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Il Vescovo di rientro dalla recente visita nelle missioni dell'America Latina "Ho trovato davvero Chiese sorelle"

A gennaio scorso il vescovo Michele ha fatto visita ai missionari e alle missionarie della diocesi di Treviso che vivono e operano in Brasile e Paraguay. La condivisione di questa esperienza è stata per lui "un dono grande". 

Parole chiave: visita in missione (1), America Latina (15), vescovo Tomasi (139), gennaio 2023 (5)
Il Vescovo di rientro dalla recente visita nelle missioni dell'America Latina "Ho trovato davvero Chiese sorelle"

Finalmente, a gennaio di quest’anno sono riuscito a visitare i missionari e le missionarie della diocesi di Treviso che vivono ed operano in Brasile e Paraguay. Avrei voluto compiere questa visita fin dal 2020, dopo essere stato nel gennaio di quell’anno nella missione in Ciad. 

Desideravo tanto poter vedere luoghi e persone, e condividere almeno un poco le esperienze che vivono e hanno vissuto preti, cooperatrici e laici che con grande generosità e amore per il Vangelo, nel corso di tanti anni, hanno dedicato parte importante della loro vita all’annuncio, in terre e situazioni differenti dalla nostra. Certo, due settimane sono davvero poche, per visitare realtà così complesse, differenti e anche grandi come il nord del Brasile al confine con il Venezuela da una parte e il sud del Paraguay dall’altra.

Non posso certo dire di avere compreso o capito, ma è per me un dono grande aver incontrato persone e ascoltato racconti in lingue differenti, visto colori e luci, percepito le condizioni concrete di vita, gustato i sapori e percorso le strade, che sono la vita quotidiana dei nostri fratelli e sorelle in missione. 

Quello che mi resta di quest’esperienza è innanzitutto la gratitudine ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, alle cooperatrici diocesane e ai tanti laici che stanno accogliendo ora - come tanti altri prima di loro - la chiamata che il Signore fa alla nostra Chiesa di annunciare il Vangelo, mettendosi al servizio delle comunità cristiane in altri continenti, in contesti differenti, in situazioni di vita spesso difficili ed impegnative.

La nostra Diocesi può sperare di trovare le vie per essere autenticamente missionaria nel nostro territorio, nelle sfide del nostro tempo e della nostra storia, solamente se continua a rimanere disponibile al mandato di Cristo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20). 

Solamente se non ci chiudiamo in noi stessi, solamente se continuiamo a cogliere almeno alcuni degli appelli che altre Chiese e l’umanità intera ci rivolgono, riusciremo a cogliere i modi con cui il Signore Risorto si fa ancora presente, qui ed ora. Se invece pensiamo in primo luogo ai nostri bisogni - anche a quelli pastorali - prima che a quelli di chi non ha ancora incontrato l’annuncio del Vangelo, o di chi ha ancora bisogno di compagni di viaggio per poter sostenere la vita delle proprie comunità, diventeremo aridi e sterili, e saremo sordi alla chiamata e alla novità dello Spirito. E’ importante essere dunque generosi, e incoraggiare la disponibilità al dono di quanti, catturati dalla bellezza di Cristo e del suo Vangelo, sono disposti a mettersi in cammino.

Sperimentiamo, poi, un autentico scambio di doni tra la nostra Diocesi e quelle in cui i nostri missionari operano: esse sono davvero Chiese sorelle. L’incontro con i vescovi locali e con i loro collaboratori ha confermato, infatti, che ci mettiamo a disposizione delle scelte e delle necessità pastorali di chi fronteggia sfide differenti dalle nostre, riconoscendo che siamo tutti pienamente la Chiesa di Cristo. La loro fedeltà alla Parola, la loro capacità di essere a servizio del popolo e di annunciare la buona Novella, suggeriscono e donano anche a noi nuove vie di evangelizzazione. La capacità di coinvolgere i laici - soprattutto le donne - nella costruzione e nella guida delle comunità, la quotidiana vicinanza ai più deboli e ai più poveri, l’impegno spesso coraggioso per la difesa della dignità delle persone, delle culture e delle popolazioni, possono spronare a fare altrettanto anche noi, che viviamo in una società certamente più agiata e ricca, ma in cui non mancano disuguaglianze, ingiustizie, povertà.  

