Nepal, Caritas mobilitata. Un trevigiano coordina gli aiuti
E' urgente aiutare la popolazione dopo il terribile sisma che ha provocato migliaia di vittime. A coordinare la missione per l’Italia sarà Beppe Pedron, operatore proveniente dalle file di Caritas Tarvisina, responsabile di Caritas Italiana per la regione Indiana.

C’era un Paese bello e gentile, una sorta di India minore dove convivono pacificamente tutte le religioni, illuminata dai sorrisi del suo popolo, povero ma dignitoso, e dallo splendore stupefacente dei suoi templi buddisti e induisti, dei suoi monumenti, delle sue montagne e della natura spettacolare. Ora in Nepal ci sono lacrime, cadaveri sotto le macerie o sulle pile di legna per la cremazione, distruzione ovunque, migliaia di feriti negli ospedali già allo stremo e centinaia di migliaia di persone senza tetto che hanno urgente necessità di assistenza umanitaria. Il governo ha stimato finora circa 4.500 morti (quattro gli italiani) ma la Caritas ne teme oltre 6.000 e la popolazione parla addirittura di 10-15mila vittime. Perché molti villaggi vicini alla zona dell’epicentro del terremoto di sabato 25 aprile, di magnitudo 7,8 della scala Richter, non sono stati ancora raggiunti dai soccorsi. Oltre alla nota Durbar square di Katmandu sono state completamente distrutte anche città storiche bellissime, come il piccolo centro di Baktapur, e Patan, la più antica tra le città reali nella valle di Kathmandu. A Pokhara, la cittadina da cui si partiva per le escursioni sull’Himalaya, c’è ancora ansia per i tanti alpinisti dispersi. Nel dramma della popolazione, come già avvenuto durante lo tsunami del 2004, sono infatti rimasti coinvolti anche i turisti, degli alpinisti, ecco perché l’attenzione dei media è ancora così alta.
La vicinanza del Papa e della Cei. L’aeroporto di Katmandu è ancora inagibile, alcuni ponti sono crollati e molte vie di comunicazione sono interrotte, manca l’acqua e l’energia elettrica, come spesso capita in queste drammatiche catastrofi naturali. Domenica papa Francesco ha assicurato “vicinanza alle popolazioni colpite”, preghiera “per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità” e ha chiesto la mobilitazione della comunità internazionale perché “abbiano il sostegno della solidarietà fraterna”. La Cei è subito intervenuta con uno stanziamento di 3 milioni di euro dai fondi 8xmille.
Voci da Katmandu. La rete Caritas si è immediatamente attivata per gli aiuti, anche se in condizioni difficilissime. Piove e la notte fa molto freddo. “Ho visto tantissima distruzione - racconta padre Pius Perumana, direttore di Caritas Nepal -, edifici completamente collassati e corpi per strada. Le persone sono ancora intrappolate sotto gli edifici e non sappiamo se sono vivi e morti. Abbiamo bisogno soprattutto di alloggi, i bambini dormono ancora all’addiaccio”. Katmandu è già invasa dalle tendopoli dei senza tetto, che hanno bisogno di tutto. “Speriamo di tornare presto alle nostre case - dice Magdalene Thakuri, 54 anni, ospitata con altre famiglie nella Chiesa dell’Assunzione. Santos Kumash Magar, 29 anni, giovane insegnante, racconta di essersi salvato insieme agli abitanti del suo villaggio perché erano tutti andati all’ordinazione di nuovi sacerdoti a Okhaldhunga, in una zona remota del Nepal orientale: “E’ stata una esperienza terribile. Tornando verso casa ho visto distruzione ovunque”.
Caritas italiana già operativa. “E’ stato inviato un team di esperti in supporto a Caritas Nepal, soprattutto da Caritas India, e dalla sezione indiana del Crs, la Caritas americana”, spiega al Sir Fabrizio Cavalletti, responsabile dell’ufficio Asia di Caritas italiana. Anche Caritas Bangladesh ha offerto il suo contributo. “Sono già in distribuzione tende, teli per ripari temporanei, coperte, cibo e kit igienici. Pur essendo una realtà piccola, Caritas Nepal riesce ad avere uno sguardo su tutto il Paese”. La priorità rimane la ricerca dei sopravvissuti e l’assistenza ai senza tetto con beni di prima necessità, soprattutto acqua e materiale igienico sanitario. Vi è una preoccupazione particolare per la fasce più vulnerabili, come minori, anziani, disabili. Nonostante l’immediata mobilitazione delle Caritas asiatiche perché più vicine ai luoghi del disastro, anche le Caritas europee non mancano di dare il loro contributo. Caritas italiana ha messo a disposizione un primo contributo di 100mila euro e, grazie anche ai suoi operatori nell’area, resta in costante contatto con le Caritas dei Paesi colpiti. A breve invierà una sua missione in zona, per verificare i danni e stabilire un piano d’azione.
Un trevigiano a coordinare gli aiuti
A coordinare la missione per l’Italia sarà Beppe Pedron, operatore proveniente dalle file di Caritas Tarvisina, responsabile di Caritas Italiana per la regione Indiana. La popolazione si è riversata per le strade ed in questo momento le principali minacce sono il freddo, la fame ed il rischio di epidemie. “Nei paesi asiatici - racconta Pedron - in caso di calamità le persone più colpite sono sempre le vedove, i bambini e gli anziani, che, passate le fasi di prima emergenza, stentano a trovare i mezzi per sopravvivere”. Lo sforzo di Caritas Italiana sarà proprio quello di soccorrere le fasce della popolazione più deboli che si trovano in strada e sono destinate a rimanervi ancora a lungo. (P.C.)
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