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Editoriale: il cenone e la messa di mezzanotte

Purtroppo, su un problema non essenziale per la fede, quale l’orario della messa, e su un altro irrilevante per un cristiano, come il cenone natalizio, si corre il rischio che si protraggano tensioni e polemiche, con il solito corollario di accuse e sospetti, tra cattolici desiderosi di mantenere le tradizioni e altri più possibilisti e “aperti”. Così che il Natale corre il rischio di trasformarsi in una festa più politica che religiosa che, invece di unire, divide gli animi, gettando alle ortiche il messaggio di amore e di pace che si irradia dalla grotta di Betlemme.

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Editoriale: il cenone e la messa di mezzanotte

Alcuni anni orsono abbiamo avuto discussioni e polemiche sul crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici. Adesso ne abbiamo altre sul cenone natalizio e sulla messa di mezzanotte. Protagonisti del dibattito sono soprattutto cattolici difensori delle tradizioni, giornalisti e il mondo laico in genere. Prima ha avuto l’onore delle cronache il cenone, che più di qualcuno, anche tra gente acculturata, ritiene sia un elemento costitutivo del Natale cristiano. Persino giornalisti di una certa fama e spesso presenti sui media, si sentono in dovere di chiedere a qualche religioso o fedele cattolico che Natale può mai essere per noi cristiani se non possiamo fare il cenone. Gli intervistati, di solito, non si prendono nemmeno la briga di rispondere a cotanta banalità.

Forse molti dimenticano, o non sanno, che una volta, fino a una cinquantina di anni fa, dalle nostre parti si teneva solo il pranzo di Natale nel quale si ritrovava tutta la famiglia, mentre di cenone natalizio non c’era quasi traccia.

Come sempre, a imporre un tale costume ha pensato il consumismo, con la relativa commercializzazione delle feste cristiane. Così, la messa di mezzanotte è diventata per molti quasi una necessaria appendice del cenone alla quale, magari, ci si reca ben sazi e con le bollicine di prosecco che ancora vanno su e giù.

 

Polemiche pseudo religiose

La settimana scorsa, a riaccendere altre polemiche ci ha pensato il cattolico ministro del Pd Francesco Boccia. Preoccupato di evitare deroghe al coprifuoco delle 22, ha detto, forse in un modo un po’ sbrigativo e confondendo l’orario della messa con le regole da rispettare, che “fare nascere Gesù bambino qualche ora prima di mezzanotte non è un’eresia”.

Gli ha subito fatto eco, in modo altrettanto frettoloso e superficiale, un altro cattolico, il deputato di “Noi Con l’Italia” Maurizio Lupi, chiedendo ironicamente al Ministro se per caso, oltre al ministero per le Regioni, abbia assunto anche il ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, tradendo così, nella foga, un evidente difetto di conoscenza teologica e della tradizione cristiana.

Bisogna dire che la messa di mezzanotte non è un dogma di fede, ma una bella tradizione (sorta per motivi più devozionali e pastorali che teologici) che risale al V-VI secolo e che è bene conservare; prevista anche dal Messale romano, il quale contempla, oltre a una celebrazione vigilare (verso le 18-19) ben tre messe natalizie, da tenersi in orari diversi: la messa nella notte, quella dell’aurora e quella del giorno. In passato, però, non sempre e non ovunque veniva celebrata la messa di mezzanotte. Ad esempio, circa quarant’anni fa, quando ero cappellano a San Martino di Lupari, non si celebrava affatto e nessuno si scandalizzava. Che poi l’orario non sia una verità di fede lo testimonia il fatto che ormai molti vescovi, parrocchie e persino i papi Francesco e Benedetto, incuranti del cenone, da un po’ di tempo hanno anticipato questa messa verso le 21.30-22.00.

Ad ogni modo, di fronte a tante polemiche pseudo religiose, la Conferenza episcopale ha fatto sapere che avrà modo di “monitorare la situazione epidemiologica e confrontarsi sulle modalità di celebrare i riti natalizi in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme, come finora avvenuto” con le autorità governative.

 

Quando poi ci si mette la politica…

Purtroppo, su un problema non essenziale per la fede, quale l’orario della messa, e su un altro irrilevante per un cristiano, come il cenone natalizio, si corre il rischio che si protraggano tensioni e polemiche, con il solito corollario di accuse e sospetti, tra cattolici desiderosi di mantenere le tradizioni e altri più possibilisti e “aperti”. E un certo mondo “laico” sulle nostre divergenze va a nozze. In più, la politica, pur di accaparrarsi qualche consenso, si butta a capofitto nella mischia usando slogan fantasmagorici e un po’ ridicoli (“Siamo a un passo dalla Chiesa di Stato modello cinese”). E con noi cattolici “credenti e praticanti”, “tradizionalisti” o “progressisti”, che cadiamo nel tranello di lasciarci usare e strumentalizzare. Così che il Natale corre il rischio di trasformarsi in una festa più politica che religiosa che, invece di unire, divide gli animi, gettando alle ortiche il messaggio di amore e di pace che si irradia dalla grotta di Betlemme.

 

Qualcosa di buono c’è

A parte le inevitabili ambiguità che circondano questa festa, tutto questo discutere attorno al cenone e alla messa di mezzanotte, testimonia come, seppur a volte con motivazioni spurie, la festa del Natale rivesta ancora una grande importanza, non solo per i cristiani, ma anche per la cultura e la vita del nostro Paese. Un interesse che, però, non ha alcun riscontro con quell’altro evento, quello della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù, questo sì veramente decisivo per la fede cristiana. Purtroppo, l’orario anticipato della solenne Veglia pasquale (che invece, per sua natura, richiederebbe di essere iniziata nella notte per finire all’alba) in cui si annuncia la risurrezione di Cristo, non desta alcun interesse e perciò non suscita polemiche. Verrebbe da dire, “per fortuna”, perché significa che la società dei consumi deve ancora inventarsi qualcosa (come, invece, è avvenuto con Halloween nella festa di Tutti i santi, e con il cenone natalizio) per sfruttare commercialmente anche la notte del sabato santo. Per il momento stiamo tranquilli: agnello al forno, colombe, uova di cioccolato e tanto altro sono rinviati al pranzo del giorno dopo.

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