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Quella strada aperta per ogni uomo - ASCENSIONE DEL SIGNORE

La missione di Gesù, manifestata da Simeone al tempio, di essere “luce per rivelarti alle genti”, non sembra ancora compiuta nemmeno con la risurrezione: i suoi apostoli la realizzeranno in pienezza, in modi che mai avrebbero immaginato, grazie alla forza dello Spirito

Quella strada aperta per ogni uomo - ASCENSIONE DEL SIGNORE

La Solennità dell’Ascensione celebra una fase nuova nella storia dell’umanità: quel Dio che ha inviato il suo Figlio a vivere pienamente la nostra esperienza umana, non si rende più visibile nel solo uomo Gesù, ma anche in ogni discepolo che vive “in Lui”.
Salito al cielo senza separarsi dalla nostra condizione umana, ha portato con sé anche noi, membra del suo corpo.
    
Mentre li benediceva, si staccò da loro
Il capitolo 24 conclude il Vangelo di Luca con tre scene: le donne che trovano il sepolcro vuoto e tornano ad annunciare la loro scoperta ai discepoli (Lc 24,1-12), i due di Emmaus, che riconoscono il Risorto e non possono più trattenere il desiderio di comunicare agli altri la propria esperienza (Lc 24,13-35) e, infine, l’ultima apparizione di Gesù a tutto il gruppo dei discepoli riuniti.
Tutto ruota attorno a Gerusalemme – anche l’episodio di Emmaus, che si svolge nel dinamismo di allontanamento e ritorno alla Città Santa – e sembra racchiuso in un unico giorno di Pasqua. In tre modi diversi, mediante il racconto di ciò che è accaduto in quel tempo, si indica come sia possibile riconoscere Gesù Risorto anche ai cristiani di ogni tempo.
Il testo proclamato nella liturgia (Lc 24,46-53) è preceduto dalla scena dell’apparizione di Gesù che arreca con sé il dono della pace, si lascia toccare e mangia con i discepoli (Lc 24,36-43), oltre che da un passaggio molto importante in cui si racconta che egli “aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,44-45). Il brano proposto dalla liturgia si inserisce proprio qui, offrendo un accenno al modo nel quale i testi Sacri parlano della morte e risurrezione del Cristo.
Sono molti i temi presenti in questa ultima parte del capitolo, ma la liturgia, riconoscendo una sottolineatura propria di Luca, concentra l’attenzione sull’epilogo: Gesù viene portato su in cielo, congedandosi dai suoi discepoli; ma questi, tutt’altro che turbati, se ne tornano a Gerusalemme “con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

Possiamo entrare nel santuario attraverso “il velo”
L’Ascensione al cielo, dunque, è certamente la fine di un tempo di grazia, nel quale pochi privilegiati hanno potuto condividere con Lui una parte del proprio cammino, incontrandolo poi anche con il suo corpo risorto; ma non costituisce un “impoverimento” per i cristiani delle generazioni successive.
Il brano della Lettera agli Ebrei, che viene proposto come seconda lettura (Eb 9,24-28; 10,19-23), presenta infatti Gesù che, come Sommo Sacerdote, accede una volta per tutte al santuario del cielo: non si allontana da noi, ma entra presso Dio “per noi”. Quello che il Sacerdote dell’Antica Alleanza realizzava simbolicamente, penetrando nella parte più nascosta e inavvicinabile del Tempio per mediare la relazione del popolo con Dio, ora Gesù lo ha realizzato concretamente.
Un velo separava la parte più vicina al popolo del Santuario dal Santo dei Santi, dove potevano accedere solo gli incaricati nel turno per loro stabilito; un velo che, mentre impediva di vedere oltre, permetteva anche di entrare a quelli che ne erano autorizzati. Ebbene, per l’autore dello scritto agli Ebrei, questo velo è ora il corpo di Gesù Risorto, la sua “carne” (Eb 10,20). È questo un linguaggio non proprio immediato per la nostra sensibilità, ma afferma esattamente quanto tutta la liturgia di questo giorno solenne annuncia: Gesù che sale al cielo con il suo corpo risorto, apre la strada perché ogni uomo che vive in Lui possa accedere a Dio senza più alcun timore. Ciò che l’uomo deve fare, è solo mantenere la professione di questa speranza (cf. Eb 10,23).

Di me sarete testimoni fino ai confini della terra
E se la seconda lettura mette in evidenza come mediante l’umanità di Gesù ogni credente possa arrivare a incontrare e conoscere Dio, il testo degli Atti degli Apostoli – che viene proposto ogni anno come prima lettura in questa festa – anticipa quanto verrà annunciato in tutta la narrazione: l’azione del Signore risorto si realizza nella storia mediante il suo “corpo” che è la chiesa. Quella che doveva essere la missione di Gesù, manifestata da Simeone al tempio, di essere “luce per rivelarti alle genti” (Lc 2,32), non sembra ancora compiuta nemmeno con la risurrezione: i suoi apostoli la realizzeranno in pienezza, in modi che mai avrebbero potuto immaginare: “Riceverete la forza dello spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1,8).

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