Il Papa durante la messa delle Ceneri: “Anche nella Chiesa abbiamo lasciato depositare tanta polvere”
“Vite ridotte in cenere. Macerie, distruzione, guerra. Vite di piccoli innocenti non accolti, vite di poveri rifiutati, vite di anziani scartati. Continuiamo a distruggerci, a farci tornare in polvere”. È la fotografia scattata dal Papa, nell’omelia della messa delle Ceneri celebrata a Santa Sabina.

“La cenere ci ricorda il percorso della nostra esistenza: dalla polvere alla vita. Siamo polvere, terra, argilla, ma se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa celebrata mercoledì 26 febbraio nella basilica di Santa Sabina, con il rito dell’imposizione delle Ceneri che segna l’inizio della Quaresima. “Eppure spesso, soprattutto nelle difficoltà e nella solitudine, vediamo solo la nostra polvere!”, ha esclamato Francesco: “Ma il Signore ci incoraggia: il poco che siamo ha un valore infinito ai suoi occhi. Coraggio, siamo nati per essere amati, siamo nati per essere figli di Dio”. “La polvere sul capo ci riporta a terra, ci ricorda che veniamo dalla terra e che in terra torneremo”, ha spiegato il Papa: “Siamo cioè deboli, fragili, mortali. Nel corso dei secoli e dei millenni siamo di passaggio, davanti all’immensità delle galassie e dello spazio siamo minuscoli. Siamo polvere nell’universo. Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita. Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria”.
“La Quaresima non è il tempo per riversare sulla gente inutili moralismi, ma per riconoscere che le nostre misere ceneri sono amate da Dio”. Ne è convinto il Papa, che dalla basilica di Santa Sabina, , ha ricordato che “siamo cittadini del cielo e l’amore a Dio e al prossimo è il passaporto per il cielo, è il nostro passaporto”. “I beni terreni che possediamo non ci serviranno, sono polvere che svanisce, ma l’amore che doniamo – in famiglia, al lavoro, nella Chiesa, nel mondo – ci salverà, resterà per sempre”, ha garantito Francesco dipingendo il tempo della Quaresima come “tempo di grazia, per accogliere lo sguardo d’amore di Dio su di noi e, così guardati, cambiare vita”. “Siamo al mondo per camminare dalla cenere alla vita”, la tesi del Papa: “Allora, non polverizziamo la speranza, non inceneriamo il sogno che Dio ha su di noi. Non cediamo alla rassegnazione”. “Come posso aver fiducia? Il mondo va male, la paura dilaga, c’è tanta cattiveria e la società si sta scristianizzando…”, l’obiezione citata da Francesco: “Ma non credi che Dio può trasformare la nostra polvere in gloria?”, la risposta sotto forma di interrogativo. “La cenere che riceviamo sul capo scuote i pensieri che abbiamo in testa”, ha spiegato il Papa: “Ci ricorda che noi, figli di Dio, non possiamo vivere per inseguire la polvere che svanisce”. “Io, per che cosa vivo?”, è la domanda da porsi: “Se vivo per le cose del mondo che passano, torno alla polvere, rinnego quello che Dio ha fatto in me. Se vivo solo per portare a casa un po’ di soldi e divertirmi, per cercare un po’ di prestigio, fare un po’ di carriera, vivo di polvere. Se giudico male la vita solo perché non sono tenuto in sufficiente considerazione o non ricevo dagli altri quello che credo di meritare, resto ancora a guardare la polvere”. “Non siamo al mondo per questo”, il monito del Santo Padre: “Valiamo molto di più, viviamo per molto di più: per realizzare il sogno di Dio, per amare. La cenere si posa sulle nostre teste perché nei cuori si accenda il fuoco dell’amore”.
“Vite ridotte in cenere. Macerie, distruzione, guerra. Vite di piccoli innocenti non accolti, vite di poveri rifiutati, vite di anziani scartati. Continuiamo a distruggerci, a farci tornare in polvere”. È questa la fotografia scattata dal Papa. “E quanta polvere c’è nelle nostre relazioni!”, ha esclamato Francesco a proposito delle “polveri di morte” che vediamo, se ci guardiamo attorno. “Guardiamo in casa nostra, nelle famiglie”, l’invito: “Quanti litigi, quanta incapacità di disinnescare i conflitti, quanta fatica a chiedere scusa, a perdonare, a ricominciare, mentre con tanta facilità reclamiamo i nostri spazi e i nostri diritti!”. “C’è tanta polvere che sporca l’amore e abbruttisce la vita”, la tesi del Papa: “Anche nella Chiesa, la casa di Dio, abbiamo lasciato depositare tanta polvere, la polvere della mondanità”. “E guardiamoci dentro, nel cuore: quante volte soffochiamo il fuoco di Dio con la cenere dell’ipocrisia!”, l’altro ammonimento papale: “L’ipocrisia: è la sporcizia che Gesù chiede di rimuovere oggi nel Vangelo. Infatti, il Signore non dice solo di compiere opere di carità, di pregare e di digiunare, ma di fare tutto questo senza finzioni, senza doppiezze, senza ipocrisia. Quante volte, invece, facciamo qualcosa solo per essere approvati, per il nostro ritorno di immagine, per il nostro ego! Quante volte ci proclamiamo cristiani e nel cuore cediamo senza problemi alle passioni che ci rendono schiavi! Quante volte predichiamo una cosa e ne facciamo un’altra! Quante volte ci mostriamo buoni fuori e coviamo rancori dentro! Quanta doppiezza abbiamo nel cuore… È polvere che sporca, cenere che soffoca il fuoco dell’amore”.
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