Una gioia da cristiani. Sono 18 i catecumeni che ricevono il Battesimo
La gioia di aver incontrato Gesù e di aver visto cambiata la propria vita è il “filo rosso” che lega le belle storie di chi riceverà i sacramenti dell’iniziazione cristiana la notte di Pasqua.

Florinda, Kingsley Osas, Xhoana, Kamylla Kelly, Elsa, Svetlana, Liudmila, Valbona, Felipe, Klodian, Skender, Rozeta, Danusa Raissa, Lenica, Wofom Patricia, Leonardo, Alice, Sherife: sono i nomi che risuoneranno nella cattedrale di Treviso durante la veglia pasquale, sono i nomi dei diciotto catecumeni, giovani e adulti, che riceveranno il Battesimo dal Vescovo.
Nomi, volti, storie che raccontano come la strada della scoperta dell’amore del Padre e della conoscenza di Gesù sia un cammino complesso, diverso e particolare per ciascuno, che si percorre a volte inconsapevolmente, attratti da qualcosa che dà gioia e che spinge a cercare oltre.
Ed è proprio la gioia il filo conduttore di tutte le storie che i catecumeni accettano, con generosità, di raccontare, la stessa gioia che illumina il loro sguardo mentre ripercorrono le vicende della propria vita, nella quale hanno riconosciuto tracce o hanno incontrato testimoni di quel Signore che hanno poi imparato a conoscere e ad amare.
“Con mia nonna, in Albania, andavamo in chiesa, conoscevamo la storia sacra - racconta Lenica, 40 anni, di Salvatronda, cittadina italiana da tre anni -. Eravamo cinque figli e questo desiderio di diventare cristiani ce l’avevamo fin da piccoli, ma papà era ortodosso e mamma musulmana, non era semplice. E poi in Albania non si poteva professare liberamente la propria fede... Così mi sono sentita davvero libera di fare un cammino di ricerca quando sono arrivata in Italia, a 18 anni. Ho conosciuto mio marito, sono arrivati i figli, c’era il lavoro, il tempo era sempre poco, ho iniziato e poi interrotto il percorso del catecumenato. L’anno scorso ho chiesto di riprenderlo e ho trovato le porte spalancate: dopo aver parlato con don Federico, mi hanno trovato la catechista, che sarà anche la mia madrina, e mi hanno proposto il corso fidanzati, così io e mio marito ci siamo sposati. E’ un desiderio grande che si realizza quello del Battesimo, una gioia che non so trattenere”. Di questi sentimenti devono essersi accorti anche i colleghi di lavoro di Lenica. Chi può, sarà presente alla veglia di sabato.
E’ originaria dell’Albania anche Rozeta, 44 anni, di Montebelluna, che tra i suoi “ganci” ha il fratello e la figlia. “Dopo la morte di entrambi i genitori abbiamo lasciato l’Albania - racconta -. Inizialmente sono stata in Grecia, da mio fratello, che per il mio compleanno mi ha regalato una catenina con la croce, che ho sempre al collo. In Grecia andavo nella chiesa ortodossa ad accendere una candela per i nostri genitori e capivo che c’era qualcosa di importante che io ancora non conoscevo. Poi sono venuta in Italia e ho conosciuto mio marito, ci siamo sposati ed è nata Angela Vera. Accompagnando mia figlia alle prove del coro parrocchiale, e fermandomi qualche volta a messa, ho capito che mi mancava qualcosa di importante. Ne ho parlato con il parroco, che mi ha subito trovato una coppia di catechisti meravigliosi, che non ringrazierò mai abbastanza. Ho voluto sposare mio marito in chiesa (“Ci sposiamo di nuovo?!” mi ha detto lui) e come testimone ho voluto la maestra di canto di mia figlia”.
Albanese è anche Elsa, di Casale sul Sile, 41 anni, in Italia da 20. Elsa dice che ora, quando segue le celebrazioni finalmente “capisce” e ad ogni parola le “si apre un mondo”. “La mamma accendeva una candela e pregava, ma proibiva a noi di farlo, era vietato. La nonna ci raccontava che le chiese le bruciavano ai suoi tempi. E così, quando nella mia città hanno costruito la prima chiesa, a metà degli anni ‘90, sono entrata e mi sono innamorata”. Oggi Elsa è sposata, ha due figli. Con il marito ha chiesto per loro il Battesimo e ha cominciato ad accompagnarli a catechismo. “Il desiderio di conoscere Gesù era grande. Ho incontrato don Daniele per caso, ma era il momento giusto per me. Gli ho espresso il mio desiderio di diventare cristiana ed eccomi qui. Anche mio fratello e mia sorella si sono battezzati da grandi. Mancavo solo io in famiglia”.
Alice è la più giovane del gruppo. Ventidue anni, di Spinea, fresca di laurea in Conservazione e gestione dei Beni culturali. La famiglia di Alice non è credente, ma lei a casa ha sempre respirato un clima di apertura, non è mai mancato il dialogo sul significato della vita. Nonostante la giovane età, Alice parla di un “percorso molto lungo” per arrivare al Battesimo. “La ricerca c’è sempre stata - ricorda -. A 11-12 anni ho fatto alcuni incontri, esperienze, che mi hanno fatto avvicinare al cristianesimo tramite amici di famiglia. Ho cominciato a riconoscere la presenza di Dio nella mia vita, una presenza quasi fisica, come un abbraccio profondo, che somigliava a quello di un padre e di una madre. E quando capisci che qualcosa è buono per te, lo cerchi, lo vuoi ancora, vuoi andarci incontro. Ognuno ha la propria strada per raggiungerlo. Io non sempre riesco a godere di quella luce e di quella gioia, ma so che è sempre lì, per me, per tutti. Dopo aver fatto un’esperienza con un gruppo di ragazzi, ho sentito il bisogno di fare questo passo. Devo ringraziare chi mi ha sostenuta e accompagnata in questo cammino, soprattutto i catechisti e don Filippo”.
Leonardo, 29 anni, di Meolo, si racconta con accanto la persona che è all’origine del suo percorso, Rita, la fidanzata. Si conoscono da 10 anni e fin dall’inizio lei gli ha detto quanto fosse importante la fede nella sua vita di ragazza. “Mi ha aperto gli occhi sulla felicità - dice -. Mi è stata accanto con discrezione, mi ha fatto conoscere le persone giuste. Mi ha suggerito di parlare con don Matteo, e da lì è cominciato il percorso, prima più «timido» e poi più deciso”. A casa la cosa è stata accettata bene, due cugini gli faranno da padrini, e anche dove lavora i colleghi sono contenti per lui. “E’ un passo bello, importantissimo, ma non è un arrivo, è l’inizio, di una vita di gioia” dicono insieme Leonardo e Rita.
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