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Nonni: "Possiamo essere aiuti e guide per una società migliore"

Proponiamo la seconda testimonianza in occasione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani indetta da papa Francesco per domenica 24 luglio: una coppia condivide la sua riflessione sulla speranza

Parole chiave: giornata mondiale (35), nonni (22), anziani (154), riflessione (5), speranza (85), papa francesco (860)
Nonni: "Possiamo essere aiuti e guide per una società migliore"

In questo periodo, di difficile comprensione (pandemia, guerre, cambiamenti climatici...) dove veniamo sollecitati da domande esistenziali, (dove stiamo andando, siamo fuori rotta, che ne sarà della nostra umanità, dei nostri nipoti?...) ci nascono spesso delle riflessioni sulla speranza, sulla necessità di fare la nostra parte anche come nonni, credendo indispensabile ripercorrere alcuni valori che fanno parte di ognuno di noi due e della nostra comunità.
La fiducia in Dio che ci motiva verso l’altro, verso lo spirito di cooperazione e di servizio, il senso di meraviglia e dello stupore, l’importanza della solidarietà, l’urgenza di rispettare tutto il creato e di avere cura di ogni persona ed esserle vicini con quella fratellanza che ci rende responsabili ognuno di tutti e di ciascuno, sono queste le sfide, a nostro avviso, per il nostro vivere.
Tutto ciò s’è reso vero e fondamentale nel tempo e nelle varie esperienze di vita che fino a ora abbiamo avuto la grazia di percorrere.

Testimoni credibili per le nuove generazioni
In una contemporaneità a volte troppo veloce, le nuove generazioni, non cercano guide se non sono significative. I nonni e le nonne possono ancora essere aiuti e testimoni credibili per una società migliore. Una società della speranza. Anzi, ci viene da credere che è questa la nostra grande responsabilità come nonni che può trovare la sua competenza di guida e autorevolezza proprio nell’insegnare alle donne e agli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero (dice papa Francesco) che rivolgiamo ai nostri nipoti. Uno sguardo che viene dal cuore. E’ nella condizione dell’essere nonni la tenerezza!
Ai nonni di oggi è spesso affidato il compito di custodire i nipoti, un carico pratico ed emotivo notevole, un incarico in termini di energie, risorse e disponibilità, un gesto che diventa espressione di consacrazione e amore non solo verso i bambini, ma anche verso il nuovo nucleo familiare e l’umanità intera.

Nonni, non sostituti dei genitori
Ognuno ha il proprio modo di vivere l’essere nonno o nonna, non c’è una regola universale precisa; ognuno è figlio della propria storia personale, una storia che però ha una temporalità di esperienza ed è questa una caratteristica propria dei nonni: il tempo, diverso da quello del genitore.
E’ questa diversità che diventa caratteristica importante per la crescita e la formazione della persona. Il passato, le origini, la memoria, non sono meno necessarie del futuro, per il tempo presente che può essere vissuto con maggiore profondità, e i nonni, con le loro storie, con la loro capacità di verità e tenerezza le possono offrire alle nuove generazioni: non solo ai nipoti, ma anche ai figli stessi che sono chiamati a vivere il loro nuovo ruolo di genitori.
E’ tutto il sistema famiglia che cambia alla nascita di un bambino.

Fin dal tempo dell’attesa
Lo sguardo, tenero e aperto al mistero nasce per i nonni già dal tempo dell’attesa (che bambino nascerà, quali saranno le sue caratteristiche, sia fisiche che caratteriali, a chi assomiglierà, le paure, le speranze, le curiosità..).
La nascita viene insignita di sacralità e riservatezza e spesso i nonni provano un misto di timore, di gioia e dolcezza infinite che vengono vissute e nascoste dentro la loro intimità. Tutto questo è fonte di apprensione, soprattutto quando il neonato viene loro affidato e ci sono cose pratiche nuove che i nonni devono imparare, infatti, molte cose sono cambiate nella gestione dei piccoli.
Ciò fa nascere la necessità di prendersi cura del piccolino e il prendersi cura genera a nostro avviso la tenerezza. Abbiamo capito, con il tempo, che la famiglia è il luogo del paradosso, dove perdere il tempo per l’altro è un modo di vivere veramente il tempo prendendosi cura della propria umanità, liberandosi dall’ansia da prestazione e dalla frenesia della corsa, dove allo spazio dei ruoli subentra il tempo della reciprocità.
Abbiamo potuto, insomma, toccare con mano quanto nella famiglia ogni generazione, anche la nostra di nonni, possa essere per ogni suo componente e per tutta la comunità quella forza sistemica che può offrire quei valori etici che le sono propri. Valori della vita, del tempo, della solidarietà, della gratuità, della condivisione, capacità di perdono, della spiritualità… che sono valori di umanizzazione per ognuno e per tutta la società.
Insomma, almeno per noi, per l’esperienza fino a ora fatta, abbiamo potuto vedere come anche l’essere nonni diventi un laboratorio relazionale unico, non sempre tranquillo, problematico a volte, dove possiamo sperimentare e abitare l’intreccio delle dimensioni relazionali del vivere, dove la convivialità delle differenze in relazione, (generi, generazioni, capacità e talenti, fragilità e fatiche, salute e malattia...) ci stanno facendo crescere e le asimmetrie possono diventare occasioni di accompagnamento e promozione reciproca. Ci ritroviamo, infine, stupiti di come Dio, anche attraverso l’essere nonni, ci permetta di venire a contatto e ci faccia partecipi direttamente con il mistero della Creazione.

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