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Il Vescovo alla messa di fine anno: di fronte al male “affidiamoci alla forza della benedizione, della fiducia, della speranza"

“Imitiamo i pastori e Maria”: nella festa di Maria Madre di Dio la messa presieduta dal Vescovo al monastero della Visitazione.

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Il Vescovo alla messa di fine anno: di fronte al male “affidiamoci alla forza della benedizione, della fiducia, della speranza"

Nella messa di ringraziamento di fine anno con il canto del “Te Deum”, sabato 31 dicembre, il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ha ricordato il papa emerito, Benedetto XVI, “che proprio oggi è tornato alla casa del Padre, e per il quale insieme siamo in preghiera”. Il Vescovo ha ripreso le parole dell’omelia del Capodanno 2013, l’ultimo da pontefice di papa Ratzinger: “Il fondamento della nostra pace è la certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente”.

Mons. Tomasi ha presieduto la celebrazione eucaristica sabato 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno civile, in cattedrale. Molti i temi toccati dal vescovo nella sua omelia, come il tempo di ascolto sinodale che la Chiesa sta vivendo, e anche temi di stretta attualità: la guerra in Ucraina e in molte altre parti del mondo, gli incidenti stradali e la sicurezza sul lavoro, la violenza sulle donne, la dignità dei migranti e di chi è discriminato, la crisi demografica, lo spazio dei giovani nella società.

Il Vescovo ha messo in luce il fatto che per potersi fidare della “benedizione di Dio”, è necessaria “la presenza e la testimonianza di persone che affidino a Lui la loro esistenza, che mostrino concretamente di affidarsi alla sua Provvidenza, e che continuino a dire, con le parole e con le opere, che Egli è veramente all’opera nella storia. Per vivere la fiducia, abbiamo bisogno di testimonianze di fiducia” ha ricordato mons. Tomasi.

Sono stati molti nell’anno trascorso questi testimoni, ha sottolineato il Vescovo, “tanti fratelli e sorelle che, spesso nel silenzio e nel dispiegarsi della quotidianità hanno consacrato se stessi per il bene di qualcun altro”. Il Vescovo ha voluto ricordare “il ministero episcopale del nostro caro don Giuliano Brugnotto, perché possa essere strumento di benedizione per la sua nuova Chiesa di Vicenza”, e la “testimonianza di fiducia nel Signore nonostante la malattia e la prova, l’offerta di sé per il bene di tutti che ha fatto don Raffaele Coden, che ci ha lasciati all’inizio del mese di dicembre”.

Riflettendo sul brano del Libro dei Numeri e sulla benedizione degli israeliti che Dio affida ad Aronne e ai suoi figli, il Vescovo ha ricordato che “la prima benedizione abbraccia la vita nella sua quotidiana concretezza. La benedizione ci vuole ricordare che sempre tutto ciò che abbiamo e siamo è – prima di essere guadagno o conquista – dono dell’amore imparziale di Dio”.

Il compito di chi si lascia toccare da questa benedizione è duplice, ha ricordato mons. Tomasi. Prima di tutto “non dimenticare che la fonte di tutto è Dio onnipotente, e che Lui vuole il bene di tutti i suoi figli, senza esclusione. Più ci ricorderemo di questo senso profondo di ogni nostro bene, tanto più saremo una società prospera e salda, capace di affrontare con fiducia e speranza le vicende che la vita continua ad imporci”. E questo lo possiamo fare solo insieme, perché “da soli, ci isoliamo e ci indeboliamo”.

In secondo luogo – ha ricordato il Vescovo -, ci viene affidato “il compito della protezione reciproca, soprattutto dei più piccoli, deboli, fragili”. “Penso, tra tante situazioni che abbiamo vissuto nel corso dell’anno passato – ha sottolineato -, alla responsabilità personale e sociale nei confronti dei troppi morti per incidenti stradali e sul lavoro nei nostri territori. Protezione significa prendersi cura della propria vita e di quella degli altri, porre le condizioni perché ci si possa muovere e si possa lavorare in sicurezza, ciascuno per quanto gli compete, ma tutti, senza esclusione”.

Ricordando l’importanza delle nostre relazioni, nelle quali “può splendere la bellezza della dignità infinita di ciascuno”, ha messo in luce alcune realtà: dalle esperienze di ascolto sinodale fatte quest’anno e che continueranno anche nel prossimo anno, auspicando che siano “benedizione” se vissute non come episodi marginali, ma come “sentinelle di un cambio di passo e di stile nel nostro modo di essere Chiesa”.

Il Vescovo, poi, ha fatto riferimento alla “dignità di ogni persona che va difesa sempre e comunque: penso a chi bussa alle porte della nostra civiltà, agli ammalati e a tutti coloro che hanno particolare bisogno di sostegno, a chi subisce ogni forma di discriminazione, alle donne vittime di violenza insensata”.

E poi il riferimento alla natalità, oggi in grave crisi, e ai giovani. Una visione del mondo “mossa dalla speranza nella possibilità del bene, darà alle giovani coppie il desiderio e la forza di donare ancora alla luce dei figli e al mondo degli adulti la forza e la disponibilità di fare spazio nella società e nella Chiesa ai giovani, portatori di novità e gratuità”.

E riflettendo sulla pace concessa dalla benedizione del Signore, il Vescovo ha ricordato “la pace violata e tradita in Ucraina e in tante altre parti del mondo. Di fronte a tante sofferenze, che trovano causa e origine in decisioni degli uomini, rischia davvero di vacillare la speranza, o la fede nella benedizione. Ma proprio dove il limite è più evidente, e dove il male sembra essere più forte, dobbiamo affidarci alla forza della benedizione, della fiducia, della speranza, e pregare con convinzione per la conversione dei cuori che stanno sprigionando ingiusta violenza. Sarà pace quando non mancherà, e sarà accolto, il contributo di ciascuno al bene di tutti. Chiediamo la grazia di non cessare mai di fare la nostra parte”.

La messa il primo gennaio al Monastero delle Visitandine

“Per questo anno che inizia facciamo il proposito di essere come i pastori: facciamo esperienza di Dio nella nostra vita e poi andiamo ad annunciarlo. E proponiamoci anche di essere come Maria: custodendo quello che viviamo nel nostro cuore, accogliendolo con stupore e con amore, e meditandolo, facendo risuonare in noi la Parola di Dio, luce al nostro cammino e lampada ai nostri passi". Lo ha affermato il vescovo Michele la mattina del 1° gennaio, al monastero della Visitazione di Treviso nella festa di Maria Santissima, madre di Dio. "È quanto ci ha insegnato con la sua vita e il suo magistero papa Benedetto, che ci ha invitato ad affidarci con fede certa al Signore Gesù, e ci ha insegnato a guardare sempre alla Parola e all’altare, all’Eucarestia. Benedetto XVI diceva che cercando l’amore e la gloria di Dio si diventa servitori degli uomini, si trovano i fratelli e le sorelle, e si trova il fondamento della pace. Siamo missionari come i pastori, custodi della Parola di Dio e realizzatori come Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa e Madre nostra”, ha proseguito mons. Tomasi, che ha poi incontrato le religiose in parlatorio e si è intrattenuto con i fedeli.

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