Persone con disabilità: a casa nella comunità
L’équipe diocesana coinvolge parrocchie e uffici nella riflessione per l'accoglienza di tutti nell'itinerario di iniziazione alla vita cristiana e per l'accompagnamento durante tutto l'arco di vita

L’accoglienza di un ragazzo con disabilità nell’itinerario di iniziazione alla vita cristiana invocava da diverso tempo un salto di qualità. Si sentiva il bisogno di aiutare le comunità a rendere naturale l’accompagnamento delle persone con disabilità, passando dall’allarme iniziale, dal “problema da risolvere”, al riconoscimento di un’occasione per sperimentare strade maggiormente inclusive.
Il Giubileo della misericordia del 2016 è divenuto la molla per una riflessione sull’attenzione della nostra Chiesa locale alle persone disabili e alle loro famiglie, ed ha incoraggiato la costituzione di una équipe stabile all’interno dell’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi.
Grazie al lavoro dell’équipe hanno potuto trovare un preciso accompagnamento quelle parrocchie che cercavano un aiuto per ideare percorsi di iniziazione inclusivi; inoltre sono stati realizzati incontri di formazione su specifica richiesta dei vicariati e delle Collaborazioni. Questa esperienza ha posto da subito in risalto alcuni aspetti fondamentali per interpretare la realtà ed affrontarla.
La disabilità è un mondo. Progettare un programma per le persone con disabilità non consente di trovare una soluzione adatta a tutti; è necessario cercare la proposta adeguata per Giorgio o per Martina, cioè rispondente ad una determinata condizione di cui vanno valutati con sapienza le possibilità e i limiti presenti. Il fatto che non si possa avere una ricetta preconfezionata complica inevitabilmente le cose, ma diventa un prezioso esercizio di attenzione alla persona, per un accompagnamento rispettoso e promuovente, che è esattamente quanto un buon cammino di iniziazione dovrebbe poter esprimere nei confronti di tutti.
La comunità è la casa di tutti. Si impara a comprendere e a scegliere assieme non solo che cosa fare ma anche con chi. Alcuni ragazzi hanno bisogno di un accompagnamento specializzato e a volte devono rimanere in ambienti a loro dedicati. Per queste situazioni è importante che le comunità si rendano presenti e partecipi attraverso un giusto interessamento ed il possibile coinvolgimento dei coetanei per valorizzare alcuni passaggi lungo il cammino. Là dove possibile si cercherà, invece, di inserire il ragazzo disabile nel gruppo di pari, non troppo numeroso, ricercando, attraverso la partecipazione e il coinvolgimento di tutti, linguaggi e codici di comunicazione autenticamente inclusivi. Nell’uno o nell’altro caso un messaggio chiaro deve trasparire: la comunità è la casa di tutti.
Un linguaggio non verbale. Da diversi anni gli esperti, che si sono cimentati in questo tipo di mediazione, hanno dovuto imparare a valorizzare differenti linguaggi: non solo la parola, ma gesti, segni, oggetti, colori, drammatizzazioni… Lo studio del Progetto Sicar da parte dell’équipe ha permesso di riconoscere che anche la catechesi ha imparato da tempo ad utilizzare più linguaggi facilitando, almeno in parte, le possibilità di essere inclusiva. Spesso si tratta di concepire un percorso che non sia basato principalmente sul linguaggio cognitivo ma che valorizzi altre strade per comunicare, realizzando in questo modo una catechesi davvero stimolante per tutti, un’esperienza di comunione e di fraternità, che in sé già rappresenta un significativo passo di introduzione alla vita cristiana.
Non solo iniziazione. Il costante confronto in équipe solleva l’esigenza di accompagnare le persone con disabilità non solo nell’arco di età corrispondente al tempo dell’iniziazione cristiana, ma per tutta la vita. Il dialogo aperto con comunità e famiglie aiuta a comprendere molte esigenze che potrebbero essere fraternamente condivise, ad individuare quegli spazi di attenzione nei confronti delle persone disabili e delle famiglie che ci interpellano come comunità. Vi è inoltre da imparare ad ospitare le persone disabili negli ambiti ordinari in cui si gioca la vita cristiana, non solo come destinatari di attenzioni ma anche come portatori di punti di vista, di istanze e contributi propri che arricchiscono la comunità tutta.
Proprio questa convinzione ha spinto l’équipe a promuovere una riflessione allargata ad altri Uffici diocesani; ciascun ambito pastorale, infatti, vive condizioni e possibilità peculiari per maturare relazioni inclusive. Si è creato un tavolo di confronto con l’obiettivo di individuare assieme i passi percorribili in diocesi, nel desiderio di rispondere sempre più e meglio alle istanze sul campo.
Nell’anno in corso, l’équipe desidera proporre alle parrocchie avvicinate in questi anni, (e a chiunque possa essere interessato) alcuni incontri per favorire la conoscenza e la verifica delle esperienze messe in atto, individuando i punti di forza e mettendo in luce quegli aspetti che chiedono la pazienza di nuova cura.
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