Vivere relazioni autentiche e fraterne - VI domenica Tempo Ordinario
La chiamata di Gesù è a un rinnovamento profondo, personale e comunitario

La venuta di Gesù non è un “inizio nuovo” contrapposto a quanto fino allora era stato considerato importante, ma è la chiamata personale e comunitaria a un rinnovamento profondo che metta in grado di compiere davvero il sogno originario di Dio per l’umanità e l’intero creato: è la proposta che si va rivelando man mano a partire dai brani evangelici di questo periodo.
Un cammino rinnovato…
In Gesù, Dio non si rassegna a dichiarare fallimentare ogni suo tentativo compiuto con la concreta porzione di umanità – il popolo di Israele - con la quale ha fatto alleanza liberandoli dalla schiavitù; non rifiuta il popolo a cui ha proposto di camminare per vie di libertà donandogli la Torah, quell’insieme di indicazioni che tracciavano la via lungo la quale procedere. Le beatitudini non sono una “nuova legge”, sono piuttosto la scelta di rinnovare l’Alleanza con tutti coloro che erano e sono tuttora schiavi, che erano e sono considerati ultimi e perdenti in ogni società. A partire da questa scelta, come abbiamo visto, Dio offre a tutti la possibilità di compiere il sogno di una vita finalmente degna di figli amati dal Padre che li ha desiderati e creati.
…da un’esperienza profonda di Dio…
E nel vangelo di Matteo Gesù chiarisce ai discepoli il senso di questo “compimento”, vissuto prima di tutto da lui, a partire dalla sua esperienza con il Padre: è un cammino da figli che inaugura fraternità. Un’esperienza che ha scoperto la profondità di un amore capace di trasformare la vita quotidiana in una vita davvero degna di essere vissuta. Allora i numerosi «precetti minimi» che la legge ebraica prevede possono diventare un aiuto ad amare, anzi, l’amore rende ancora più capaci di attenzione ai dettagli che rivelano e hanno cura del cuore proprio e di quello dell’altro, dell’altra.
E allora, più che contrapposizione tra «ciò che è stato detto ai vostri padri» e «quel che io vi dico», forse è da intuire davvero un orizzonte più grande, che ritrova il sogno degli inizi, verso il quale Gesù vuole tornare ad indirizzare il cammino della nostra vita, un orizzonte che chiede una “più grande giustizia”.
… in un cammino di figli che vivono da fratelli e sorelle...
Il cammino si fa molto concreto nelle sei situazioni che ascolteremo questa domenica e la prossima. Chiedono tutte di interrogarci sulle nostre relazioni, su che cosa “toglie vita” all’altro, all’altra, che cosa tolga loro la dignità di essere considerati nostri fratelli, nostre sorelle. Allora il divieto di uccidere non si limita solo al proibire di togliere all’altro la vita fisica: quella indicazione di cammino chiede di essere completata con l’attenzione a non lasciare che l’ira, l’aggressività giunga a mettere in dubbio la capacità dell’altro di stare alla nostra stessa altezza. Stupido, pazzo, sono insulti che diminuiscono l’altro… con il rischio di buttare la nostra vita nell’immondezzaio di Gerusalemme, la Geenna, perché disprezzare la vita e la dignità altrui è disprezzare se stessi, visto che entrambi siamo figli di Dio. Ed è mettere seriamente a rischio la fraternità, il modo più autentico in cui vivere le relazioni.
Anche nel rapporto che ripropone l’immagine piena del Dio della vita, la relazione più intima tra uomo e donna, è necessaria un’attenzione che va oltre il divieto dell’adulterio: se “guardi con il desiderio di possedere” allora è già ridurre l’altra, l’altro a tuo possesso. E la possibilità di ripudiare l’altra, l’altro non servirà a “guarire il cuore” da questa tentazione di ridurli a tua proprietà. Ti esponi al rischio di perdere tutto il tuo corpo, tutta la tua vita, se il tuo desiderare (l’occhio), il tuo agire (la mano) non si convertono, col rischio di farti inciampare (=creare scandalo) contro chi ti è compagno, compagna di vita.
Perfino il ricorso al giuramento, invece che diventare garanzia di verità delle proprie affermazioni, può diventare sintomo di relazioni segnate dalla diffidenza e dalla sfiducia. L’invito piuttosto è far crescere una comunità in cui basti la parola data da ciascuno, perché è riconosciuta, una volta ancora, la sua dignità di verità.
… in una “giustizia” che si fa capacità di amare
Gesù quindi, in questi esempi concretissimi che si concluderanno la prossima domenica, indica ai suoi il “cammino oltre” una giustizia che riduca i “precetti di Dio” a pure regole, incapaci di suscitare il desiderio di andare verso il Regno, verso la pienezza di umanità che Dio sogna, ma solo giustificano un vivere che non è “secondo giustizia”.
E nello sfondo va precisandosi una qualità di vita e di relazioni che si modellano, si lasciano trasformare e convertire dal suo modo di vivere, quello di Gesù il Figlio, colui che porta a compimento il sogno di Dio: vivere da figli che hanno imparato dall’amore del Padre ad amarsi come fratelli e sorelle.
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