La minaccia nucleare
Il 26 settembre si celebra la Giornata per l'eliminazione totale delle armi nucleari. Un tema all'attenzione dell'Assemblea delle Nazioni Unite, mentre preoccupanti novità arrivano dall'Ucraina.

In questi tempi in cui i venti di guerra soffiano alle nostre porte, soprattutto dopo le minacce pronunciate dal presidente russo Vladimir Putin in settimana, celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari significa rimarcare una presa di posizione forte: la volontà di abolire per sempre le armi nucleari dalla faccia della terra, in quanto minaccia di una irreversibile distruzione collettiva. La data fissata, che cade nel mezzo dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, è quella del 26 settembre. Quest’anno ricorrono i 10 anni dall’istituzione di tale ricorrenza, avvenuta nel 2013 con risoluzione A/RES/68/32.
La risoluzione istitutiva fa appello alla necessità di “adottare con urgenza una Convenzione globale sulle armi nucleari con la finalità di proibire il possesso, lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, il ricorso - o la sola minaccia a ricorrervi - di armi nucleari e di provvedere alla totale distruzione di quelle esistenti”. Tale impegno è diventato internazionalmente vincolante solo il 22 gennaio 2021, con l’entrata in vigore del Tpnw, ma non vede tra i firmatari né Stati Uniti né Russia e men che meno l’Italia, dove sono presenti oltre 70 testate nucleari statunitensi (nelle basi di Ghedi e Aviano).
Il disarmo nucleare non è un tema recente, ma un obiettivo cruciale delle Nazioni Unite, già al centro della prima risoluzione dell’Assemblea generale nel 1946. La sua discussione è stata poi ampliata nel corso delle conferenze che si sono tenute dalle Nazioni Unite, sin dal 1975, a seguito del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnt), entrato in vigore nel 1970. L’obiettivo ambizioso è di porre un limite al numero delle testate nucleari.
Eppure, oggi nel mondo si stima rimangano ancora oltre 13 mila armi nucleari, come evidenziato nel corso della decima conferenza di revisione delle parti del Tnt tenutasi dal 1° al 26 agosto scorso. Una riduzione significativa rispetto ai picchi della Guerra Fredda, quando, ad esempio, i soli Stati Uniti ne avevano oltre 31 mila, poco dopo la crisi dei missili a Cuba, ma comunque una quantità sufficiente a distruggere la Terra, considerando anche il significativo aumento della loro potenza rispetto a quelle esplose 77 anni fa a Hiroshima e Nagasaki.
E se gli Stati Uniti sono la prima potenza nucleare al mondo, con più di un terzo delle testate, segue di poco la Russia. Ben si comprendono, allora, le preoccupazioni scaturite dal botta e risposta fra Washington e Mosca sull’ipotesi di un eventuale utilizzo di armi non convenzionali da parte russa nel conflitto ucraino.
Malgrado la crescente preoccupazione internazionale dovuta alle possibili conseguenze di una fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale di Zaporizhia, è emerso che la dottrina della deterrenza nucleare rappresenta ancora oggi un elemento costitutivo delle politiche di sicurezza di molti Stati, se si pensa che più della metà della popolazione mondiale vive in Paesi dotati di armamenti nucleari o che fanno parte di alleanze nucleari. L’Assemblea generale, quasi unanime, sta sottolineando in questi giorni la necessità di stabilire un clima di fiducia reciproca tra gli Stati che permetta di evitare qualsiasi passo falso che potrebbe degenerare in una guerra nucleare.
La Giornata rappresenta quindi un’opportunità per accrescere la consapevolezza sui costi sociali, economici e di sicurezza che gli arsenali nucleari comportano e sui concreti benefici che deriverebbero dal loro completo smantellamento, contribuendo anche alla pace e allo sviluppo sostenibile.
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