Rifugiati in fuga, come Gesù
Il 27 settembre si celebra la Giornata dei migranti e rifugiati con un focus sugli sfollati interni che a causa di conflitti violenti e di emergenze umanitarie aggravate dagli sconvolgimenti climatici devono spostarsi dai luoghi in cui hanno vissuto per recarsi altrove, all'interno del Paese di origine o in Nazioni confinanti

La 106ª giornata dei migranti e rifugiati vuole porre l’attenzione sul fenomeno degli “sfollati interni”, coloro che a causa di conflitti violenti e di emergenze umanitarie aggravate dagli sconvolgimenti climatici devono spostarsi dai luoghi in cui hanno vissuto per recarsi altrove, all’interno del Paese di origine o in Nazioni confinanti. “E’ un dramma spesso invisibile”, premette il messaggio per questo appuntamento, in quanto non vengono a “scomodarci a casa nostra”; tuttavia alcune stime li calcolano intorno ai 50 milioni nel mondo, di cui 5 milioni per catastrofi naturali e il resto per conflitti di vario tipo. Il messaggio però, pur strutturato prima della pandemia, nella sua forma definitiva ha saputo estendersi “a tutti coloro che si sono trovati a vivere esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19”.
Riproponiamo le sei coppie di verbi che orientano ad azioni e comportamenti concreti: l’ottica è quella di un ascolto reciproco, per individuare in questi tempi difficili l’appello che il Signore rivolge a tutti noi.
Conoscere per comprendere: impegnarci a non dare per scontato di “sapere già”, soprattutto in questo tempo confuso e incerto. Sia informarsi, sia frequentare famiglie e singoli migranti: conoscere passa anche attraverso l’incontro con i volti e le loro storie.
Farsi prossimo per servire: correre il rischio di avvicinarsi, in tempi di distanziamento, confrontarsi con le stesse comunità di migranti per capire quali condizioni e quale creatività siano necessarie per far crescere prossimità di relazioni e di incontri.
Per riconciliarsi bisogna ascoltare: oltre pregiudizi e stereotipi, ancor più fuorvianti in tempi di cambiamento. Accettando che ci sia una necessità di riconciliarci, con “altri” più fragili e più feriti dall’ingiustizia di una disuguaglianza che cresce. E accettando che sia necessario un ascolto reciproco, anche con le comunità di migranti (e non solo: emigrati, rom/sinti...), per un processo di riconciliazione che guarisca progressivamente le nostre relazioni.
Per crescere è necessario condividere: condividere le paure ma anche la cura reciproca. Condividere risorse, non solo materiali: per esempio, modi diversi di vivere la precarietà e la morte in culture ed esperienze di altri popoli e di altri cammini esistenziali e religiosi.
Coinvolgere per promuovere: è necessario l’apporto di tutti per aver cura della casa comune, sia l’Italia, sia il mondo, ambiente compreso. E’ necessario diventare corresponsabili di un orientamento individuato insieme, ascoltandoci a vicenda e mettendo in comune le risorse. Così tutti sentono di essere stati valorizzati dagli altri.
Collaborare per costruire: è costruire il bene comune di tutti, insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Costruire esperienza ecclesiale, di convivenza civile e coesione sociale, così necessarie in tempi di crisi. Cresce anche così il Regno di Dio, oltre pregiudizi e stereotipi, oltre rischi di involuzioni autoritarie e di aumento vertiginoso di ineguaglianze.
Nessuno si salva da solo, siamo tutti dentro la stessa tempesta, e lasciar fuori qualcuno dalla barca di tutti rischia di lasciar fuori proprio il Signore Gesù.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento