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Mons. Pavanello, il ricordo di un amico: quel profondo legame con Breda di Piave

Con una certa fatica, venerdì scorso avrebbe dovuto prendere alloggio alla casa del clero per un periodo di cure.  Nella sua casa, tra i mille ricordi di oltre 30 anni di presenza a Breda, le sue cose stavano ben ordinate nel baule e nelle valigie. Aveva dato disposizioni precise per ogni cosa, perfino sul vino che lasciava in cantina.

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Mons. Pavanello, il ricordo di un amico: quel profondo legame con Breda di Piave

Uno dei canti alla Madonna che preferiva era “andrò a vederla un dì..” e proprio nel giorno dell’Assunta, alle prime luci del mattino, don Fernando Pavanello ha raggiunto la casa del Padre. Giovedì  scorso, nell’aprire la porta di casa a chi si era recato a portargli la cena, ha avuto un mancamento che gli è stato fatale. Soccorso e ricoverato all’ospedale, don Fernando non ha più proferito parola anche se i suoi occhi testimoniavano una vitalità interiore per alcuni aspetti ancora assai forte e lucida.

Con una certa fatica, venerdì scorso avrebbe dovuto prendere alloggio alla casa del clero per un periodo di cure.  Nella sua casa, tra i mille ricordi di oltre 30 anni di presenza a Breda, le sue cose stavano ben ordinate nel baule e nelle valigie. Aveva dato disposizioni precise per ogni cosa, perfino sul vino che lasciava in cantina. 97 anni compiuti il 16 febbraio, don Fernando Pavanello è stato un sacerdote che ha significato con la sua presenza la storia del clero e non solo, della nostra diocesi. Nativo di Camposampiero, raccontava con dovizia di particolari ai suoi amici le vicissitudini della sua vita giovanile, l’ostilità che incontrò in suo padre nel voler farsi prete. E poi la sue esperienze a Roma alla Gregoriana dove si laureò in filosofia diventando poi professore al seminario di Treviso. Uomo dalle idee innovative  e talvolta non condivise dai superiori, venne inviato a  Verona come rettore del seminario per l’America Latina. Raccontava con piacere della sua amicizia col cardinale Antonio Samorè con il quale condivise idee ed istanze per il clero inviato nelle terre latino-americane. Direttore della Caritas per 11 anni, l’ultima sua intuizione fu la fondazione “Il nostro domani” suggeritagli dall’esperienza del nipote Luca che amò come un figlio. Sono diverse e spsrse per la provincia le case per disabili che riuscì a concretizzare. Ad ottobre del 2014 il comune di Treviso lo insignì del Totila d’oro.

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