Chiuse le paralimpiadi a Sochi: gli atleti ucraini coprono le medaglie
E' forse l'immagine più significativa delle paralimpiadi che si sono chiuse oggi a Sochi: gli atleti ucraini che coprono le medaglie con una mano. E' il loro modo per protestare per la difficile situazione che il Paese sta vivendo

E' forse l'immagine più significativa delle paralimpiadi che si sono chiuse oggi a Sochi: gli atleti ucraini che coprono le proprie medaglie con una mano. Il loro modo per protestare per la difficile situazione che il Paese sta vivendo con l'«invasione» russa in Crimea. Le competizioni di questi giorni si sono svolte in un clima surreale, con l’entusiasmo del pubblico di casa che rendveva ovattate le vicende drammatiche che accadevano a qualche centinaio di chilometri. Gli scontri politici tra sostenitori dell’appoggio all’Europa e i simpatizzanti di Mosca, i morti per le strade, le manovre dei tank russi al di qua e al di là dei confini, prodromi di una vera e propria invasione, le tensioni internazionali cresciute esponenzialmente, potevano e dovevano, forse, scatenare una reazione ben differente anche sul fronte sportivo in queste Paralimpiadi.
"Fin dalla cerimonia di apertura si è assistito, invece, a un comportamento bivalente, quasi pilatesco -sottolinea Leo Gabbi,editorialista sportivo per il Sir -: anche le nazioni più intransigenti, come Usa, Francia e Gran Bretagna, Norvegia e Finlandia, cui si è aggregata all’ultimo anche l’Italia, hanno disertato la cerimonia di apertura, lasciando a casa per protesta le delegazioni governative ma dando il via libera agli atleti per i 10 giorni, in cui si sono sfidati 575 atleti provenienti da 45 Paesi. Che sullo sport non debbano ricadere le responsabilità della politica è un fatto, ma che si scelga una soluzione di compromesso, che salva l’immagine, ma lascia sul tappeto problemi gravissimi circa le violazioni di diritto internazionale che hanno visto protagonista la Russia in queste settimane, non è precisamente un bel modo di risolvere la situazione.
Siamo di fronte a fatti di grandissimo impatto sullo scacchiere internazionale, con una situazione in divenire che potrebbe precipitare da un giorno all’altro e che rischia di trascinare il mondo in un conflitto mondiale senza precedenti. Sembra incredibile, ma nonostante la Perestroika, la nuova stagione di rapporti Usa-Russia inaugurata da Clinton ed Eltsin, sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda. E allora, le Olimpiadi, vedi Mosca e Los Angeles, furono boicottate davvero, attraverso i veti incrociati, prima occidentali e poi sovietici. Nessuno può esultare quindi, in quella che doveva solo essere una meravigliosa festa di sport e di rinascita, come hanno insegnato le Paralimpiadi di Londra, il punto più alto segnato da questa manifestazione.
Eppure, anche sotto la cappa grigia e minacciosa di questi tempi, ci sono storie bellissime che si sono incrociate in questi giorni a Sochi, come quelle delle due sciatrici Oksana Masters e Tatyana McFadden, narrata da Avvenire. Entrambe nate 24 anni fa in Unione Sovietica e abbandonate in un orfanotrofio, una a Kiev, l’altra a San Pietroburgo. Adottate da due famiglie americane, oggi sono due punti di forza della nazionale paralimpica degli Usa. Segnali senza confini, che al di là dei risultati sul campo ci auguriamo facciano riflettere sul vero valore dello sport".
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento