Luminosi e saporiti per il mondo - V domenica del Tempo ordinario
Gesù indica ciò che i suoi discepoli sono chiamati a diventare, sale e luce

Il sale, la luce, la città in cima al monte… realtà presenti nell’esperienza quotidiana. Ma qui non sono scelte a caso: erano a loro modo “preziose”.
Sale. Il sale per millenni è stato uno dei modi più efficaci per conservare carne, pesce, ancor oggi lo è in molte parti del mondo. Poi, per aggiungere gusto. Era ritenuto simbolo di alleanza e di amicizie che durano. Lontano dal mare era così prezioso che hanno creato strade per commerciarlo (la via Salaria romana, le piste che attraversavano il deserto), per averne il monopolio si sono combattute guerre, era usato come parte del compenso dei soldati (“salario” da questo deriva). In Palestina si vendeva a blocchi dal Mar Morto, mischiato ad altre componenti per cui sarebbe potuto capitare che “perdeva sapore”, cioè si “guastava”, non serviva più a salare o a insaporire.
Luce. Quando viene buio non si può più far nulla, e a quel tempo c’erano solo candele o torce o lucerne, luci facili a spegnersi. La luce era ritenuta così preziosa, che il cielo e la terra appena creati sono “informi e deserti” finché la luce li fa iniziare a prendere una forma «buona», per rivelare la bellezza (Gen 1,1-4). Svela il volto stesso di Dio e illumina il cammino degli uomini (Sal 44,4; 89,16). Città sul monte. Era frequente vedere insediamenti che occupavano posti elevati, lontani dai pericoli delle strade messe a rischio da eserciti invasori o da briganti. Ma soprattutto era Gerusalemme la “città sul monte” alla quale alla fine sarebbero accorsi i popoli per incontrare Jahvè (Is 2,3).
Ciò che i discepoli sono chiamati a diventare. L’evangelista riporta queste realtà concrete, probabilmente citate da Gesù stesso, per dire a coloro che avevano cominciato a seguire lui che la loro scelta non riguardava soltanto loro stessi. Voi, discepoli, siete sale, luce, città sul monte. Siete preziosi per il mondo intero, e al mondo intero siete inviati. Siete preziosi perché rendete la vita protetta e piena di sapore, perché siete visibili nel vostro comportamento che fa intuire il volto luminoso del Padre. Voi, che fate esperienza di essere insignificanti, disprezzati, scomodi e per questo perseguitati, voi siete indispensabili all’intera umanità, come è necessario il sale, la luce per vivere, come è necessario un luogo sicuro in cui tutti possano abitare.
Da responsabili, non da padroni. Ma attenzione: voi siete responsabili di portare sapore e luce, però non ne siete i padroni. Voi stessi avete bisogno di fare esperienza che la vostra vita ha preso un sapore diverso da quando siete stati “salati” dall’incontro con Gesù; avete bisogno di scoprire che seguire lui illumina i vostri passi, dà una direzione di speranza al vostro cammino; e che tutto questo è diventato evidente come una città su un monte. Sarà questo a trasformarvi in sale, in luce, in città visibile da lontano. Non vi accada di smarrire quel sapore, quella qualità di salatura, di nascondere la lucerna sotto un secchio… altrimenti la vostra casa non sarà più illuminata, e sprecherete la vostra vita. Ma se rimarrete fedeli a questa scelta di seguire Gesù, allora le vostre opere saranno «belle» (il termine significa prima di tutto bello, e poi anche buono) al punto da affascinare gli altri che intuiranno la sorgente sovrabbondante di quelle opere, «il Padre vostro celeste».
Essere per… Quali saranno quelle opere «belle» lo indicherà il seguito del Vangelo. Per ora basti renderci conto da un lato della responsabilità che viene affidata proprio a noi, che come i discepoli di allora siamo così spesso «gente di poca fede», tanto incerti e precari nelle nostre scelte di vita. Ma insieme, anche, che quel sale, quella luce, continuano a ridonarci sapore, a illuminarci di nuovo, ogni volta che torniamo a lui, al Signore Gesù. E che se ci chiudiamo in noi stessi, per non “contaminarci” con il “mondo”, perdiamo il gusto e il senso della nostra vita, e la vita stessa.
Con delicata discrezione. Di sale ne basta poco, il giusto, o il cibo diventa immangiabile. Di luce ne basta un raggio, altrimenti abbaglia e impedisce di vedere. E se la città si barrica sul monte, non è più un luogo desiderabile ove abitare. Forse questo ci aiuterà a trovare la giusta discrezione e misura per stare in mezzo all’umanità senza pretendere di farci strada, ma cercando di seguire lui, Gesù, che ha già trovato la via per attraversare la storia non chiuso in sé, ma incontrando per via uomini e donne, e offrendo loro la misericordia del Padre, suo e nostro.
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