architettura monetaria globale.

Si deve rilevare che il nuovo presidente miliardario, dopo aver dato vita ad una criptovaluta personale il cui valore è schizzato in due settimane (17 gennaio data di messa in circolazione), ha avviato un gruppo di lavoro un approccio normativo più flessibile agli asset cripto. La meme coin di Trump ($Trump, ndr) è stata accolta con grande entusiasmo dai fan del presidente e delle criptovalute, risparmiatori che però nel medio termine rischiano di farne le spese. Il mondo delle criptovalute è al di fuori del controllo degli stati e pone delle spinose questioni etiche: se Trump si arricchisce, qualcun altro dovrà pagare.

Taglio tasse e tassi. Non solo ha ordinato ai membri del governo di fare di tutto per ridurre l’inflazione ma ha chiesto anche di “fare un enorme taglio delle tasse per lavoratori e famiglie”. Analogamente intende fare pressioni sugli organismi finanziari internazionali perché i “tasi di interesse scendano in tutto il mondo”.

Altro monito riguarda i dazi per i prodotti importati e incentivazione della produzione “made in Usa”, con una ridotta tassazione per le imprese (15%).

Aumento spese militari. Trump ha ribadito la richiesta rivolta ai Paesi membri della Nato di aumentare la percentuale destinata alla difesa con l’obiettivo di arrivare a destinare il 5% del PIL. In caso contrario gli USA disinvestirebbero depotenziando l’operatività dell’Alleanza atlantica.

Nuovo ordine mondiale. Trump mira ad imporre il proprio ordine al mondo unendo alla sua figura il doppio ruolo di ‘pacificatore’ e ‘unificatore’. Fa rabbrividire il pensiero che i suoi più stretti collaboratori sono miliardari in cui patrimoni superano i bilanci di interi stati.

Un nuovo modello politico-economico che potrebbe portare nel giro di qualche lustro a bolle speculative, a inasprire i contrasti con Europa e Cina, legittimando ulteriormente il ruolo di pasi emergenti.

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