In particolare, poi, l’esperienza nella diocesi brasiliana di Roraima, nel nord dell’Amazzonia, al confine con il Venezuela, voluta e vissuta in comunione e collaborazione con le Diocesi di Padova e di Vicenza, ci fa fare passi avanti nell’amicizia tra le nostre Diocesi venete. Nel servizio vissuto in comune da sacerdoti,  religiosi, religiose e laici insieme, tra Diocesi vicine in Italia e Diocesi locali in Brasile, Venezuela e Paraguay, insieme mostriamo il volto di una Chiesa che desidera essere autenticamente sinodale: viviamo, così, davvero comunione, partecipazione e missione.

Tra le tante sfide poste anche a noi dalla situazione delle realtà che ho potuto visitare, ne ricordo due. 

In Amazzonia, al confine tra Brasile e Venezuela si tocca con mano la difficoltà creata da un forte afflusso migratorio verso il Brasile della popolazione venezuelana, provata da lunghi e difficilissimi anni di crisi politica ed economica. Anche qui il movimento di tanta gente pone difficoltà e questioni di difficile soluzione, ma ho potuto vedere anche un grande e ordinato sforzo di gestione dei flussi di accoglienza. Le dinamiche dell’incontro e della convivenza tra popolazioni indigene locali, gli altri cittadini brasiliani e gli immigrati venezuelani sono delicate e talvolta difficili, ma lo sforzo in questo senso pare rilevante, e la Chiesa ha un grande compito di aiuto nei confronti di tutti, soprattutto dei tanti che non sono portatori di potere e forza politica o economica. Si tocca con mano come le grandi e complesse vicende negli Stati e nella politica internazionale gravino con i loro effetti negativi sui più poveri: visto da Pacaraima - la parrocchia guidata dai missionari di Treviso e di Padova - anche dal resto dell’Amazzonia risulta più forte e urgente il richiamo di papa Francesco affinché tutti possano avere terra, casa e lavoro.

Lo stesso si coglie in Paraguay, dove accanto e assieme alle conseguenze delle disuguaglianze nella distribuzione delle risorse della terra, grava su un mondo essenzialmente agricolo il peso di una siccità che dura ormai da tre anni, e che mette a dura prova la possibilità di sostentamento della popolazione rurale. Potersi prendere cura delle proprie famiglie e dei propri cari diventa compito spesso impegnativo e che sfida tutte le risorse di creatività e di solidarietà, di reciprocità e di comunione che la comunità cristiana può essere in grado di suscitare e condividere.  Soprattutto con il vescovo di Missiones e Ñeembucú, in Paraguay, mons. Pedro Collar Noguera, abbiamo condiviso il desiderio e anche l’impegno a collaborare, soprattutto tramite dei missionari, in progetti comuni con la pastorale giovanile, la protezione dei più fragili, la pastorale sociale e la Caritas. Ci impegniamo sempre più a condividere risorse, idee ed esperienze, e soprattutto a far crescere la conoscenza e lo scambio tra persone nelle due realtà. Sarà, infatti, attraverso l’amicizia tra persone che crescerà l’amicizia tra Chiese, e sarà la comune esperienza dell’incontro con Gesù crocifisso e risorto a farci crescere nella conoscenza, nella stima e nell’amore reciproco: riusciremo così ad annunciare gli uni agli altri il Vangelo di Cristo, a superare barriere, egoismi e diffidenze, e a scoprire la forza rinnovatrice della fiducia nell’opera di Dio nella storia.

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