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CRONACHE DALLA PANDEMIA. Francia, "reazione lenta"e un lungo viaggio di ritorno

Solo il 12 marzo Macron ha annunciato la chiusura delle Università. Poi la richiesta agli studenti stranieri di tornare a casa e il percorso in treno mentre iniziava la quarantena.

Parole chiave: coronavirus (936), francia (33)
CRONACHE DALLA PANDEMIA. Francia, "reazione lenta"e un lungo viaggio di ritorno

Nonostante le notizie dall’estero e da province limitrofe, Parigi è rimasta immersa nella sua solita frizzante atmosfera fino a metà marzo. Nonostante il rettore sia risultato positivo e la direzione si trovi in quarantena da una settimana, la vita alla Scuola Normale Superiore scorreva tranquilla. Solo il 12 marzo Macron ha annunciato la chiusura delle Università e la Normale fa la sua parte: fine delle lezioni e, soprattutto, chiusura delle residenze studentesche dove, per colpa dei bagni e delle cucine in comune, non possono essere rispettate le norme igienico-sanitarie prescritte dal Governo. Vengo subito rassicurato, però, che, in quanto studente internazionale, per di più proveniente da una zona colpita, mi sarà garantita la possibilità di restare. Approfittando della partenza di molti, gli studenti rimasti invitano amici e le cucine dello studentato sono più affollate del solito. Sono stupito e infastidito. Domenica 22, però, veniamo invitati ad andarcene pure noi internazionali e dei rappresentanti degli studenti mi bussano alla porta a tarda sera dicendomi che l’unica possibilità di partire sarà il giorno dopo, da martedì non sarà più possibile muoversi. Ora sono preoccupato delle condizioni in cui mi troverei se prolungassi il soggiorno. Trascorro un pomeriggio di esitazione prima al telefono con i miei genitori e poi alla ricerca di informazioni affidabili per l’eventuale rientro: contatto Lufthansa per sapere se l’unico volo rimasto per Venezia sia garantito, poi chiamo il Consolato per capire come è meglio tornare e mi viene consigliato di rimanere a Parigi, come avrei volentieri fatto anch’io. Alla fine, decido di prendere un biglietto del treno che dovrebbe portarmi mercoledì a Milano attraverso Basilea. Lunedì sera viene annunciata la quarantena e da martedì mattina all’improvviso ci sono poche persone in giro. Sono teso e dormo male. Il giorno dopo parto alle sei e mezza e il viaggio fila liscio. Non c’è nessun altro nel mio vagone, così posso abbassare la mascherina e respirare tranquillamente. Arrivati a Chiasso, alla frontiera, la polizia italiana chiede l’autocertificazione a tutti i viaggiatori (una ventina in tutto). Alle tre e mezza, prendo un regionale che va verso Milano, dove aspetto un’ora. Comincio ad essere stanco, qui c’è più gente e la mascherina mi fa mal di testa. Dopo altri due regionali arrivo finalmente a Venezia.  Trovo mio papà, mi dispiace non poterlo abbracciare. Mi porta nella casa di campagna dei nonni dove inizio l’auto isolamento. Per ora tutto bene. (Amedeo Zorzi)

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