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Repubblica Centrafricana: come si impoverisce un Paese

In Centrafrica, dove ha vissuto per 15 anni p. Gilberto Ceccato di Cornuda, sono giunti i russi chiamati dal Governo: armi in cambio delle ricche miniere. I missionari combattono giornalmente un'ardua battaglia con povertà, violenza e ingiustizie

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Repubblica Centrafricana: come si impoverisce un Paese

L’ultimo sacerdote ucciso nella Repubblica Centrafricana è stato padre Firmin Gbagou, vicario generale della diocesi di Bambari, probabilmente ucciso da una fazione degli ex seleka di etnia Peuls, musulmani molto violenti. Nei cinque anni di combattimenti, dall’inizio dei conflitti nel Nord del Paese, sono 4 i sacerdoti che hanno perso la vita. Dalle notizie che ha padre Gilberto Ceccato, comboniano originario di Cornuda, per 15 anni nella Repubblica Centrafricana e da qualche mese rientrato in Italia, a Cordenons, sembra che padre Firmin si sia opposto a un tentativo di furto nel centro diocesano. La Repubblica Centrafricana è un paese grande due volte l’Italia con 5 milioni di abitanti, di cui 1 milione nella capitale. E’ al 188° posto su 188 nella graduatoria dei Paesi in base all’Indice di sviluppo umano. In alcune aree rurali la copertura vaccinale dei bambini non supera il 10% e il numero delle persone hiv positive è di circa 130.000 di cui solo la metà è in trattamento. A parte la capitale Bangui, ci sono 6 ospedali regionali, senza acqua ed energia, il personale è scarsissimo e poco preparato, manca totalmente un sistema di ambulanze per il trasporto dei casi gravi, la mortalità delle mamme e dei bambini è elevatissima. La corruzione altrettanto, come la povertà. In questa situazione vivono e cercano di dare il proprio aiuto i nostri missionari, mentre - ci dice padre Gilberto - molte Ong scappano “perché l’insicurezza è forte. Religiosi e religiose locali, preti diocesani vivono in situazioni difficili e spesso dimenticati. Anche se a soffrire maggiormente è sempre la gente”. La situazione attuale è frutto di scelte fallimentari fatte in passato. “La Francia negli ultimi anni ha fallito - ci spiega padre Ceccato - da tutti i punti di vista politico-militari e d’analisi della sua presenza in Africa. Soprattutto non ha dato peso al disastro umanitario in Centrafrica fin dall’inizio della crisi del 2014. Infatti nel 2013 i francesi appoggiarono i Musulmani nel loro Colpo di stato che portò la coalizione di musulmani ex Seleka al potere. Non si rese conto che le cose le erano sfuggite di mano e per salvare la faccia non volle intervenire causando probabilmente la crisi più drammatica dopo il genocidio del Ruanda”. Ora gli ex Seleka controllano il centro nord del Paese che è una zona franca, mentre i militari del Governo stanno prendendo posizioni a Bangassou, verso il Sudan. Dalla zona di Bossangoa più di 27.000 persone si sono rifugiate in Ciad dove vivono in situazioni complicatissime aiutati solo dalla chiesa cattolica e da organismi internazionali. I militari sono presenti, invece, nella zona di Bangassou, a sud, verso la Repubblica democratica del Congo, dove opera la chiesa cattolica e i protestanti con aiuti, un po’ di cibo, vestiti... “In aprile 2018 o rifugiati interni erano 669.997. Donne, vecchi, bambini che stanno pagando un prezzo gravissimo di fronte alle violenze subite oltre ai disagi creati dallo spostarsi continuamente, non avendo più nulla”. Violenze di cui sono rimasti vittime anche giovani, ragazzi e ragazze, in balia dei soldati stranieri, come già denunciato alle Nazioni Unite.
“L’Africa oggi è un continente in subbuglio perché fa gola ai potentati - ci dice sconsolato padre Ceccato -, fa gola ai poteri forti massonici per le enormi ricchezze del sottosuolo. Anche in Centrafrica, dove ci sono miniere d’oro e diamanti. Ora il Governo ha chiesto l’appoggio dei russi. Attualmente nel Paese si contano 1.500 militari russi, di facciata presenti per formare i militari Faca (Forces armées centrafricaines) del presidente Faustin-Archange Touadéra, ma dietro a ciò c’è tutta una manovra geo-politica molto complessa”. Fatto sta che il Cremlino sta lavorando alla creazione di un forte legame con il Centrafrica in campo militare, politico ed economico. La base di Bérengo, a ovest di Bangui, è stata messa a disposizione di Mosca. E di notte arrivano container pieni d’armi...
“Noi missionari - dice padre Ceccato - abbiamo il compito gravoso, oltre a quello di evangelizzare, di essere una presenza di ascolto e di consolazione. Dobbiamo avere il coraggio di restare e di denunciare le gravi ingiustizie. Il futuro sono i giovani, i quali spesso, trovandosi in situazioni estreme, sono tentati di scappare nei Paesi vicini. La chiesa cattolica sta investendo nell’educazione, nella sanità e nella formazione. Un lavoro arduo poiché il Paese è carente di strutture e personale preparato. E nei giovani c’è molta aggressività perché si sentono abbandonati dalle autorità”. Padre Ceccato per due anni ha vissuto da solo in un quartiere della capitale, con i giovani, dando vita a un centro, dove potessero iniziare la loro formazione. Il Centrafrica ha bisogno dei suoi figli, preparati, per riscattarsi, altrimenti sarà sempre alla mercé di forze straniere. Ieri la Francia, oggi la Russia.

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