La Presidenza nazionale di Azione cattolica ospite a Treviso per discutere insieme di sfide e rinnovamento
L'assemblea si è tenuta l'11 e il 12 marzo. Molti i temi affrontati, per essere sempre di più un'associazione di laici e laiche che "fanno belli" la Chiesa e il mondo.

"Andiamo, dunque!” – nella Chiesa e nel mondo, l’Ac che si rinnova e accompagna: sotto questo slogan sabato pomeriggio 11 marzo la Presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana, con il presidente Giuseppe Notarstefano e gli altri membri, ha incontrato a Treviso, al collegio Pio X, i componenti dei Consigli diocesani di Ac del Triveneto. Un momento di conoscenza e di scambio, anche di esperienze, soprattutto sul tema della formazione delle coscienze, su cui è impegnata in questo tempo la delegazione triveneta.
Il grazie dei Vescovi
Un “andiamo” da augurarsi reciprocamente, l’un l’altro - è stato detto dal vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo, presente insieme ad altri Vescovi -, per andare insieme, come associazione di laici cristiani, e dentro un cammino sinodale che caratterizza l’essere Chiesa e l’essere Azione cattolica. Un cammino nella fiducia e nella speranza, perché “andiamo” insieme a Gesù, che cammina con noi.
Molto calorosi e ricchi di gratitudine anche i saluti degli altri Vescovi presenti, a cominciare da mons Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, che ha ricordato i suoi anni da assistente unitario a Padova e l’importanza che ha avuto l’Ac per il suo cammino di sacerdote, in modo particolare durante gli anni di rinnovamento dell’associazione, e poi il valore dell’Ac anche in diocesi piccole, come Chioggia, per la vita pastorale, per i ragazzi, i giovani e gli adulti, insomma, una realtà per la quale “fare il tifo”.
Passione e gratuità
Il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ha portato il suo saluto, ricordando di aver trovato, tre anni fa, al suo arrivo a Treviso, una bellissima realtà di Azione cattolica. “Grazie a tutti per il servizio che svolgete - ha detto ai presenti -, grazie per la passione, l’impegno, grazie per la gratuità: non c’è niente di scontato in tanti laici e laiche che si impegnano e mettono a disposizione il loro tempo, le loro energie, la loro fantasia, la loro creatività, la pazienza, la voglia di mettersi in gioco per la vita della Chiesa. Siamo dono gli uni per gli altri ed è meraviglioso questo, che fa bella la Chiesa, perché attorno a Cristo troviamo motivazioni e forze per vivere e camminare insieme”. Per l’Ac, ha aggiunto, “è un valore aggiunto essere molto radicati nel tessuto diocesano, ma essere un’associazione laicale che ha anche una dimensione regionale e nazionale: ci aiutiamo e prendiamo caratteristiche da tutte le parti del nostro Triveneto e d’Italia per crescere insieme e per fare quel tratto di cammino che poi ogni comunità diocesana e anche ogni comunità parrocchiale, ogni Collaborazione pastorale vive insieme come popolo di Dio. Questa è una dimensione che ci fa bene, ci fa respirare a pieni polmoni, ci fa sperare anche che il cammino della Chiesa sia sempre più nella logica della sinodalità, del camminare insieme, del condividere, del prendersi sul serio, ciascuno con il suo compito e ruolo. Tutti radicati e costituiti nel battesimo e poi ciascuno con le sue articolazioni: il ministero ordinato nella sua specificità, il laicato impegnato nella sua, i religiosi, i consacrati, le consacrate, e l’associazionismo laicale, come l’Ac, che è uno dei modi con cui la Chiesa è se stessa insieme agli altri”.
