Chiesa
stampa

Missioni: Il "mio" Ciad che fatica e che cresce, dal basso, e grazie ai laici e alle donne

Don Stefano Bressan racconta i suoi dieci anni come prete “fidei donum” nella diocesi sorella di Fianga

Parole chiave: Stefano Bressan (1), Fianga (12), Ciad (22), don Mauro Polo (2), don Matteo Cecchetto (1), don Giulio Zanotto (3)
Missioni: Il "mio" Ciad che fatica e che cresce, dal basso, e grazie ai laici e alle donne

E’ tornato in Ciad qualche settimana fa dopo un periodo di vacanza, don Stefano Bressan, 49 anni, sacerdote diocesano da 10 “fidei donum” nella Diocesi di Pala. Un tempo di vita donato e condiviso con una Chiesa giovane, che ha da poco compiuto 50 anni. Attualmente don Stefano condivide questa esperienza con altri due sacerdoti diocesani, don Mauro Polo e don Matteo Cecchetto, mentre è tornato quest’estate, dopo 18 anni, don Giulio Zanotto.

Nella diocesi di Pala sono tornati anche i missionari del Pime, ai quali saranno affidate le parrocchie di Tikem e Koupor, mentre i nostri sacerdoti rimarranno a Fianga e a Seré, in uno spirito bello di collaborazione.

Un’esperienza, la missione, dalla quale don Stefano dice di aver imparato molto. “Nonostante le condizioni geografiche, sociali e culturali rendano complesso un inserimento in queste realtà africane - spiega - ho imparato a lasciare i ritmi che mi portavo dentro come prete di questa chiesa occidentale, europea: programmazione, scelta di obiettivi, verifica dei risultati, una certa produttività che investe anche la pastorale. Ho dovuto rendermi disponibile ad acquisire altri ritmi, i tempi locali, più lenti, che domandano pazienza. Anche la Chiesa locale è inevitabilmente segnata dagli stessi ritmi della società in cui vive, dalle stesse difficoltà e povertà, in una realtà dove l’amministrazione non riesce a mettere il Paese su strade di sviluppo”.

Qual è la situazione attuale del Ciad?

L’anno scorso, a pochi giorni dall’insediamento, il presidente Idriss Déby ha dichiarato che il Paese vive una grave crisi economica, il petrolio non garantisce più le entrate di prima e sono iniziati i tagli, prima di tutto nel settore pubblico, agli stipendi di insegnanti, medici e altri funzionari dello Stato. A quel punto gli scioperi hanno bloccato molti settori, la scuola è iniziata 4 mesi dopo, gli ammalati venivano trascurati negli ospedali. E poi tanti cantieri che erano stati aperti (strade, ospedali, elettrificazione delle città, impianti di acqua potabile) non sono più stati portati avanti, disattendendo una speranza e una promessa di sviluppo. Il presidente si propone come un leader regionale, ma in Ciad riesce a garantire appena la pace, e niente di più.

E le migrazioni verso l’Europa, i viaggi della speranza?

No, sono rari i movimenti via mare, il Ciad è soprattutto un Paese di transito, con alcuni campi di accoglienza per le persone in viaggio. Le migrazioni sono soprattutto interne, dal sud al nord del Paese, dove c’è qualche lavoro, oppure si emigra in Camerun, sempre per lavori più o meno temporanei. La soluzione vera a questi fenomeni sarebbe investire nelle economie locali, con imprese occidentali che decidano di spendersi qui, ma non è semplice, le garanzie sono scarse.

Quali aspetti della cultura ciadiana apprezza?

Il fatto di restare per diversi anni permette di conoscere sia gli elementi negativi che quelli solari, positivi di questa realtà. La corruzione diffusa, l’alcolismo, una sensazione di stanchezza e rassegnazione sono elementi che colpiscono molto. Ma ci sono aspetti meravigliosi, come la gratuità delle relazioni che si vivono, la vicinanza alle persone nei momenti della gioia e della festa, ma soprattutto della malattia e del lutto, la dimensione comunitaria anche del dolore, per cui nessuno è lasciato solo nei momenti più duri. Per noi missionari frequentare questi “luoghi” è un’occasione importante di annuncio.

Che ruolo hanno i laici nelle comunità cristiane?

La ministerialità laicale è molto forte, fatta di catechisti, che preparano ai sacramenti, animatori che guidano la preghiera e di vari gruppi dediti ai diversi aspetti della pastorale. Sono ministeri riconosciuti e apprezzati.

Come sono accolti i missionari?

La chiesa locale, nella quale noi siamo inseriti, è molto stimata. Nessuno in Ciad può dire di favorire uno sviluppo dal basso come la Chiesa cattolica, nemmeno le organizzazioni non governative. Noi viviamo lì, i progetti che avviamo insieme alla popolazione hanno continuità, non si arenano dopo che l’organizzazione se ne è andata. In questi anni abbiamo scelto, insieme alla popolazione, di puntare, in ogni centro, su tre progetti: un luogo di preghiera, un granaio comunitario, una biblioteca, per nutrire la fede, la pancia e la cultura. Abbiamo la scuola, che ora arriva fino al biennio delle superiori, una eccellenza in un sistema scolastico statale pessimo, e dei piccoli centri di salute. Progetto importantissimo è poi quello dei pozzi, per avere un punto di acqua potabile per ogni comunità. E sono realizzazioni alle quali i ciadiani contribuiscono concretamente. Il “regalo” con i fondi della chiesa è il tetto, loro si impegnano a costruire fondamenta e pareti delle strutture. E’ così che sentono propri i progetti.

Quali sono le sfide che vivete?

La sfida più grande è la penetrazione in profondità della fede cristiana, del Vangelo, nella vita concreta delle persone. Il cammino per diventare cristiani è lungo, il catecumenato dura quasi 5 anni, con alti e bassi, cadute e ripartenze. Un fenomeno bello è una nuova coscienza delle donne, che si impegnano, creano gruppi spontanei per sostenersi nella carità, per pregare insieme: è un segno dei tempi importante, sta maturando una coscienza cristiana e civile. Si sta crescendo, infatti, anche nella difesa della dignità della donna: di recente c’è stata una manifestazione pacifica di donne contro il femminicidio da parte dei mariti; hanno incontrato il prefetto e si sono dette disposte a rinunciare alla dote, l’elemento che le connota come delle “proprietà”. Sono segni belli, che ci aprono alla speranza.

Missioni: Il "mio" Ciad che fatica e che cresce, dal basso, e grazie ai laici e alle donne
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento