CRONACHE DALLA PANDEMIA. Il coronavirus e i ragazzi delle fognature di Bucarest: l'allarme dalle famiglie volontarie di Casale
“Difficile dire come stanno affrontando questa situazione - dice Lella Vettori, di Casale sul Sile, da molti anni impegnata nell’associazione «Kinder in Not, bimbi in emergenza» - ma da alcune notizie che abbiamo molti spariscono, probabilmente muoiono per il coronavirus. E del resto sono persone debolissime, con i polmoni devastati dalla colla che sniffano, spesso sieropositivi”.

Non sono neppure “numeri”, non sono neppure destinati a figurare come “vittime” della pandemia Covid-19. Sono i bambini e ragazzi che vivono nelle fognature di Bucarest, attraverso espedienti e continuamente storditi dalla colla che sniffano. “Difficile dire come stanno affrontando questa situazione - dice Lella Vettori, di Casale sul Sile, da molti anni impegnata nell’associazione «Kinder in Not, bimbi in emergenza» - ma da alcune notizie che abbiamo molti spariscono, probabilmente muoiono per il coronavirus. E del resto sono persone debolissime, con i polmoni devastati dalla colla che sniffano, spesso sieropositivi”. Insomma, un ulteriore fattore di morte che si aggiunge a molti altri, tanto che sono gli stessi ragazzi, in alcuni reportage, ad affermare che, in ogni caso, non fa molta differenza “morire di Aids o di Covid-19”.
Problema di lunghissima data, quello dei ragazzi che vivono sottoterra, tra le condotte fognarie della capitale rumena. Risale ancora ai tempi di Ceausescu, quando i bambini scappavano dagli orfanotrofi. E non è mai stato risolto. “Alcuni sono diventati adulti, ma ci sono anche piccoli di tre anni, bambine e bambini vengono immediatamente violentati. A volte i più piccoli vengono accolti in casa famiglia, ma per i grandicelli non c’è più niente da fare”. Kinder in Not, bimbi in emergenza nasce a Bolzano nel 1999, per aiutare i bambini rumeni. Nel nostro territorio esistono sezioni a Treviso, Peseggia e Casale sul Sile. A Casale un nutrito gruppo di famiglie, da molti anni, segue progetti e adozioni a distanza in Romania e si è dato da fare per costruire la casa famiglia ora gestita dalle suore greco-cattoliche del Cuore immacolato di Maria. “All’interno della casa famiglia tutto procede bene - conclude Lella Vettori -. Come spiegavo, lì c’è anche qualcuno che viene dalla strada, ma è possibile farlo solo con pochi. La struttura accoglie comunque numerosi minori senza famiglia e in questo momento è isolata, senza riportare casi di contagio”. (B.D.)
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