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CRONACHE DALLA PANDEMIA. Sudafrica, la difficile situazione raccontata da don Filippo Ferraro

Anche in Sudafrica, dal 26 marzo, è tutto chiuso a causa del coronavirus. Vietati gli spostamenti non necessari, proibita la vendita di alcolici e tabacchi, si esce solo per la spesa, annullate anche tutte le celebrazioni religiose fino a dopo Pasqua, ma i casi di contagio crescono.

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CRONACHE DALLA PANDEMIA. Sudafrica, la difficile situazione raccontata da don Filippo Ferraro

Anche in Sudafrica, dal 26 marzo, è tutto chiuso a causa del coronavirus. Vietati gli spostamenti non necessari, proibita la vendita di alcolici e tabacchi, si esce solo per la spesa, annullate anche tutte le celebrazioni religiose fino a dopo Pasqua, ma i casi di contagio crescono e al 4 aprile erano arrivati a oltre 1.500, e 5 decessi. Il Paese si trova dunque a far fronte con misure straordinarie a un problema di portata mondiale che si aggiunge ai tanti che già esistono e che rischiano di destabilizzare profondamente lo Stato.

Padre Filippo Ferraro, scalabriniano, originario della diocesi di Treviso, vive da anni a Cape Town, dove gestisce fra i vari progetti un centro di ricerca sull’immigrazione, lo Scalabrini centre, impegnato in prima linea nel sostegno e nell’integrazione di tanti migranti che da tutta l’Africa raggiungono il Paese, e una casa di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, la Lawrence house.

Molte le situazioni difficili da controllare nel Paese, dalle township, le sovraffollate baraccopoli, alla presenza di un numero elevatissimo di persone senza dimora, fino alla povertà dilagante, un altissimo tasso di criminalità e alla diffusione di altre malattie come la tubercolosi e l’aids, che oggi conta nel Paese 7,1 milioni di persone sieropositive.

“Qui il tutto è arrivato per via di turisti stranieri o sudafricani di ritorno dall’estero – ha raccontato padre Filippo –. Al momento sembra abbastanza sotto controllo anche se il numero di tamponi è molto più basso di quello che si fa in Europa. Il Governo ha preso subito precauzioni. E’ stato anche facile perché le scuole erano ormai arrivate alla fine, i ragazzi hanno saltato proprio qualche giorno di lezione. Ora sono aperti solo i servizi essenziali e fuori c’è abbastanza calma e tranquillità, non è stato faticoso come ho visto in Italia nei primi giorni convincere la gente a stare a casa. Tutto è fermo, ma ci sono alcune situazioni particolarmente problematiche: in primo luogo le township, dove il Governo sta facendo molti controlli per la paura di portare il contagio in città. Lì, nelle baraccopoli, se ci fossero contagi, in quelle condizioni di vita, con scarsa igiene e senza spazi, sarebbe un disastro, un’epidemia ingestibile anche alla luce del sistema sanitario del Sudafrica: qui sanità pubblica vuol dire pochi ospedali e già al collasso in situazioni di «normalità»”.

“Altro problema, che poi è quello più grosso e strutturale, riguarda le divisioni sociali, etniche, razziali e la povertà. Questa situazione va a esasperare le differenze. I senza dimora sono tantissimi e non hanno una casa in cui restare, sono gli unici per strada e non so come se la stiano cavando. C’è un po’ di distribuzione di cibo, ma sicuramente non a sufficienza. La grande paura è la possibilità di rivolte sociali, il rischio è molto alto. Tutte le persone che non hanno un lavoro fisso che fanno lavori saltuari sono in grossa difficoltà. Dunque o aumenta ulteriormente la criminalità o in ogni caso inizieranno a esserci problemi di instabilità sociale”.

La paura del virus non tocca lì come altrove: “Non c’è una grande paura, è un problema come un altro in un Paese che ne ha già tanti, se non muoiono del virus muoiono di fame, o di tbc o di aids o perché vengono accoltellati lungo la strada per il furto di un telefonino o spiccioli”.

Anche i migranti in questa situazione si trovano fra le fasce più a rischio della popolazione: “Sono tra i meno tutelati perché hanno situazioni economiche più difficili. Cui si aggiunge la documentazione. In teoria ora è stato sospeso l’obbligo di andare al ministero degli Interni per rinnovare i documenti e ci sarebbe una tacita proroga del documento di richiedente asilo almeno fino alla rimozione del lockdown. Ci sono alcuni gruppi e associazioni, anche lo Scalabrini centre tra questi, che si occupano di distribuire un po’ di aiuti, ma non è facile perché le risorse sono poche. Gli scambi di denaro si fanno tramite app dal cellulare, ma per i medicinali invece è molto più complicato, quasi impossibile”.

Il distanziamento sociale inoltre tocca da vicino le varie comunità che davano supporto alla popolazione.

“Altra difficoltà come Chiesa, ma vale per tutti, è l’impossibilità di trovarsi a livello comunitario. Per comunità come quella congolese o quella somala questo è un grosso peso, perché chi ha più bisogno di aiuto trovava supporto nell’incontro e nel sostegno che ora viene a mancare”.

Mentre lo Scalabrini centre ha chiuso, non si può fermare il lavoro del progetto Lawrence house, che ospita minori in età scolare separati dalle loro famiglie; il timore è quello del contagio interno, vista l’impossibilità di mantenere il distanziamento sociale e la mancanza di spazi per l’isolamento. “Alla Lawrence house fino a ora va tutto bene, ma se ci fosse un caso sarebbe un disastro, tuttavia speriamo bene perché i nostri ragazzi hanno tanti problemi, ma per fortuna sono in buona salute. E’ un grosso stress invece il turnover per il personale, stiamo anche cercando di organizzare il trasporto per lo staff perché una cosa da evitare assolutamente in questo momento sono i taxi collettivi che comunque circolano poco. I ragazzi a stare chiusi lì, a casa da scuola, si annoiano con niente, non è neanche facile organizzare attività, è più facile contagiarsi in negativo nell’umore. Inoltre rallentano i processi di quelli che stavano per avere forse qualche documento, per chi sta ancora aspettando c’è la possibilità che venga rimpatriato, però speriamo di risolvere tutto”.

Intanto una buona notizia arriva da The Avenue, dove una coppia di Bassano del Grappa che vive con padre Filippo ha appena avuto il suo secondo figlio: Zaccaria è nato il 29 marzo e ora è a casa con mamma, papà e fratellino.

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