Leggere i segni dei tempi e prendersi cura
Il presidente Notarstefano ha detto di vedere “un’associazione che sempre di più sa leggere i segni dei tempi, cioè sa vivere questo tempo un po’ turbolento, carico di grandi trasformazioni, di grandi suggestioni”. Il paradigma della vita associativa - ha aggiunto - è quello della cura: la cura delle persone, la cura delle relazioni, la cura della vita in profondità. Questo programma di incontri, che si inserisce nella preparazione al percorso assembleare, esprime “il desiderio dell’Azione cattolica di essere oggi, in questo tempo, a servizio della Chiesa, del Paese, perché tali questioni non riguardano solo la vita associativa, ma sono le grandi questioni della vita delle persone, della società di oggi, dell’Italia, delle Istituzioni, della Chiesa”.
“Che cosa significa per noi di Azione cattolica essere accompagnati ed essere accompagnatori di altri laici nella vita di fede, nell’impegno a coniugare fede e vita? Cosa vuol dire formare alla coscienza cristiana? Come le nostre scelte affettive, le nostre scelte di vita, le scelte dei nostri soci, dei nostri amici, le scelte professionali formano la nostra coscienza o come la nostra coscienza formata si riflette su queste scelte?”. Da queste domande è partita la riflessione dell’assemblea, con il contributo dei diversi responsabili diocesani, che, a partire dalla propria esperienza, hanno evidenziato alcuni nodi e le sfide che attendono l’associazione, tra cui l’intergenerazionalità e l’unità associativa, la cura della spiritualità, la responsabilità, la profezia.
La formazione delle coscienze
A fare il punto sul cammino don Andrea Peruffo, assistente regionale Adulti del Triveneto, che ha messo in luce il fondamento del percorso sulla formazione delle coscienze all’interno del Progetto formativo dell’associazione, che ha nel proprio “dna” l’accompagnamento, la cura delle persone attraverso i cammini formativi, perché ciascuno possa maturare una fede adulta.
E’ nella coscienza personale che avviene la sintesi di un percorso, la cui cornice è l’ordinarietà della vita, non solo negli ambienti ecclesiali, ma in ogni dimensione del quotidiano. Un percorso personale, ma non individualistico, piuttosto associativo e comunitario, di popolo, in una dimensione ecclesiale più ampia, in un confronto fra generazioni, profondamente radicati in questa storia e in questo tempo. Accompagnare, allora, è in rima con il verbo amare, compito di ciascuno, perché riveste diverse dimensioni, non si realizza esclusivamente nella direzione spirituale; avviene in un contesto di complessità e incertezza, caratterizzato dalla fatica nel diventare adulti. Per noi di Ac - ha sottolineato Peruffo - accompagnare vuol dire mettere in moto le persone, secondo il Vangelo, rispondendo a una domanda di senso, che apre prospettive importanti, permettendo ad ognuno di sentirsi parte significativa della Chiesa. L’accompagnamento diviene opportunità per fare luce sulla dimensione vocazionale, per nutrirsi delle testimonianze dei fratelli; l’incontro intergenerazionale diviene così esperienza formativa e non meramente funzionale.
Le sfide che attendono l’Ac
Durante il pomeriggio, nei racconti presentati dai vari responsabili diocesani del Triveneto, sono emerse molte delle sfide che l’associazione, assieme alla comunità ecclesiale tutta, sarà chiamata ad affrontare nel prossimo tempo: la promozione di uno stile di discernimento, fatto anche di piccole scelte nel quotidiano, la valorizzazione della testimonianza, l’accoglienza del tempo presente, la “semplificazione” dei percorsi formativi, senza cadere nella distorsione della banalizzazione.
Di grande interesse anche l’intervento di Diego Righetti, incaricato di Sovvenire per il Triveneto, che ha illustrato la situazione relativa alle firme dell’8 per mille e alle offerte deducibili per il sostentamento del clero, e ha condiviso un messaggio del responsabile nazionale, invitando i membri dell’Ac a servire questa dimensione della vita ecclesiale e ad impegnarsi per essere ambasciatori del Sovvenire e promotori delle firme dell’8 per mille in tutti i contesti: come farebbero i membri di una famiglia, nella comunione e nella corresponsabilità.
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