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Il Papa racconta di un imprenditore e dei suoi operai

Un imprenditore che prega perché non sia costretto a licenziare i suoi operai. È il racconto, a braccio, al centro dell'ultima catechesi del Papa sulla misericordia, in Aula Paolo VI, che ha terminato con un "abbraccio grande" a Bartolomeo, nella festa di sant'Andrea: "Pietro e Andrea insieme".

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Il Papa racconta di un imprenditore e dei suoi operai

Un imprenditore che prega perché non sia costretto a licenziare i suoi operai. “Un brav’uomo”, capace di “pregare col cuore e con i fatti per il prossimo, in una situazione difficile”. A raccontarne la storia, per condividerla, è stato Papa Francesco, che ha concluso a braccio l’udienza di mercoledì 30 novembre, l’ultima del ciclo di catechesi dedicate alla misericordia durante l’anno giubilare appena trascorso. Nella ricorrenza di sant’Andrea, al termine dell’appuntamento del mercoledì in Aula Paolo VI, Francesco ha salutato la Chiesa di Costantinopoli, con “un abbraccio grande” al patriarca Bartolomeo, per unirsi a lui nella festa “di questa Chiesa cugina: Pietro e Andrea insieme”.

“Con la catechesi di oggi concludiamo il ciclo dedicato alla misericordia”, ha iniziato il Papa. “Le catechesi finiscono, ma la misericordia continua, e dobbiamo esercitarla in questi 14 modi”, ha detto a braccio prima di congedarsi dai fedeli. “Pregare per i vivi e per i defunti” e “seppellire i morti”. Sono, rispettivamente, l’ultima opera di misericordia spirituale e l’ultima opera di misericordia corporale. “Anche oggi c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre”, ha incalzato Francesco per spiegare come “questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quotidiana”. E ci fa pensare a ciò che accadde il Venerdì Santo, “quando la Vergine Maria, con Giovanni e alcune donne stavano presso la croce di Gesù” e Giuseppe di Arimatea, “uomo ricco diventato discepolo di Gesù, offrì per lui il suo sepolcro nuovo, scavato nella roccia”: “Una vera opera di misericordia fatta con grande coraggio!”.

“Per i cristiani, la sepoltura è un atto di pietà, ma anche di grande fede”, ha sottolineato il Papa: noi cristiani “deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranza della loro risurrezione”. Un rito, questo, ancora “molto forte e sentito nel nostro popolo”.

“Pregare per i defunti” è, anzitutto, “un segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto”. “Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con lui!”. Il Papa lo ha esclamato a braccio, e ha ammonito: “Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pregare per i vivi, che insieme con noi ogni giorno affrontano le prove della vita”.

È la comunione dei santi: “Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè nella comunità di quanti hanno ricevuto il battesimo, si sono nutriti del corpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio”.

Tra i “modi diversi” di “pregare per il nostro prossimo”, “tutti validi e accetti a Dio se fatti con il cuore”, il Papa ha citato le mamme e i papà “che benedicono i loro figli al mattino e alla sera”: “Ancora c’è questa abitudine in alcune famiglie”, e “benedire il figlio è una preghiera”. “Penso alla preghiera per le persone malate”, ha proseguito Francesco: “All’intercessione silenziosa, a volte con le lacrime, in tante situazioni difficili; ma penso anche al ringraziamento per una bella notizia che riguarda un amico, un parente, un collega…”.

E ha cominciato il suo racconto: “Ieri è venuto a Messa a Santa Marta un brav’uomo”, un imprenditore che “doveva chiudere la sua fabbrica perché non ce la faceva”. Piangeva, “ quell’uomo giovane”, e diceva: “Non me la sento di lasciare senza lavoro più di cinquanta famiglie. Io potrei dichiarare il fallimento dell’impresa, io me ne vado a casa con i mei soldi, ma il mio cuore piangerà tutta la vita per queste famiglie”. “Ecco un bravo cristiano, un uomo che sa pregare col cuore e con i fatti per il prossimo, in una situazione difficile”, senza “cercare la via d’uscita più facile”. “Mi ha fatto tanto bene sentirlo”, la testimonianza di Francesco: “Tanti dovrebbero pregare così oggi, in questo momento in cui tanta gente soffre per la mancanza di lavoro!”.

“Pregare e lasciare che lo Spirito preghi in noi”, la consegna del Papa: “E questo è bello nella vita: pregare lodando Dio, piangendo, ma sempre con il cuore aperto allo Spirito perché preghi in noi, con noi e per noi”. “Impegniamoci a pregare gli uni per gli altri, perché le opere di misericordia diventino sempre più stile della nostra vita”, l’esortazione di Francesco al termine del ciclo delle catechesi sulla misericordia.

Fonte: Sir
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