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Paolo Pecorari: "Umile ricercatore della verità"

Mons. Cusinato ricorda lo studioso trevigiano, mancato l'11 settembre, a 79 anni. Docente emerito di storia economica, studioso del movimento cattolico, e soprattutto "maestro ed educatore, uomo onesto, cristiano convinto". 

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Paolo Pecorari ricercatore

Fu mons. Luigi Pesce nel 1979 a presentarmi il prof. Paolo Pecorari, in occasione delle celebrazioni centenarie del vescovo di Treviso Ludovico Barbo. La collaborazione sulla ricerca storica si intensificò negli anni ’80 attorno ad eventi celebrativi: del ’90 della Vita del Popolo, di Giuseppe Toniolo, del vescovo Longhin, ed altri. Che si trasformò subito in amicizia. E’ stato sempre vicino al settimanale diocesano di Treviso, che stimava voce significativa del movimento cattolico italiano, non solo nella stagione storica tra ‘800 e ‘900, ma anche negli ultimi decenni, per l’impegno di farsi interprete sincero di “una chiesa di popolo” libera e propositiva, e per il sostegno alle rinate Settimane sociali dei cattolici trevigiani. Autorevole, tra i tanti, il suo saggio introduttivo all’edizione anastatica degli Annali del Ferretton nel 2012.

L’amicizia era divenuta negli anni fraterna, con frequenti telefonate e periodiche visite prima nella casa di San Trovaso, dove la mamma mi accoglieva con delicatezza di affetti; poi a Mestre, dove ho potuto anche godere della presenza discreta e buona della sorella Annalisa. Uscivamo a pranzo con l’amico comune Paolo Spolaore, senza interrompere il dialogo che partiva sempre da riflessioni culturali: sulla ricerca storica (quanto esigente!), sulla realtà ecclesiale, sociale e politica, anche critico ma positivo. Quasi sempre, e per esigenza comune, i sentimenti e le parole approdavano alla vita spirituale; che nelle interminabili telefonate diventavano discernimento scambievole sulle voci del “Maestro interiore”, di cui ambedue ci sentivamo discepoli.  Eppure egli era grande maestro. Che amava ascoltare con sincera attenzione, e quando gli toccava dire, il pensiero gli usciva chiaro, essenziale, innovativo, anche quand’era critico. E andava sempre ai valori fondamentali. L’intrinseco rapporto dell’etica con l’economia e la politica (del Toniolo era interprete tra i più illuminati); la ricerca umile della verità che si rivela senza lasciarsi possedere (tomista sì, ma anche agostiniano); la gratuità che fa dell’amicizia l’esperienza umana più alta (mi perdonava che la trovassi pura anche nei classici latini). Senza dircelo, lui mi riconosceva presbitero-sacerdote, io lo tenevo maestro ed educatore, uomo onesto, cristiano convinto. Nell’amicizia, il rapporto era questo. Della sua anima posso dire che era quella del bambino con la fede coltivata semplice e pura. Che era la sorgente limpida di tutta la sua vita. Di docente, studioso, cittadino, figlio e fratello nelle relazioni famigliari, amico. (don Lino Cusinato)

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