Conosciamo i prossimi sacerdoti: don Mattia Agostini
"Sento una grande serenità perché il Signore si è preso cura di me"

Ho 28 anni e sono originario della parrocchia di Massanzago. Attualmente sono in servizio nelle parrocchie di Scorzè e Cappella, dopo la precedente esperienza a San Gaetano di Montebelluna. Sono entrato in Seminario in prima superiore nella Comunità Giovanile dopo aver partecipato ai gruppi vocazionali. Durante la quinta superiore, sono uscito dal Seminario per poi riprendere il cammino due anni dopo nella Comunità Teologica.
Alla vigilia dell’ordinazione sento crescere in me una grande serenità, perché il Signore Gesù si è preso cura di me all’interno di un corpo che è la Chiesa, attraverso una fitta trama di uomini e donne.
Dopo aver concluso le superiori ho iniziato l’università, ho cominciato a fare l’educatore in Ac, ho lavorato nell’attività dei miei genitori… una vita piena di cose, ma che non mi davano piena soddisfazione.
Durante questo periodo ricordo in modo particolare quella volta in cui alcuni seminaristi erano venuti per una serata di animazione vocazionale a Massanzago. Alla fine dell’incontro un ragazzo a cui facevo l’educatore mi disse: «Ti vedrei bene come prete!»; questa frase mi colpì molto, e riaprì quelle domande vocazionali che abitavano il mio cuore. Ho ripreso a incontrarmi con maggiore frequenza con il padre spirituale che mi aveva accompagnato negli anni delle superiori. E il 9 agosto del 2013 sono giunto alla scelta di entrare nella Comunità Teologica in Seminario. In quel periodo mi sono sentito custodito da alcune parole di una santa, Edith Stein: “Non so che cosa Dio voglia realizzare attraverso di me, ma non ho motivo di preoccuparmene”. Queste parole mi hanno dato sicurezza e mi hanno invitato a vivere un atteggiamento di fiducia verso il Signore.
Negli anni di Seminario ho capito che la vocazione non è questione di capacità. Spesso ricordo le parole che mi disse un frate di Camposampiero qualche anno fa: Il Signore non sceglie chi è capace, ma rende capace chi sceglie. Questo mi ha ricordato che si tratta di lasciar fare al Signore che mi chiama pure con le fatiche e i miei limiti a fare dei “salti di qualità”.
Ed è proprio così: il Signore quando chiama ti spinge a guardare a quello che potresti fare con Lui, Gesù ha fiducia e desidera scommettere su di me e su ciascuno di noi.
Se dovessi pensare a una immagine, io vedo il prete come a quel giocatore di calcio che fa degli assist, creando delle occasioni perché altri possano “segnare” nella propria vita, sapendosi cercati e amati dal Signore così come si è.
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