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Una nuova fase nella storia dell’umanità - Ascensione del Signore

Dio non è più visibile solamente nell’uomo Gesù, ma anche in ogni discepolo

Una nuova fase nella storia dell’umanità - Ascensione del Signore

La Solennità dell’Ascensione celebra una nuova fase nella storia dell’umanità: quel Dio che ha inviato il suo Figlio a vivere pienamente la nostra umanità, non è più visibile solamente nell’uomo Gesù, ma anche in ogni discepolo che vive “in Lui”.

Il Signore agiva insieme con loro

La conclusione del Vangelo di Marco riporta in tre scene l’evento dell’Ascensione al cielo di Gesù (Mc 16,15-20) durante l’ultima apparizione del Risorto, quella in cui lascia agli apostoli le ultime raccomandazioni.

La prima scena (vv. 15-18) presenta il mandato ad andare in tutto il mondo per proclamare il Vangelo “a ogni creatura”: il “lieto annuncio” è per tutti, senza esclusione. Unico discrimine è la libertà della fede: “chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (v. 16). Si noti che, mentre per la salvezza servono sia la fede che il battesimo, per la condanna è sufficiente la mancanza di fede: ciò che fa veramente “la differenza” è la fede, come afferma con insistenza Paolo in tutti i suoi scritti. Ma per coloro che credono le conseguenze positive sono straordinarie: vittoria sul maligno, capacità di parlare un linguaggio comprensibile a tutti, immunità rispetto a ciò che può avvelenare la vita, capacità di curare chi è segnato dalla sofferenza. Questo è il compito permanente della Chiesa

L’Ascensione vera e propria è descritta in un unico versetto nel quale si sottolinea – con l’uso di un immaginario molto umano – il potere dato a Gesù: “sedette alla destra di Dio” (v. 19). Sedere alla destra del “Re” significa partecipare pienamente del suo governo sul mondo e sulla storia.

La terza scena precisa che il Risorto non ha lasciato la terra, ma rimane in mezzo al suo popolo: “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (v. 20).

Riceverete la forza dallo Spirito Santo

Il racconto di Atti degli Apostoli, di cui oggi si leggono i primi versetti (At 1,1-11), conferma quest’ultimo dato: Gesù salito al cielo “verrà allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo” – come assicurano gli angeli agli apostoli – (v. 11). In altre parole: non è più presente alla maniera in cui lo è stato nei pochi anni della sua esistenza terrena; non è ancora presente come lo sarà solo alla fine della storia, quando lo vedremo veramente come egli è; ma non è nemmeno assente dalla nostra vicenda personale ed ecclesiale. Egli agisce in maniera molto concreta mediante la sua Parola e lo Spirito Santo. Sappiamo bene che il v. 8 contiene un anticipo sintetico di tutto quello che verrà raccontato in Atti: “ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”.

I discepoli di ogni tempo rendono presente Gesù Risorto fino ai confini estremi della terra, se continuano a lasciarsi guidare dallo Spirito, che è il vero protagonista non solo del racconto lucano, ma anche di tutta la storia della Chiesa. Ma anche la stessa “Parola”, in tutto il racconto di Luca, viene presentata come “soggetto attivo”: “Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva” (At 12,24). Quella Parola che Gesù ha consegnato agli apostoli prima di salire al cielo agisce con potenza nella misura in cui viene annunciata e riconosciuta: l’evangelista Luca compie la sua opera di evangelizzazione proprio narrando in maniera molto efficace come “di fatto” le parole pronunciate da Gesù si sono realizzate nella storia superando ogni possibile difficoltà e – in qualche caso – nonostante le inadeguatezze degli inviati.

Conservare l’unità dello Spirito

Nel Vangelo è apparso evidente come la fede sia la condizione per la salvezza e – di conseguenza – per l’efficacia dell’annuncio portato dai discepoli di Gesù; l’inizio del racconto di Atti ha evidenziato come siano fondamentali – nello specifico – la fiducia nella forza intrinseca della Parola di Dio e la docilità all’azione dello Spirito Santo; in aggiunta, il brano della lettera agli Efesini proposto come seconda lettura (Ef 4,1-13) sottolinea come sia fondamentale custodire l’unità, mediante l’unico Spirito, del “corpo” di Cristo che è la Chiesa. Un unico corpo costituito di carismi diversi – quelli distribuiti da Cristo nel salire al cielo – che sono efficaci solo nella misura in cui ciascuno sa riconoscere il dono che gli è stato affidato e accetta di metterlo a disposizione per il bene di tutti, riconoscendo – a sua volta – quelli che sono stati offerti ad altri.

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