Ciad, i legami con la diocesi di Treviso
Lascia mons. Jean-Claude Bouchard, per 43 anni a servizio della Chiesa di Pala. "La sua vita donata si è incrociata, per grazia di Dio, con la vita di tante altre persone ed è lievitata nel tempo così da farci capire che siamo davvero legati gli uni agli altri attraverso l’opera delle Spirito Santo per costruire il corpo di Cristo e per annunciare il Vangelo del Regno”

Papa Francesco ha accettato le dimissioni dal governo pastorale della diocesi di Pala di monsignor Jean-Claude Bouchard. Roma, 25 settembre 2020. Con queste scarne parole la sala stampa della Santa Sede ha comunicato alla Chiesa intera e in modo particolare a quella di Pala un avvenimento di grande importanza. Alle 11, come collegio dei consultori, eravamo riuniti attorno a una radio per ascoltare l’emittante radiofonica Vaticana in lingua francese. Prima in swayli, poi in arabo e, infine, in francese ufficiale il messaggio non è stato dato cosicché lo abbiamo letto sul sito dell’Osservatore Romano grazie al wi-fi della diocesi, dato che per il momento in Ciad siamo ancora tagliati fuori dal mondo a causa della censura governativa su internet. Dopo 43 anni di servizio episcopale nella diocesi di Pala, monsignor Jean-Claude Bouchard lascia il governo pastorale di questa diocesi africana e ora siamo in attesa della nomina del nuovo vescovo da parte di papa Francesco.
Da Fidei donum di Treviso non mi sarei mai aspettato di vivere un momento così importante per la vita di questa parte del Popolo di Dio. Il vescovo Bouchard aveva già dato le sue dimissioni cinque anni fa. E questa notizia cade giusta perché il 25 settembre è anche il giorno del suo compleanno. Ne ha compiuti ottanta di anni, 53 dei quali a servizio di questa chiesa, prima come insegnante in una scuola, poi come missionario e per ben 43 anni come vescovo. Monsignor Bouchard appartiene alla congregazione degli Oblati di Maria Immacolata (Omi) ed è di origine canadese. Ora che è “vescovo emerito”, si sta preparando a fare i bagagli (come ho visto fare durante gli anni della missione qui in Ciad da tanti missionari e missionarie) per ritornare nel Paese che lo ha visto nascere. Se l’annuncio della sala stampa della Santa Sede è scarno, non lo sono invece tutti questi anni spesi nel ministero di vescovo in terra d’Africa. Una vita.
Anche se eravamo in attesa di tale momento, confesso che quando ce l’ha comunicato il giorno prima dell’annuncio ufficiale al ristretto gruppo del Consiglio presbiterale del quale faccio parte, l’emozione e la commozione sono stati davvero grandi. La sua vita donata, infatti, si è incrociata, per grazia di Dio, con la vita di tante altre persone ed è lievitata nel tempo così da farci capire che siamo davvero legati gli uni agli altri attraverso l’opera delle Spirito Santo per costruire il corpo di Cristo e per annunciare il Vangelo del Regno. Anche la Chiesa di Treviso è chiamata a gioire e a riflettere su quanto lo Spirito ha compiuto e compie attraverso gli incontri di uomini e donne di paesi, terre e continenti differenti. Solo il Signore conosce quanto il vescovo Bouchard sta vivendo nel profondo del suo cuore. Mi sembra però di poter dire, almeno per me, che è stato importante conoscerlo e collaborare con lui a servizio della Chiesa di Pala. Ripensando a questo lungo tempo, potrebbero essere tre – fra tante altre realtà che mi sono sconosciute – i luoghi importanti del servizio pastorale di monsignor Bouchard.
1. Aver camminato sulle piste tracciate dal Concilio Vaticano II. Fin dall’inizio del suo ministero episcopale – consacrato vescovo nel 1977 a soli 36 anni –, mons. Bouchard ha aiutato questa giovane chiesa a rimanere giovane, tentando di attuare e di realizzare quanto detto dai documenti frutto del Concilio Vaticano II: il primato della Parola di Dio e dell’evangelizzazione; l’attenzione alla cultura africana locale; il dialogo ecumenico e interreligioso; il lavoro assiduo per uno sviluppo umano integrale; l’attenzione a proporre cammini di inculturazione;
2. Per una Chiesa autonoma dal punto di vista economico e pastorale. Negli anni Novanta del secolo scorso e in questo ventennio, un grosso sforzo è stato compiuto da questa Chiesa sorella per diventare più autonoma, essere cioè capace di reggersi da sola, soprattutto dal punto di vista economico così da dover dipendere meno dagli aiuti esterni e poter far fronte alle necessità ordinarie e straordinarie della vita ecclesiale e comunitaria, attingendo dalle proprie energie e capacità. L’autonomia pastorale significa essere una Chiesa capace di far nascere delle vocazioni, soprattutto quelle al presbiterato e alla vita religiosa. E’ un cammino lento perché gli ostacoli non sono pochi ed è uno dei crucci e delle preoccupazioni del vescovo Bouchard.
3. Per uno sviluppo umano integrale. Accanto all’annuncio del Vangelo e alla cura delle comunità cristiane, l’altra realtà che è stata a cuore a mons. Jean-Claude è stata l’attenzione allo sviluppo di “tutto l’uomo”. Ciò è avvenuto creando un organismo diocesano di coordinamento di alcune realtà legate allo sviluppo: l’educazione; l’alfabetizzazione; la salute; la creazione di una banca per il risparmio e il piccolo credito; la prevenzione e la cura degli ammalati di aids; l’appoggio ad attività di promozione femminile, di promozione agricola e tanto altro. Non va dimenticata la costituzione a livello diocesano e parrocchiale dei “Comitati Giustizia e Pace”, per aiutare i cristiani a essere sale delle terra e luce del mondo in una realtà dove la corruzione e l’abuso di potere sono all’ordine del giorno. Nell’attesa del nuovo vescovo, sento di dover ringraziare il Signore per la testimonianza umana e cristiana di questo vescovo. Attraverso di lui (è stato lui a chiedere all’allora vescovo di Treviso mons. Antonio Mistrorigo dei preti Fidei Donum per il Ciad, anche se poi è stato mons. Paolo Magnani a inviarci nel 1991 in questo paese africano), la Chiesa di Treviso ha potuto e spero potrà ancora vivere la dimensione dell’ad gentes, in quello scambio di doni reciproci che ci si fa quando si annuncia il Vangelo di Gesù. Da Treviso e fino agli estremi confini della terra.
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