Quei clandestini che ci piacciono
Coltan, la cassiterite, il tantalio, la wolframite. Sono nomi che ci dicono poco o nulla. Tuttavia, a causa del commercio clandestino di questi minerali, a noi sconosciuti ma indispensabili nella produzione dell’elettronica moderna, alcune regioni dell’Africa sono in guerra da vent’anni.

Da qualche anno a questa parte, anche tra i cristiani, c’è tanta paura dei clandestini; ma non di tutti. Ci sono dei clandestini che tutto l’occidente, il mondo arabo e quello indiano cercano di portare a casa loro: sono i minerali clandestini.
Coltan insanguinato
Quando esce un nuovo modello di telefonino ci vengono mostrate le immagini delle file interminabili di persone che sono in coda per acquistarlo. Ma quasi nessuno ci avvisa di cosa c’è dietro la produzione di quell’oggetto. Infatti, molti componenti di quel telefonino e di tante parti di elettronica di altri strumenti sono composti da minerali come il coltan, la cassiterite, il tantalio, la wolframite. Sono nomi che ci dicono poco o nulla. Tuttavia, a causa del commercio clandestino di questi minerali, a noi sconosciuti ma indispensabili nella produzione dell’elettronica moderna, alcune regioni dell’Africa sono in guerra da vent’anni. E’ quanto succede nella regione del Kivu, Repubblica democratica del Congo, che in vent’anni ha visto 8 milioni di vittime, causate proprio dal traffico del coltan. Più degli ebrei uccisi durante la seconda guerra mondiale, similmente agli ucraini uccisi dall’Unione Sovietica di Stalin negli anni Trenta (secondo alcune stime). Sono stati uccisi dalle bande armate che controllano il commercio di minerale (la popolazione subisce estorsioni, soprusi, ed è terrorizzata da esecuzioni sommarie e stupri), dalle condizioni inumane di lavoro nelle gallerie scavate a mano. Spesso sono i bambini a scavare (e a morire), perché entrano meglio nei cunicoli. Vi muoiono per la fatica, per le malattie, per il crollo delle piccole miniere. Il 60% del coltan proviene proprio dal Congo.
Oro clandestino
L’Africa è uno dei grandi produttori di oro al mondo, tanta parte è scavata e venduta illegalmente; o, se piace la parola, clandestinamente.
Il giornalista Fulvio Beltrami lavora in Africa e ha scritto un bell’articolo “Dove finisce l’oro del Congo?”; in modo sintetico esprime i contenuti essenziali: “Il traffico illegale dell’oro in Congo è stimato sui 400 milioni di dollari annui mentre 1,36 miliardi di dollari (pari al budget annuale di educazione e sanità) sono stati regalati alle multinazionali straniere grazie ad una intenzionale sottostima dei giacimenti auriferi delle miniere privatizzate dal Governo di Kinshasa. Questa è la situazione descritta nel recente rapporto delle Nazioni Unite sul traffico illegale di oro e minerali rari dal Congo. Il 68% del traffico illegale passa attraverso l’Uganda (271 milioni di dollari). Altri Paesi coinvolti sono Angola, Burundi, Kenya, Rwanda, Sudafrica, Tanzania, Zimbabwe. Per la lavorazione: Dubai, India e Israele e i mercati finali sono Europa e Medio Oriente”. In sintesi c’è tutto. L’articolo è ricco di dati, ben documentato e autorevole per le fonti citate. In futuro, quando comprerete un oggetto d’oro, chiedetevi quanto sangue può essere costato … quello degli africani.
Terza guerra mondiale
L’Europa non può avere la coscienza tranquilla con l’Africa. Dovremmo ricordare onestamente un secolo e mezzo di colonialismo, che vuol dire anche guerra e sfruttamento. Lo è stato anche per l’Italia che in Africa ha costruito strade e scuole ma dopo aver “asfaltato” tanti africani.
Oggi si devono ricordare le continue “interferenze” con la vendita delle armi, l’intervento di eserciti europei e il continuo sfruttamento delle risorse. Quest’ultimo è da riferire anche ai diamanti e altre pietre preziose (interessante film è “Blood Diamond ”- Diamanti di sangue – con Leonardo Di Caprio, del 2006), all’uranio, al legno, alle coltivazioni di cacao e caffè, … Negli anni passati diversi paesi hanno lasciato al loro destino le colonie in Africa, prontamente sostituiti da Stati uniti, Russia, Australia, Cina, Dubai… In Africa si sta combattendo una guerra di bassa intensità per appropriarsi delle sue risorse, è una grossa porzione della “terza guerra mondiale disputata a pezzi” di cui parla papa Francesco.
“Vengono qui a portarci via il lavoro”: vedete voi se è il caso di affermarlo ancora dopo che il resto del mondo, italiani compresi, traffica clandestinamente con mercanti di morte. “Aiutiamoli a casa loro” dicono i più “caritatevoli”, ebbene, proviamo a prendere sul serio queste parole. Basta non vendere le nostre armi a governi africani che rubano, ai gruppi armati che opprimono. Dovremmo anche non comprare minerali clandestini; stiamo lottando per la tracciabilità di ogni bistecca in Italia ed entrano nel mercato mondiale tonnellate di minerali preziosissimi.
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