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Incontriamo il tuo volto, Signore, negli emarginati - III domenica di Quaresima

Nell’incontro di Gesù con la Samaritana si rivela un Dio che dona vita senza condizioni

Incontriamo il tuo volto, Signore, negli emarginati - III domenica di Quaresima

In questo brano ci è proposta un’altra esperienza di incontro di Gesù e dei suoi discepoli.
Un incontro che “deve” accadere

Un incontro “fuori strada”: quel pozzo è a quasi un chilometro da Sicar, c’erano sorgenti più a portata di mano. Come mai Gesù non è andato con i suoi in paese? Perché la donna si spinge proprio fino a quel pozzo e nell’ora più calda del giorno? La risposta è già introdotta dal «doveva attraversare la Samaria» (v. 4): è un “dovere” che nasce dall’obbedienza al Padre (Gv 12,34; 20,9), Gesù “doveva” incontrare quella donna, e proprio al pozzo di Giacobbe.
Intorno a un pozzo

Il pozzo, per un popolo in terre povere d’acqua, è luogo che dà vita e luogo d’incontro fra coloro che al pozzo vanno ad attingere: donne, viandanti, pastori,… Nella tradizione dei patriarchi è anche luogo di incontro fra uomini e donne, che dà origine a matrimoni: per Isacco, Giacobbe, Mosè è stato quanto è accaduto ad un pozzo a render possibile trovare una sposa. E per me, per la nostra comunità: a quale pozzo da cui attingiamo vita Dio viene ad incontrarci, anche se non lo attendiamo?
Un uomo e una donna che non dovrebbero nemmeno parlarsi

L’incontro di Gesù con la donna di Samarìa si inscrive così in quella cornice simbolica già nota agli ebrei del tempo, e genera un racconto che gioca su altri simboli di vita (acqua, cibo) per far scoprire man mano Colui che la vita la dona. Come sempre, l’azione di Gesù stravolge le attese sia dei personaggi in gioco sia dei destinatari del Vangelo, e sconcerta: la prima ad essere sorpresa e sconcertata è proprio la donna, che alla richiesta del viandante assetato marca le distanze. Una distanza prima di tutto tra uomo e donna: era sconveniente che un rabbi rivolgesse in pubblico la parola alla propria moglie, figuriamoci ad una donna sconosciuta! che poco dopo si rivelerà una che, dopo troppi matrimoni, ora vive con uno che non è neppure suo marito… E il conflitto tra Giudei e Samaritani: costoro erano considerati eretici e scismatici, si erano mescolati ad altri popoli e altri culti, pretendevano di adorare Dio sul proprio monte, consideravano sacri solo i primi cinque libri della Bibbia…
C’è una sete… e un’ora

Ma c’è una sete, che spinge all’incontro. E a partire da una sete reale dovuta alla fatica del viaggio e al caldo, Gesù rilancia verso un’altra sete, un’altra sorgente, un’altra acqua. E la donna che fatica a comprendere è accompagnata a scoprire una sete più profonda, il desiderio di una sorgente strabordante, fin dentro una condizione di vita precaria ed emarginata (la propria situazione familiare), incerta anche nel rapporto con Dio. Gesù non giudica, anzi le riconosce verità, e le propone una sorgente più profonda e vera per amare la vita… giunge “l’ora, ed è questa” in cui Gesù fa il passo decisivo, preparato da tutto il dialogo precedente, e al “sapere” della donna sul Messia si rivela: «Sono io, che parlo con te»: la sorgente è lui stesso, dono del Padre, e il dono del suo Spirito, acqua straripante per la vita di Pasqua. Quale sete profonda in me, in noi, attira il desiderio di Dio di donarci vita ancora più viva?
Si rivela a chi è ai margini

Questa è la prima e più esplicita dichiarazione che troviamo in Giovanni rispetto all’essere l’inviato definitivo del Padre, e alla fine del brano vi sarà uno dei riconoscimenti più sovrabbondanti di tutto il quarto Vangelo: «E’ il Salvatore del mondo!». Gesù sceglie di rivelarsi a una donna, già marginale rispetto all’uomo, e in quel caso emarginata anche dalla morale comune. E da lei e dagli altri Samaritani, anch’essi emarginati, considerati esclusi dalla salvezza promessa ad Israele, viene riconosciuto nel suo “volto” più vero: “Dio-salva tutti-i-popoli”. Quali persone emarginiamo quotidianamente, e come ci possono rivelare un volto di Gesù che ancora non abbiamo incontrato abbastanza?
Ai suoi discepoli, sconcertati dall’averlo trovato in una situazione sconveniente, e che vorrebbero anch’essi ricondurlo ai bisogni quotidiani, risponde invitando a scorgere un nutrimento più essenziale: compiere l’opera del Padre, colui che dona la vita in sovrabbondanza e la fa maturare fino alla pienezza, oltre ogni sogno umano. E spinge i suoi a lasciarsi coinvolgere in un raccolto gioioso, che non proviene da loro, ma è frutto della sua semina. A quali “raccolti” che non vediamo siamo anche noi invitati?
Accogliere il dono di una sorgente di vita

In questo complesso gioco di rilanci, una proposta centrale: «adorare il Padre in Spirito e Verità». Non è un “fare” che parte da noi stessi, ma lasciar agire un dono ricevuto: lo Spirito, la vita che il Padre e il Figlio si donano reciprocamente, diventa sorgente che zampilla incontenibile, ben oltre ogni pozzo che noi possiamo scavare. Nell’incontro di Gesù con la donna di Samaria si rivela la verità di un volto di Dio che dona vita senza condizioni, e il volto di una donna che può finalmente ricevere senza condizioni una dignità che apre a relazioni nuove. Il passaggio dalla diffidenza e dal (pre)giudizio a lasciarci coinvolgere in un incontro e in un “raccolto” inatteso è già segno di una sorgente che dal cuore trabocca generando vita, è già cammino per noi oggi verso Pasqua.

SCHEDA ARCHEOLOGICA (vd. foto)

Il pozzo di SicarAncora oggi è possibile sedersi sul bordo di pietra dell’antico pozzo di Sicar e vi si può anche attingere e bere l’acqua fresca che a suo tempo dissetò il Signore Gesù. Una luce posta a illuminare il foro del pozzo, ne fa apprezzare la profondità di circa 30 metri (corrispondenti alla misura di 14 braccia citata nel Vangelo di Giovanni). Il pozzo di Sicar si trova nella cripta della Chiesa ortodossa di Nablus, nel cuore della Samaria.(don Luca Vialetto)

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