Attese, abbracci, incontri: diario del sesto giorno al Campus Misericordiae
Alla Giornata Mondiale della Gioventù i giovani si apprestano a vivere i momenti più importanti: la veglia con il papa e la notte presso il Campus Misericordiae, con tutti i giovani del mondo.

Dopo sei giorni, vissuti a pieno da tutti i giovani, arriva il momento forse più atteso: la veglia con Papa Francesco presso il Campus Misericordiae.
I giovani trevigiani, partiti verso metà mattina, raggiungono il luogo d'incontro a Brzegi, per incontrarsi con tutti i giovani del mondo e vivere un momento di preghiera unico. "Sono emozionato, perché questo sarà il cuore della Gmg", scrive Fabio, mentre pubblica una foto su Instagram del suo gruppo in cammino verso il Campus.
Ogni diocesi è destinata a un settore, in cui i giovani si potranno sistemare per passare anche la notte. Si stima che vi siano circa 1.600.000 ragazze e ragazzi in attesa dell'incontro con papa Francesco. Il pomeriggio rappresenta un momento unico di comunità, in cui si respira un clima fraterno, di condivisione. Chiara racconta: "Quando ci si incontra qui alla Gmg è sempre una festa e si segue quasi un rituale.
Prima di tutto ci si saluta, solitamente con un “Hola” che per ora si aggiudica il titolo di saluto più internazionale, dopo di che arriva il momento della fatidica domanda “Where are you from?”. Da lì iniziano discorsi senza una lingua materna, ma con un linguaggio particolare che va dai gesti a un misto delle lingue dei giovani interessati. Molto probabilmente se qualcuno passasse e ci sentisse, non capirebbe nulla e potrebbero anche prenderci per pazzi eppure noi giovani ci capiamo. In un modo o nell’altro si trova sempre il metodo per poter comunicare. In questi pochi minuti di dialogo non ci si può sicuramente dir molto, però ci si ricorda sempre di tutti". E, oltre a conoscersi, ci si scambia qualcosa, si condividono i propri gadget, ci si fa un dono.
"Può sembrare un momento banale, ma non lo è per noi giovani che ci sentiamo un po’ più cittadini del mondo con il capello del Portogallo, il braccialetto dell’Argentina, la spilla della Corea, la banda degli Usa, la bandiera del Costa Rica e arriviamo da Treviso. È sempre per le piccole cose che ci si perde, sono sempre le piccole cose a farci sentire fratelli, a dimostrare il vero amore" prosegue Chiara. E tra una canzone e l'altra, uno scambio di gadget e un ballo insieme, arriva anche il momento della veglia.
Papa Francesco passa tra la folla, si ferma a salutare e viene accompagnato simbolicamente da alcuni giovani fino all'altare. Durante la veglia il papa chiede il silenzio per pregare un momento, prendendosi per mano per coloro che "hanno paura di non avere altre opportunità" e per tutte "quelle città dimenticate", coinvolte in conflitti sempre più strazianti. "Presi tutti per mano, in silenzio. Un momento unico, per noi, uniti come diocesi, ma anche uniti come mondo. Insieme a tutti i paesi, senza differenze, senza barriere, a pregare insieme. Non riesco a descrivere a parole il momento, ma sicuramente lo ricorderò per tutta la vita", racconta Elena, emozionatissima. "Mi sento parte di una comunità, mi sento di appartenere a qualcosa di più grande. Non posso che ringraziare", esclama Paolo.
Dopo la veglia, la notte insieme. Sicuramente un po' scomodi, ma insieme ci si fa più forza.
Valentina scrive: "Ognuno ha momenti in cui è pieno di paure, in cui si chiede cosa sta facendo e perché lo sta facendo. In cui dubita perfino dei pilastri su cui fondava la propria vita. Poi arrivano inaspettatamente quei momenti in cui si ribalta tutto, in cui rivaluti ciò che avevi già precedentemente rivalutato e pensato di aver chiuso in un cassetto. E lì, una voragine di domande che si apre. Quello che mi piace di questi momenti è che accanto agli attimi nei quali ti senti persa, ce ne sono altri in cui ti senti al posto giusto nel momento giusto. Come ora".
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