La nostra Chiesa è chiamata a dare più spazio alle donne, dice mons. Galantino
“La festa che celebriamo ha a che fare con la vita di ciascuno di noi: ci interpella, mettendoci davanti la mèta del nostro cammino e le condizioni per poterla raggiungere”. È quanto sottolinea il segretario generale della Cei, in un editoriale per Avvenire, in occasione della festività dell'Assunzione di Maria.

“La festa che celebriamo ha a che fare con la vita di ciascuno di noi: ci interpella, mettendoci davanti la mèta del nostro cammino e le condizioni per poterla raggiungere”. È quanto sottolinea monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un editoriale per Avvenire (testo integrale ), in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Attualizzando all’oggi la celebrazione mariana, il vescovo spiega che “guardare a Maria non significa distrarci dalle sofferenze che incontriamo attorno a noi, ma prendere sul serio il nostro impegno di solidarietà verso i fratelli e adoperarci per dare vita a un ordine più giusto, che bandisca le troppe discriminazioni tra persone e tra popoli, ormai cristallizzate in strutture economiche e sociali che aumentano le diseguaglianze. Maria, che ha riconosciuto nella fede il prodigio degli umili innalzati e dei poveri saziati, ci incentiva a farci prossimi degli ultimi e ad accogliere chi lascia la sua terra in cerca di dignità e speranza. Lo dico pensando alle tante nostre comunità ecclesiali che in questi mesi hanno aperto la porta a migranti, in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione: le vedo tutte riassunte nell’immagine di qualche giorno fa, con papa Francesco seduto a mensa con i 21 profughi siriani giunti da Lesbo”. Per Galantino, “guardare a Maria vuol dire pensare anche alle tante donne che – pure nelle nostre case – sono oggetto di violenza e sopraffazione e lottare affinché la nostra cultura si lasci alle spalle ogni forma di maschilismo e di prepotenza”.
“Quanto dovrà passare ancora perché la nostra società capisca che l’apporto delle donne è insostituibile, e che solo valorizzando appieno il loro apporto potrà emergere la vera ricchezza dell’umano? Anche la nostra Chiesa, del resto, è chiamata a dare più spazio alle donne, che la storia della salvezza ci indica come interlocutrici privilegiate di Dio”. Lo ribadisce nell'editoriale mons. Galantino. Attualizzando all’oggi la celebrazione mariana, il vescovo spiega che “guardare a Maria ci spinge a coltivare uno spirito critico, che non significa giudicare o sentirsi superiori agli altri, ma diventare capaci in ogni momento di chiederci dove sta il bene, di vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono, scartando quanto ci impedisce di essere liberi e di fare la nostra parte per rendere migliore la società in cui viviamo”. Infatti, aggiunge Galantino, “l’obbedienza, che ammiriamo in Maria e alla quale ci ispiriamo celebrando questa sua festa, è tutt’altro che passività o rassegnazione. È invece la forza interiore di chi non dimentica il dono di Dio e le coordinate del vivere umano, e per questo non è disposto a lasciarsi trasportare e fagocitare da logiche individualistiche o da un sottile o sfacciato egoismo; è la determinazione di chi non si rassegna al male, ma lo combatte in sé e fuori di sé; di chi non si sente autosufficiente ma, grato della diversità dell’altro, ne fa un motivo di crescita, aprendosi a un dialogo costante fatto di ascolto, riflessione, confronto, proposte”. E tutto ciò, conclude il segretario generale Cei, “per far sì che, in un mondo che vive sempre più in rete, aumenti una reale connessione tra di noi, fatta di interesse genuino e disponibilità sincera, in modo da presentare un giorno a Dio senza vergogna la creazione che ci ha affidato”.
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