Chiesa
stampa

Papa Francesco: Amoris Laetitia, “Accompagnare, discernere e integrare” i verbi chiave

Nell’Anno del Giubileo, l’Amoris Laetitia vuole essere “una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”

Parole chiave: Amoris Laetitia (18), Papa Francesco (860), famiglia (299)
Papa Francesco: Amoris Laetitia, “Accompagnare, discernere e integrare” i verbi chiave

“Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”. Comincia con questa raccomandazione l’Esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia” – firmata il 19 marzo ma pubblicata oggi -, indirizzata dal Papa “ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici sull’amore nella famiglia”. “Nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano”, precisa il Papa nel documento – 325 paragrafi articolati in nove capitoli – in cui definisce “un prezioso poliedro”, che va conservato, il contributo offerto dai padri sinodali nei due anni di cammino del Sinodo. E proprio le due “Relatio Synodi” del 2014 e del 2015, insieme alle 28 catechesi del mercoledì nel periodo intersinodale, sono i testi maggiormente citati da Francesco, insieme agli interventi dei suoi predecessori – san Giovanni Paolo VI, Paolo VI e Benedetto XVI – in testi basilari per la pastorale familiare come la “Familiaris consortio” e l’“Humane vitae”. Già nei sette paragrafi introduttivi, il Papa sgombra il campo da aspettative incongrue: “I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Ciesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali e traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche”. Nell’Anno del Giubileo, l’“Amoris Laetitia” vuole essere “una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”, in modo da “incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia”. “Tenere i piedi per terra”, lo spirito del documento, in cui in cui si ricordano “alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia” e si indicano “alcune vie pastorali” per “costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio”. Al centro, “un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone”. “Prendersi cura delle famiglia”, l’orientamento di fondo, perché le famiglie “non sono un problema, sono principalmente un’opportunità”.

“Accompagnare, discernere e integrare”. Sono i tre verbi-chiave dell’“Amoris Laetitiae” riferite alla “fragilità” delle famiglie, cui è dedicato l’ottavo capitolo, in cui si parla del “lavoro” della Chiesa, che “assomiglia a quello di un ospedale da campo” e la cui “logica” è quella della “misericordia pastorale”. “La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero”. Per il Papa, dunque, “sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione”. In sintesi, la ricetta dell’“Amoris Laetitia” è di “integrare tutti”, “aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita”: “Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo”, ammonisce Francesco, che subito dopo precisa: “Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino”. “Accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”, il primo imperativo. Il punto di partenza è la consapevolezza che “il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica e fermento di vita nuova per la società”. “Altre forme di unione – puntualizza il Papa – contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo”.

Per le situazioni difficili, complesse e “irregolari” delle famiglie la legge da seguire è quella della “gradualità”, già sancita da san Giovanni Paolo II 35 anni fa, nella “Familiaris Consortio”. Lo spiega il Papa nell’“Amoris Laetitia”, ricordando che la “legge della gradualità” consiste nella consapevolezza che l’essere umano “conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita”. L’esempio citato dai padri sinodali e fatto proprio da Francesco è quello del matrimonio civile o della “semplice convivenza”, in cui, “quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio”. Ai pastori, quindi, “compete non solo la promozione del matrimonio cristiano, ma che il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà”, per “entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza” e “identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale”. Accogliere e accompagnare “con pazienza e delicatezza”, il consiglio del Papa in queste situazioni, sulla scorta dello stile adottato da Gesù con la samaritana.

“Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture”. Ne è convinto il Papa, che nell’ultima sezione dell’ottavo capitolo dell’Amoris Laetitia spiega in questi termini la “logica della misericordia pastorale”, che consiste nell’“assumere la logica della compassione verso le persone fragili” e nell’“evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti”, usando la “forza della tenerezza” per mettere in pratica ciò che il Vangelo stesso ci richiede: “Non giudicare e non condannare”. Gesù, è il “Pastore di cento pecore, non di novantanove”, e “le vuole tutte”: “La misericordia non è solo l’agire del padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli”, e la Chiesa “non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. No, allora, ad una “morale fredda da scrivania”, sì al “discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare”. Nasce da qui l’invito finale dell’ottavo capitolo, in cui Francesco esorta i fedeli “che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori e con laici che vivono dediti al Signore. Non sempre troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale”. Ai pastori, l’invito del Papa è “ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa”.

L’ideologia del gender, che “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e dona”, prospetta “una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, che tra le sfide alla famiglia passate in rassegna nel secondo capitolo dell’Amoris Laetitia cita anche l’eutanasia e il suicidio assistito, definite “gravi minacce per le famiglie in tutto il mondo”. C’è poi il dramma delle “famiglie schiacciate dalla miseria, penalizzate in tanti modi”, prive della casa, di un lavoro o minacciate anche dalla “decostruzione giuridica” della famiglia, che tenta di minare il primato della famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, che “giova alla società”. Tra i “costumi inaccettabili”, Francesco menziona “la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù che non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina bensì un codardo degrado”. “La violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’unione coniugale”, denuncia il Papa, che cita la “grave mutilazione genitale della donna in alcune culture, ma anche la disuguaglianza dell’accesso ai posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni”. Da stigmatizzare, inoltre la pratica dell’“utero in affitto”, la “strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica” ma anche la posizione di “chi ritiene che molti problemi attuali si sono verificati a partire all’emancipazione della donna”. “Questo argomento non è valido, è una falsità, non è vero”, tuona Francesco: “È una forma di maschilismo”. Sulle questioni bioetiche e morali, l’indicazione di Francesco, “siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”.

Leggi la sintesi sul sito del Vaticano: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/04/08/0240/00534.html#it

Fonte: Sir
Papa Francesco: Amoris Laetitia, “Accompagnare, discernere e integrare” i verbi chiave
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento