Il Papa regala il vangelo ai fedeli
Un “gesto semplice per voi”. Così Papa Francesco ha definito, ieri mattina, dopo l’Angelus, la distribuzione di un piccolo Vangelo tascabile. Nelle scorse domeniche, infatti, aveva suggerito a tutti di procurarsene uno, “da portare con sé durante la giornata, per poterlo leggere spesso”.

Un “gesto semplice per voi”. Così Papa Francesco ha definito, ieri mattina, dopo l’Angelus, la distribuzione di un piccolo Vangelo tascabile. Nelle scorse domeniche, infatti, aveva suggerito a tutti di procurarsene uno, “da portare con sé durante la giornata, per poterlo leggere spesso”. Ripensando all’antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, il Pontefice ha offerto a chi era in piazza, “ma come segno per tutti”, un Vangelo tascabile. “Vi sarà distribuito gratuitamente”, ha precisato il Santo Padre, invitando a prenderlo e leggerlo ogni giorno: “È proprio Gesù che vi parla lì!”. E come Gesù il Papa ha detto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date, date il messaggio del Vangelo!” Ma forse “qualcuno di voi non crede che questo sia gratuito. ‘Ma quanto costa? Quanto devo pagare, Padre?’. Facciamo una cosa - ha proposto Francesco -: in cambio di questo dono, fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito, una preghiera per i nemici, una riconciliazione, qualcosa…”. Oggi, ha concluso, “si può leggere il Vangelo anche con tanti strumenti tecnologici. Si può portare con sé la Bibbia intera in un telefonino, in un tablet. L’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la Parola di Dio: è Gesù che ci parli lì! E accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!”.
Qualche minuto prima, il Papa aveva detto: “La risurrezione di Lazzaro” è “il culmine dei ‘segni’ prodigiosi compiuti da Gesù: è un gesto troppo grande, troppo chiaramente divino per essere tollerato dai sommi sacerdoti, i quali, saputo il fatto, presero la decisione di uccidere Gesù”. Lo ha ricordato, ieri mattina, Papa Francesco, in occasione della recita dell’Angelus con ed i pellegrini giunti a piazza San Pietro. “Lazzaro - ha aggiunto il Pontefice - era morto già da tre giorni, quando giunse Gesù; e alle sorelle Marta e Maria Egli disse parole che si sono impresse per sempre nella memoria della comunità cristiana. Dice così Gesù: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno’”. Su questa Parola del Signore, ha osservato il Santo Padre, “noi crediamo che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale. Come Gesù è risorto con il proprio corpo, ma non è ritornato ad una vita terrena, così noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Lui ci aspetta presso il Padre, e la forza dello Spirito Santo, che ha risuscitato Lui, risusciterà anche chi è unito a Lui”. Dinanzi alla tomba sigillata dell’amico Lazzaro, Gesù “gridò a gran voce: ‘Lazzaro, vieni fuori!’. E il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”. “Questo grido perentorio - ha chiarito Papa Francesco - è rivolto ad ogni uomo, perché tutti siamo segnati dalla morte, tutti noi; è la voce di Colui che è il padrone della vita e vuole che tutti ‘l’abbiano in abbondanza’”. In realtà, ha sottolineato il Pontefice, “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo!”. Anzi, “Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. ‘Vieni fuori!’, ci dice, ‘Vieni fuori!’”. Per il Santo Padre, questo “è un bell’invito alla vera libertà, a lasciarci afferrare da queste parole di Gesù che oggi ripete a ciascuno di noi. Un invito a lasciarci liberare dalle ‘bende’, dalle bende dell’orgoglio. Perché l’orgoglio ci fa schiavi, schiavi di noi stessi, schiavi di tanti idoli, di tante cose”.
Nel pomeriggio, durante al celebrazione eucaristica alla Magliana, papa Francesco è tornato sul vangelo del giorno. “Tutti noi abbiamo dentro alcune zone, alcune parti del nostro cuore che non sono vive, che sono un po’ morte; e alcuni hanno tante parti del cuore morte, una vera necrosi spirituale!”. Lo ha esclamato il Papa, nell’omelia della messa presieduta ieri nella parrocchia romana di san Gregorio alla Magliana. “Quando abbiamo questa situazione ce ne accorgiamo, abbiamo voglia di uscirne, ma non possiamo”, ha proseguito: “Soltanto il potere di Gesù, il potere di Gesù è capace di aiutarci ad uscire da queste zone morte del cuore, queste tombe di peccato, che tutti noi abbiamo”. “Tutti siamo peccatori - ha ricordato il Papa commentando il Vangelo della resurrezione di Lazzaro - ma se noi siamo molto attaccati a questi sepolcri e li custodiamo dentro di noi e non vogliamo che tutto il nostro cuore risorga alla vita, diventiamo corrotti e la nostra anima incomincia a dare, come dice Marta, cattivo odore, l’odore di quella persona che è attaccata al peccato”. E la Quaresima “è un po’ per questo, Perché tutti noi, che siamo peccatori, non finiamo attaccati al peccato, ma possiamo sentire quello che Gesù ha detto a Lazzaro”. “Dove è la mia necrosi dentro? Dove è la parte morta della mia anima? Dove è la mia tomba?”. Queste le domande poste dal Papa, al quale occorre rispondere “tutti in silenzio”, per capire “qual è quella parte del cuore che si può corrompere, perché sono attaccato ai peccati o al peccato o a qualche peccato”, e così “togliere la pietra della vergogna e lasciare che il Signore ci dica, come ha detto a Lazzaro: ‘Vieni fuori!’”. Anche ai parrocchiani della Magliana il Papa ha donato un Vangelo tascabile, “da portare sempre con noi, per leggere un pochino un brano”. “Leggere sempre un pezzettino del Vangelo, tutti i giorni, ci farà tanto bene”, ha assicurato il Papa.
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