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L’incontro che salva - XXXI domenica del tempo ordinario

Gesù “deve” entrare nella casa di Zaccheo

L’incontro che salva - XXXI domenica del tempo ordinario

Gesù è in viaggio con i dodici, verso Gerusalemme. E’ giunto ormai all’ultima tappa prima della Città Santa. “Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando”. Ora nell’oasi di Gerico, ultima tappa prima della sua passione, l’incontro di Gesù con Zaccheo riassume il senso del lungo viaggio di Dio incontro agli uomini: “Il figlio dell’uomo è venuto infatti a salvare ciò che era perduto”. Gesù in cammino è l’inversione di marcia di ogni religione. Non è l’uomo che cerca Dio, ma è Dio che cerca l’uomo. Gesù non conosce nessun luogo dove lui non possa entrare o non sia dignitoso entrare. “E stava attraversando la città”, è un verbo all’imperfetto, che dice un’azione continuativa. La strada è il luogo dell’imprevisto, non c’è nulla di programmato, c’è la vita che accade senza previsioni.
L’uomo... Zaccheo
“Ed ecco un uomo, di nome Zaccheo... Chi era Zaccheo? Un esattore delle tasse che riscuoteva il “publicum” per i romani, un “collaborazionista” del nemico invasore. Nessuno sarebbe entrato in casa di un “pubblicano”, se non a costo di perdere la purità legale. I pubblicani chiedevano più del dovuto e se lo intascavano. Zaccheo era il capo di tutti gli esattori, era potente e ricco. I pubblicani erano una categoria associata ai peccatori, nella lista si trovavano vicini alle prostitute, si prostituivano infatti al potere e alla ricchezza.
“Zaccheo cercava di vedere quale fosse Gesù”. Ma Zaccheo che cosa poteva aspettarsi da Gesù? Questi non era certamente una persona del “potere” e non era “ricco”. Zaccheo che cosa cercava in Gesù ? Forse quella “ricchezza” di cui era privo: quella della relazione, cercava un incontro, uno “sguardo” diverso sulla sua vita, una parola nuova che lo avrebbe trasformato... Ma c’erano degli ostacoli: “era piccolo di statura”. Un difetto di cui non era responsabile. Forse quel limite, non accettato, Zaccheo aveva cercato di nasconderlo con il potere e la ricchezza, quasi a supplire ad una mancanza, quasi una rivalsa contro chi lo derideva per il suo limite fisico. Ma “non riusciva a vedere a causa della folla”. A volte le persone, la folla, la comunità possono essere un ostacolo nell’incontro con Gesù.
“E corso avanti, salì sul sicomoro”. Zaccheo supera un ultimo ostacolo: il ridicolo. Sale su un albero, non badando alla sua posizione, c’è in lui il desiderio grande di vedere Gesù.
Lo stupore di un incontro
L’evangelista osserva che Gesù “doveva passare di là”. Sembra che l’incontro con Zaccheo sia il frutto di un “dovere”, ma non di Zaccheo, bensì di Dio. Il “buon cristiano” è uno che ha compiuto i suoi “doveri religiosi”, è uno che, poiché si sente a posto, può sperare di incontrare Dio. Ora, nell’incontro con Zaccheo, tutto si rovescia. Chi è mosso dal “dovere” non è l’uomo, ma Dio. E’ il Signore che “deve” passare dove si trova l’uomo, così come è accaduto con la Samaritana (“Gesù doveva passare per la Samaria”, ma di fatto non avrebbe dovuto passarvi, essendo territorio nemico). E’ quanto Gesù dice ai due discepoli di Emmaus (“Non doveva il Cristo soffrire?”). Non è il “dovere” della legge, ma dell’amore.
“Quando giunse sul luogo ....”. Appare così che la vera ricerca non è quella di Zaccheo, ma quella di Gesù. E’ lui che compie la strada più lunga per cercare la pecora smarrita. Non c’è nessun luogo dove il Signore non possa giungere. E talora, è proprio dentro il mio peccato che lui mi incontra per guarirmi. Giunto sotto l’albero, “Gesù alzò lo sguardo”. Dio non mi guarda “dall’alto in basso”, ma “dal basso all’alto”. Gesù sta più in basso di tutti noi. Lo sguardo di Gesù “vede” la ricerca che Zaccheo ha compiuto, “vede” che in lui c’è un desiderio di bene.
“Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua !”. E’ lo stupore per una richiesta inattesa, e legalmente impossibile: andare in casa di un peccatore. Gesù non rimprovera Zaccheo per la sua condizione di peccatore. Gesù non chiede a Zaccheo di mettersi “in regola” come condizione per andare da lui. Gesù offre a Zaccheo un’amicizia, un incontro nella sua casa. Lo chiama per nome, è una persona. “Oggi devo fermarmi a casa tua”. Ritorna “il dovere” di Dio nei nostri confronti. E’ il “dovere” di Gesù nei confronti del Padre. “Il Padre vuole che io non perda nessuno di coloro che mi ha dato”. “Zaccheo scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. La risposta di Zaccheo è pronta e piena di gioia. E’ la gioia che nasce dall’incontro con Gesù, con la “gioiosa notizia” dell’amore immeritato di Dio nei nostri confronti. “Vedendo questo tutti mormoravano”. Lo sguardo della folla non è quello di Gesù. E’ uno sguardo di critica, di chi identifica il peccato con il peccatore.
Nulla più come prima
In Zaccheo è avvenuta una trasformazione profonda. Si è sentito guardare con grande amore da Gesù. Zaccheo ha introdotto Gesù nella propria vita e ha così aperto gli occhi su di essa: si è accorto di essere infinitamente povero di amore. Ora Zaccheo, ricco dell’amore di Gesù, dà via tutto a quanti aveva derubato. “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. La salvezza è Qualcuno: è Gesù. E’ colui che ti salva dalla morte di una chiusura in te stesso. “Il Figlio dell’uomo è venuto a salvare chi era perduto!”. Quanto tutto ciò è talora distante dalla nostra religiosità, in cui pensiamo che Dio venga per i buoni, per i credenti... e non per i perduti. 

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