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Fare famiglia, che gioia! Festa diocesana a Paderno

Grande partecipazione alla festa diocesana. “Nel cuore dell’uomo il Signore ha messo il seme della gioia, credendo che l’amore per sempre può realizzare i sogni di Dio. Con pazienza, impegno e fiducia” hanno detto gli sposi - relatori.

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Fare famiglia, che gioia! Festa diocesana a Paderno

Finalmente se ne discute e senza timore, con la chiarezza di sapere che non ci sono scorciatoie o ricette magiche e che, tuttavia, può appartenere alla vita ordinaria di tutti. Di gioia, e gioia piena, si è parlato durante la festa diocesana della famiglia che domenica scorsa è stata celebrata a Ponzano di Paderno con la partecipazione di centinaia di famiglie provenienti da tutta la diocesi. Quella stessa gioia che sembra proprio essere una delle caratteristiche fondamentali della persona e del pontificato di papa Francesco, a considerare i suoi tre grandi documenti: Evangelii Gaudium, Laudato Si’ e Amoris Laetitia.
“Gioia che nasce dal riconoscere la forza dirompente di Cristo per la nostra vita, la sconfitta del male e la bellezza del perdono, medicina efficace per un matrimonio felice e duraturo – ha sottolineato don Sandro Dalle Fratte, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale famigliare, introducendo la mattinata di riflessione -. Tutti abbiamo nel cuore la gioia; quando una famiglia la vive nella sua ordinarietà diventa gioia per il mondo intero” perché frutto di quello Spirito Santo che riversa l’amore di Dio nei nostri cuori, rafforzando l’unione coniugale nel sacramento del matrimonio e dilatando così i polmoni delle relazioni famigliari con il soffio divino della speranza.

“Tob”: bello e buono
“E’ la bellezza che salverà il mondo, ma non solo quella dell’arte, quanto piuttosto l’autentica bellezza che è la coppia contagiata dall’amore crocifisso di Dio tanto da diventarne un suo ritratto – ha spiegato Robert Chaeib, teologo libanese, docente universitario, che insieme alla moglie Camilla Carrington ha riflettuto sul tema attraverso tre immagini bibliche -. Quando il Signore parla della coppia, a partire dalla Genesi, lo fa in termini di bellezza (“tob” in ebraico). L’amore umano è nella storia l’investimento di Dio. La solitudine, il ripiegamento su di sé, non è cosa buona, non è cosa bella. Per questo il Signore crea l’alterità a sua immagine e somiglianza, per rispecchiare il noi di Dio, la dimensione trinitaria. E grande è lo stupore nel riconoscere l’altro”.
Nel pensiero del Padre la famiglia è dunque già presente ed egli si mette in cammino accanto sperando di non essere solo ospite ma membro a tutti gli effetti. “Oh, se accogliessimo l’altro come il Signore accoglie noi, e riconoscessimo in lui/lei la bellezza di Dio – ha sottolineato Camilla -, potremmo superare molte fatiche con gioia, senza rancore”.

Giare vuote
Se la prima immagine è dunque l’amore trinitario, nella seconda Cristo si fa sposo per la Chiesa sposa: le nozze di Cana. E’ durante lo sposalizio che Gesù inizia la sua missione apostolica. Ecco il desiderio di Dio di vivere con la famiglia, capace di compiere i miracoli nella quotidianità. “Eppure, è evidente a tutti noi che la vita non è solo bellezza, che si sperimentano le fatiche della diversità e ci si ritrova con le giare vuote. Chi non l’ha sperimentato o è molto fortunato o è cieco – ha proseguito Robert -. Più sono alte le illusioni e più sono grandi le delusioni. E l’altro sarà sempre diverso, sempre incapace di saziare la sete e la fame fino in fondo, e non per colpa sua”. E’ il passaggio dall’ideale al reale e le ipotesi sono due: o obblighi l’altro a diventare fotocopia dei tuoi sogni o cominci a vivere la vita reale “e ad accettare la parola «compromesso», che è fare spazio all’altro nella propria vita. Anche Gesù è ingombrante nella vita di una coppia, ma senza di lui certi compromessi non sarebbero sostenibili”. E’ come nel quadro di Rupnik, le nozze di Cana: il protagonista è Gesù con Maria, dal suo costato sgorga il vino: con la sua morte e risurrezione riavvia il ciclo dell’amore di coppia, certifica la speranza che il male non avrà mai l’ultima parola.

Aperto al mondo
Così, vivendo con il Signore, si sperimenta la familiarità che apre all’incontro con gli altri, ai legami che vanno oltre i rapporti strettamente parentali: “Gesù dalla croce consegna alla madre il figlio e viceversa. La famiglia si apre, accoglie, diventa chiesa. Cristo genera la sua sposa sulla croce; e le famiglie sono tutte fatte per entrare nella dinamica della vita di Dio aprendo canali di comunicazione con gli altri”. Certo che ci sono le fatiche, le difficoltà, hanno ribadito ancora i coniugi Chaeib, ma nel cuore dell’uomo il Signore ha messo il seme della gioia, credendo che l’amore “per sempre” non è fuori moda ed anzi può realizzare i sogni di Dio. “Non è sufficiente la spontaneità – hanno concluso -. Serve avere pazienza, impegno e fiducia”, su questo terreno l’esperienza della Grazia dello Spirito Santo si realizzerà. E sarà l’esperienza più concreta dentro al matrimonio.

Dal Vescovo gratitudine e incoraggiamento
E’ stato un messaggio di gratitudine, quello che il vescovo Gianfranco Agostino ha voluto consegnare alle famiglie che hanno partecipato alla Festa. “Riconosciamo l’apporto che le coppie e le famiglie cristiane donano alla comunità e alla chiesa facendole un gran bene – ha detto durante la celebrazione eucaristica -. La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra fedeltà e del vostro desiderio intenso, custodito ed alimentato anche con la partecipazione a questi momenti di riflessione, di essere dono reciproco, esempio credibile per i vostri figli e per la società. Grazie per la testimonianza che date, prima con i fatti che con le parole, soprattutto nei momenti difficili cercando di tenere duro, di essere perseveranti; virtù, questa, senza la quale nessun’altra può essere praticata perché il bene non si vive a giorni alterni”. Ha ricordato le situazioni di fatica e fallimento, assicurando la vicinanza, la preghiera e l’amore della chiesa. “Grazie per l’impegno verso i figli, siete una straordinaria benedizione per la loro vita. Vi incoraggio dunque ad andare avanti con fiducia – ha concluso mons. Gardin – consapevoli che il contesto non sempre è favorevole e vi chiede di andare controcorrente. Impegnatevi nella cura della vostra vita di coppia, che non va lasciata alla spontaneità, dialogate riconoscendo la profezia che è l’altro per voi. La gioia è anche mettersi in ascolto reciproco, capaci di dirvi anche quello che non va, che è male, con pacatezza, comprensione, sostegno. Questa è fecondità. Dimostrate, insomma, che essere sposati nel Signore è una esperienza bella. Gioiosa”.

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