GiaveraFestival: un positivo bilancio per le giornate a villa Wassermann
Si sono concluse le date da giovedì 15 a domenica 18 luglio a Giavera del Montello. Una partecipazione numerosa e un clima vivace e allegro, hanno reso significativi questi momenti di socialità e di integrazione. Anche in questa occasione è emersa la necessità di prospettarsi verso un futuro condiviso, che non conosca i limiti del locale, ma che tenga conto del globale.

Il GiaveraFestival è inziato il 27 giugno e prosegue anche nel mese di luglio con altri appuntamenti. Trascorse le giornate da giovedì 15 a domenica 18 luglio, nel parco di verso a Giavera del Montello, si fa un bilancio. Il risultato è, senz’altro, positivo. Nonostante le limitazioni per le norme anti-Covid19 e il tempo atmosferico, talvolta incerto, l’affluenza del pubblico è stata numerosa. Secondo i promotori, che hanno diffuso un comunucato al termine dell'evento, è avvertito il desiderio e la ricchezza dell’incontro tra persone, tratto distintivo di questa manifestazione fin dal suo inizio, 26 anni fa. Si è così creato un “clima” positivo durante tutti i momenti delle giornate, sia nelle occasioni musicali, che negli spazi dedicati alle mostre, all’artigianato e negli “appuntamenti conviviali” con il cibo.
Sono stati interessanti e ricchi anche gli incontri con gli ospiti, che con la loro presenza e il loro apporto hanno qualificato i momenti di riflessione e di dibattito. In queste occasioni, anche il numeroso pubblico ha partecipato ai dibattiti, con considerazioni e domande all’altezza delle riflessioni proposte. Marco Aime, Francesco Remotti, Massimo Bray, Marina Lalovic’, Mauro Caputo, Donatella Ferrario, Davide De Michelis, Stefania Prandi, Andrea Signorelli, Khalifa Abo Khraisse hanno ripreso e rilanciato temi che si sono rivelati complementari gli uni agli altri.
Inoltre, anche in questa occasione, è emersa la necessità di prospettarsi un futuro condiviso, per evitare di rinchiudersi nel presente, e di riconoscere i limiti di un “locale” che non tiene conto del “globale”. Una necessità che porta a individuare l’urgenza, ma anche il valore, di assumere il tema dell’ambiente e della sua cura come prospettiva che potrebbe farci uscire dal nostro angolo di mondo e di storia, in cui il timore del virus può confinarci. Mutamenti climatici e aumento delle disuguaglianze potrebbero essere colti come questioni decisive per una posizione comune, trasversale, che porti alla mobilitazione dei più giovani e insieme alla presa di responsabilità degli adulti, rispondendo alla “comunità di destino” composta da tutti gli esseri viventi sulla Terra. Sono temi che richiedono sia una decisa azione formativa per i più piccoli e i più grandi, sia una presa di coscienza che orienti il consenso politico complessivo, fin dentro le complesse questioni poste dal mondo digitale e dai vari social media.
Possono sembrare considerazioni piuttosto idealistiche, ma gli “stravolgimenti” causati dal virus forse possono farci notare anche gli “stravolgimenti” di un clima atmosferico e sociale che diventano sempre più incalzanti.
Ciò che dà forza particolare a tali considerazioni è l’energia che la festa sprigiona: la voce echeggiante ed evocativa di Saba Anglana, cantante italo-somala, l’unisono dei cori Voci dal Mondo, le Cicale e Canto Spontaneo, le sonorità e i ritmi di tutti i gruppi intervenuti nei giorni della manifestazione, hanno contribuito a generare l’energia di questa piccola utopia concreta di incontro e scambio che si assapora al Festival. Un rilievo particolare va dato all’esibizione di Bil Aka Kora, cantautore molto famoso in Burkina Faso e ospite d’onore di domenica 18, la cui presenza ha dato valore alla vitalità della comunità Burkinabé di Treviso, che anche in questi tempi difficili riesce a mantenere relazioni di solidarietà e di sostegno reciproco. L’inno del Burkina Faso, insieme a Fratelli d’Italia, ha commosso tutti coloro che avevano appena assistito al dispiegarsi dell’enorme “Bandiera del mondo”, composta da tutte le bandiere di coloro che abitano questo nostro territorio, da qualche anno simbolo vivo e coinvolgente del GiaveraFestival.
Sono in programma altri due appuntamenti: una serata in cui si incontrerà la ricchezza di esperienze e tradizioni della comunità senegalese, rappresentata dall’associazione Djamoral della Casamance, regione del Senegal, il 14 agosto al parco Fenderl di Vittorio Veneto. Infine, dal 26 al 31 agosto, un “viaggio inchiesta” al “confine ovest” d’Italia: dopo aver sostato sul “confine est” sopra Trieste, a fine giugno, intravedendo le tracce di coloro che giungono dalla famigerata “rotta balcanica”, si proseguirà ad ovest verso Marsiglia, “città meticcia” per eccellenza, seguendo ancora i percorsi di chi cerca il proprio destino oltre l’Italia.
I promotori ringraziano l’Amministrazione comunale di Giavera che continua a sostenere questo progetto, la parrocchia di Cusignana per la sala incontri di giovedì e venerdì, e tutte le volontarie e i volontari, la vera e indispensabile anima del Festival, che credono credere sia prezioso, in questi tempi incerti e “stravolti”, offrire un’occasione di incontro e di scambio, come traccia che orienti un cammino futuro comune.
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