"Sta a noi": un ascolto che si fa aiuto
Il progetto diocesano continua a coinvolgere molte persone in una feconda relazione di accoglienza e ascolto, dato e ricevuto, un dono che ci mette in sintonia con il cammino del Sinodo. In calce il bilancio dei primi sei mesi

Promossa a partire dalla Pasqua di quest’anno, quasi a significare come la Risurrezione di Gesù dovesse esprimersi anche come impegno per gesti di risurrezione di quanti si trovavano per la pandemia in difficoltà economiche, il Fondo di solidarietà diocesano “Sta a noi” è risultato un’autentica provvidenza per molte persone. Provvidenza per chi ha ricevuto, certamente, ma anche per chi si è personalmente coinvolto offrendo preziosi contributi.
C’è però qualcosa di particolare che merita di essere evidenziato, che va ben al di là delle somme destinate in questi mesi a quanti hanno chiesto aiuto rivolgendosi a uno dei cinque centri distribuiti nel territorio della diocesi. Si tratta dell’ascolto: ascolto dato e ricevuto.
Verrebbe da dire che la cosa è ben ovvia quando ci si incontra fra persone, tanto più quando uno, trovandosi in necessità, bussa alla porta di un altro.
Vero, ma “Sta a noi” ha attivato un ascolto dalla forma non consueta, perché non sempre chi ha avuto bisogno di aiuto si è personalmente esposto, lo ha direttamente chiesto. Si sa, del resto, che per nessuno è facile ammettere e dichiarare ad altri la propria condizione di debolezza. C’è da superare qualche forma di vergogna, di pudore; spesso c’è da vincere anche un po’ di amor proprio. E costa: costa a chi mai ha dovuto chiedere prima d’ora un sostegno, a chi non riesce con le proprie mani ad assicurare quanto necessario alla propria famiglia...
Ma, allora, come si sono raggiunte queste situazioni, queste persone, molte delle quali forse non erano a conoscenza del progetto o non avrebbero avuto il coraggio di chiedere aiuto. Protagonista è stato proprio l’ascolto, un ascolto “speciale”, messo in atto da tante persone e, in particolare, da quella nuova realtà chiamata “famiglie-sentinella”. Coppie di sposi, dunque, o persone singole, che si sono messe “in ascolto” cogliendo, o meglio “captando”, il bisogno di aiuto, in particolare quello inespresso eppure presente, urgente.
Un ascolto che ha chiesto, e continua a chiedere, un udito particolarmente fine, fatto non solo di orecchi, ma anche di occhi, di cuore... che sa cogliere, pur in assenza di parole esplicite, silenzi che chiedono, sofferenze nascoste, urgenze mascherate. Un ascolto fatto prevalentemente con discrezione, proprio come “Sta a noi” ha inteso promuovere e intende continuare.
Messo in atto da parte di tutti i protagonisti del progetto: da parte di chi ha dato in questi mesi e dà il suo concreto contributo in denaro, di chi è attento a cogliere situazioni di necessità e di chi, quali gli “operatori fiduciari”, incontra personalmente coloro che si rivolgono ai Centri “Sta a noi” offrendo tutte le disponibilità possibili. Un ascolto, a detta di tutti, che ha fatto e fa crescere perché, una volta di più, ci si è resi conto del vero miracolo della carità: quello di avvertire come chi è nel bisogno in realtà non solo domanda, ma a sua volta dona, e non poco. L’ascolto dato è diventato dono ricevuto, il dono di crescere in umanità, in solidarietà, in fraternità, in una parola “in Vangelo”.
Per questa ragione “Sta a noi” si sta rivelando molto più che un semplice progetto di aiuti. Tra l’altro, sta portando anch’esso la nostra diocesi e quanti a questo progetto partecipano su quella realtà dell’ascolto che è quanto il Papa e i nostri Vescovi chiedono alla Chiesa intera, quale prima fase di un Sinodo al quale tutti sono chiamati a dare il proprio contributo, proprio a partire dall’ascolto reciproco. Un ascolto, come spesso ribadisce papa Francesco, da dare con preferenza tutta particolare a chi vive situazioni di fragilità e di povertà. Viene da dire allora che “Sta a noi” si trova sulla giusta lunghezza d’onda... quella dell’ascolto.
Una rete virtuosa
Il bilancio a sei mesi dalla partenza del progetto e del Fondo di solidarietà “Sta a noi” è più che positivo. Non solo per i contributi a fondo perduto che sono stati erogati (e che alcuni dei beneficiari stanno restituendo, spontaneamente, perché altri possano attingere alla stessa possibilità), ma soprattutto per la rete virtuosa che si è creata nelle comunità, coinvolgendo parrocchie, Comuni, realtà associative, volontariato, famiglie sentinella, dando concretezza al protocollo di intesa firmato lo scorso giugno in vescovado. Grazie al fondo iniziale messo a disposizione dal Vescovo, e derivante in gran parte dall’8 per mille, e poi dai contributi aggiuntivi di singole persone, si è arrivati a 653.570 euro. La casa, l’istruzione, il mantenimento del lavoro e la salute sono stati i diritti essenziali tutelati grazie ai contributi.
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