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Vocazioni: la sinfonia di Dio

L'accompagnamento alla chiamata non è mai qualcosa di solitario e individuale, ma un evento comunitario. Anche in quest'ottica la nostra diocesi si troverà a pregare sabato 15 maggio alle 20.15, in Cattedrale

Vocazioni: la sinfonia di Dio

“Il Signore non ha smesso di chiamare, anzi: forse oggi più di ieri fa sentire la sua voce. Se solo abbassi altri volumi e alzi quello dei tuoi più grandi desideri, la sentirai chiara e nitida dentro di te e intorno a te”.

Sono alcune parole della lettera che papa Francesco ha scritto ai giovani in ricerca pubblicata come introduzione al recente libro di padre Raniero Cantalamessa “Francesco giullare di Dio. Raccontato ai giovani da frate Pacifico «re dei versi»”.

La voce di Dio, che chiama alla libertà, all’amore, alla vita piena, al dono totale di sé per il bene di tante persone, non si è spenta in questo tempo atipico che stiamo vivendo. Perché Dio non viene meno alla promessa che fa a ogni uomo e donna di poter avere una vita carica di senso e piena di amore.

Il vescovo Michele, nella sua lettera pastorale, ci ha invitato a vivere questo tempo donato per prenderci cura delle relazioni. Stiamo tutti navigando sulla stessa barca e nel mare in tempesta possiamo diventare solidali, riscoprendo la forza dei legami tra di noi, oppure pensare unicamente a noi stessi, vedendo l’altro come avversario, illusi dalla tentazione del “si salvi chi può”.

Questo è il tempo per riscoprire i nostri legami, la forza della comunione, la potenza della cura reciproca non solo nelle vicende faticose della vita, ma anche nelle fasi più delicate di ogni esistenza umana, come la scoperta della propria vocazione.

Per la giornata di preghiera per le Vocazioni, l’ufficio Cei ha scelto una espressione di papa Francesco, contenuta nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate (141): “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due”.

Il cammino di annuncio, di accompagnamento e di risposta al Vangelo della vocazione non è qualcosa di solitario, di individuale, ma qualcosa da fare insieme, perché ogni chiamata e ogni risposta vocazionale è un evento comunitario: “La vocazione non è mai soltanto mia, ma è sempre anche nostra: la santità, la vita è sempre spesa insieme a qualcuno. E questo è un elemento essenziale di ogni vocazione nella Chiesa”. Proprio questa, infatti, è “l’originalità della vocazione cristiana: far coincidere il compimento della persona con la realizzazione della comunità” (“Nuove vocazioni per una nuova Europa”, Roma 5-10 maggio 1997).

L’immagine dell’orchestra con vari componenti, di età diverse, con strumenti musicali diversi e competenze proprie, ci permette di comprendere che nessuna vocazione si colloca dentro un posto privilegiato, all’interno di una solitudine dorata, ma ogni vocazione va annunciata e compresa come “sinfonia di Dio”.

Il suonare insieme da solisti il proprio strumento musicale, richiede non solo l’impegno per realizzare bene la propria competenza e capacità artistica, ma contemporaneamente chiede ad ogni componente di sapere ritirarsi nell’ascolto attento degli altri. Mentre suoni il tuo strumento devi ascoltare l’altro che esegue con te il brano scritto nella partitura: non basta suonare bene il proprio strumento, ma va cercato il meglio di quella composizione.

Ciò significa non mettere al centro se stessi, ma eseguire la sinfonia di Dio in spirito di servizio, a disposizione di chi esegue la stessa musica al mio fianco, affinché il pensiero del compositore possa diventare musica godibile all’orecchio di chi ascolta. Nell’orchestra nessun componente esibisce se stesso, perché la forza del singolo sta nell’eseguire insieme la partitura già scritta, con la quale comunicare agli uomini il pensiero del grande Compositore.

Fuori metafora, ciò significa anzitutto nutrire stima per tutte le vocazioni (matrimoniale, presbiterale o di vita consacrata) e consapevolezza che, da soli, non possiamo fare niente, che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che nessuna risposta vocazionale può considerarsi esecutrice individualmente dell’amore di Dio. “Tutto è interdipendente e noi siamo da sempre, fin dalla nostra origine, in una rete di relazioni, senza la quale non esisteremmo nemmeno”, ha scritto il vescovo Michele.

L’immagine dell’orchestra ci porta, poi, a pensare alla storia dell’umanità come a una meravigliosa sinfonia che Dio ha composto e alla cui realizzazione tutti siamo chiamati nell’esecuzione. Dio è il compositore, colui che ha scritto la partitura, affidata all’esecuzione dei solisti e di un bravo direttore d’orchestra. Scrive a questo proposito Benedetto XVI: “Anche se a noi la partitura a volte sembra molto complessa e difficile, Egli la conosce dalla prima fino all’ultima nota. Noi non siamo chiamati a prendere in mano la bacchetta del direttore, e ancora meno a cambiare le melodie secondo il nostro gusto, ma, ciascuno al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il grande Maestro nell’eseguire il suo stupendo capolavoro” (Benedetto XVI, Discorso al Presidente della Repubblica Federale di Germania).

Un’armonia nell’eseguire il capolavoro di Dio che necessita, oggi, più di un tempo, di un ascolto attento, deciso e umile della voce dello Spirito, per cogliere le sue intuizioni e i suoi appelli. Quell’ascolto ben rappresentato da quei pochi secondi di silenzio che precedono l’esecuzione musicale di tutti i componenti dell’orchestra.

All’interno di questa sinfonia di Dio si colloca la bellezza di una vita come vocazione, risposta singolare e unica a questa partitura di Dio che è l’amore di Cristo realizzato tra gli uomini. Solo in un cammino di profonda comunione all’interno della Chiesa è possibile generare nuove vocazioni alla vita matrimoniale, presbiterale e alla vita consacrata.

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