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La bellezza al servizio della miseria

Francois Cassingena-Trevedy: "La bellezza è naturalmente e per vocazione al servizio di ogni miseria: anche l'artista è un buon samaritano".

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La bellezza al servizio della miseria

La bellezza non è il lusso superfluo dei ricchi, ma il lusso indispensabile dei poveri. La bellezza è naturalmente e per vocazione al servizio di ogni miseria: anche l'artista è un buon samaritano” Le parole del monaco benedettino Francois Cassingena-Trevedy ad alcuni potrebbero apparire poco opportune di fronte a tante urgenze vitali del tempo presente. Eppure, quella sera nella casa di Betania, la bellezza del gesto di una donna, che spezza un vaso di nardo preziosissimo sui piedi di Gesù, profumando tutta la casa, fu un lusso necessario. Il povero di Nazareth poteva scorgere, in mezzo a tanta bruttezza di cattiveria nei suoi confronti, la bellezza di un gesto d'amore.

Forse la bellezza scompare talvolta anche nelle nostre chiese più simili a garage o sale da cinema oltre che nel nostro modo di parlare di Dio. Perché l'umile, insuperabile bellezza dello stile romanico non finisce mai di incantare e di far percepire il brivido di Dio? Perché un quadro di Van Gogh fa diventare un'icona del mistero anche una povera sedia? Perché l'inutile spreco di tanta bellezza nella natura ci lascia senza fiato? Dante ce lo spiega: “Fatti non foste a viver come bruti”. Perché è impressa in noi l'immagine di sovrumana bellezza del “più bello tra i figli dell'uomo”, il Cristo. Il cristianesimo si riaccenderà come una fiamma viva quando la gente comincerà a dirci: “Com'è bella la tua fede!”.

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