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Ucraina, piazza coraggiosa

“Non ci aspettavamo che i nostri figli potessero ribellarsi, che affrontassero il potere di Janukovich”, ci raccontano due donne ucraine che vivono a Treviso. E raccontano di una situazione che arriva da lontano.

Parole chiave: ucraina (189), kiev (15)
Ucraina, piazza coraggiosa

“I nostri bambini sono stati più coraggiosi di noi”, con gli occhi azzurri lucidi di fiera commozione Emilia, una signora ucraina che vive nel Trevigiano, mi guarda con semplicità. L’intervista improvvisata con Emilia e Maria, dopo il loro turno di lavoro, diventa inaspettatamente un momento di condivisione fortissimo. “Non ci aspettavamo che i nostri figli potessero ribellarsi, che affrontassero il potere di Janukovich, a costo della loro stessa vita”.
Poi, come un torrente dopo le piogge, le due amiche iniziano a raccontare la via crucis dell’Ucraina.
“Russificazione” dell’Ucraina
Non sono necessarie molte domande, subito l’intervista diventa la narrazione della sofferenza di un popolo che da sempre ha patito l’aggressività dei vari governi russi. Partono dagli anni Trenta, ricordando la carestia provocata dal governo sovietico. I bolscevichi portarono via tutto ai kulaki, piccoli proprietari terrieri ucraini, comprese le riserve di grano per sfamare le loro famiglie e il grano per la semina: l’ordine dato da Stalin e Molotov equivaleva ad una condanna a morte. Gli ucraini si ribellarono; tanti furono uccisi, tanti morirono di fame e tanti furono deportati in Siberia. Non si sa neppure quanti milioni di persone subirono questa sorte, sembra tra gli 8 e i 12 milioni; nessuno lo saprà mai. “La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni è statistica”, questa frase è attribuita a Stalin.
Non è un caso se durante l’avanzata tedesca gli ucraini accolsero i tedeschi con favore, anche se dopo dovettero combattere sia contro i nazisti che contro l’Armata russa.
Da allora, con una precisa strategia, milioni di russi sono stati spostati in Ucraina diventando, specialmente nella zona orientale, la maggioranza della popolazione e occupando le leve del potere.
Ucraina rubata
Dopo la fine dell’Unione sovietica, l’Ucraina ha scelto l’indipendenza ma la Russia non ha smesso di cercare di mantenere l’accesso al mar Nero (la flotta russa era ancorata a Sebastopoli, Ucraina), l’influenza sulla politica di Kiev, il controllo sui gasdotti, una presenza forte che fosse di monito per i numerosi popoli del Caucaso.
Dal 1990 si sono alternati più volte i governi filo russi con quelli a favore dell’Europa e degli Stati Uniti. Stare con la Russia voleva dire ricevere aiuti finanziari e gas a prezzo di favore; stare con l’Europa voleva dire meno aiuti ma anche maggiore libertà.
Maria sentenzia con amarezza che “l’Europa è stata assente in questi vent’anni”. “Anche il popolo - sottolinea Emilia - è colpevole di questa situazione”. Maria mi spiega che “alle ultime elezioni i votanti erano pagati l’equivalente di 20 euro per votare politici filo-russi”. In questi anni i politici hanno venduto per pochi soldi fabbriche, terreni a uomini potenti arricchendosi con quello che ricevevano come ricompensa, “tutti abbiamo visto la ricchezza sfrenata nella villa di Janukovich”.
I ricchi sono diventati più ricchi, i politici si sono arricchiti e la gente, ridotta alla povertà, non sa come vivere. “Lo stipendio è l’equivalente di 120 euro, ma i prezzi al consumo sono occidentali”. “I giovani non hanno lavoro, vengono assunti ma non vengono pagati. Studiano, ma restano disoccupati”.
Futuro e speranza
Non c’è fiducia nei politici, pare che dal 1990 nessun governo abbia fatto il bene degli ucraini. Al momento “il governo attuale ha ripristinato le leggi del 2004, scritte e promulgate dopo la rivoluzione arancione”. Per gli ucraini è come riprendere un percorso interrotto, un segno di fiducia. Ma la presenza di uomini di Janukovich ancora in carica e operanti in diversi posti chiave, interroga la maggior parte della gente. La speranza è che emergano nuovi politici.
Anche Julija Tymochenko, politica e bandiera dell’opposizione, scarcerata nei giorni scorsi, non pare in grado di guidare la politica ucraina. Piazza Maidan non l’ha accolta con particolare entusiasmo la scorsa settimana, i giovani insorti guardano a una nuova generazione di governanti.
E’ certo che gli ucraini non vogliono dividere l’Ucraina, come propone chi vuole acquisire la parte filorussa. È chiaro che gli ucraini non sono terroristi come alcuni vogliono far credere ma cittadini stanchi di essere impoveriti e derubati dal loro governo.
Il ruolo della Chiesa
La Chiesa Greco-Cattolica dell’Ucraina si è espressa decisamente a favore dei diritti del popolo contro un regime dittatoriale e criminale.
Venerdì scorso “la Chiesa Ortodossa ucraina ha deciso di non pregare più, nelle celebrazioni religiose, per i responsabili del governo di Kiev”. Il Patriarca Filarete ha affermato: “Prendendo atto del fatto che i ripetuti appelli della Chiesa a non usare le armi contro il popolo non sono stati ascoltati dalle autorità dello Stato, contro il popolo che le ha elette per servire il popolo e l’Ucraina, non per la violenza e l’omicidio, si è deciso di non pregare più per le autorità al potere durante le celebrazioni religiose”. I parroci nelle parrocchie hanno sostenuto le rivendicazioni, mediato dove era possibile affinché non si scatenasse una guerra civile, mettendosi tra i manifestanti e la polizia.
Maria ed Emilia domenica erano a Roma; vi erano andate in corriera per pregare insieme ad altri immigrati per l’Ucraina, per la loro nazione. Cristiani cattolici, greco cattolici e ortodossi hanno dato segnali forti e decisi ai governanti ucraini. Oggi, la speranza degli ucraini non è data da sicurezze materiali o da persone capaci di gestire una situazione estrema ma dalla loro semplice fede che si rivolge a Dio; preghiamo con loro e per loro.

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