Una canoa e l'immensità
Tremila chilometri in barca, passando per quattro paesi. Un pellegrinaggio speciale. E’ questa la singolare iniziativa che si appresta a vivere un missionario fidei donum di Padova, don Giampaolo Assiso, prima di concludere la sua esperienza in Ecuador. Partirà il 15 aprile da Quito e arriverà a Manaus, per rendere omaggio al missionario fidei donum don Ruggero Ruvoletto, ucciso nel 2009 nella città amazzonica, quando lavorava fianco a fianco con i missionari trevigiani.

Oltre un mese nel cuore della foresta. Con uno zaino e un’amaca. Tremila chilometri in barca, passando per quattro paesi. Un pellegrinaggio speciale, lento ed al tempo stesso intenso. E’ questa la singolare iniziativa che si appresta a vivere un sacerdote missionario fidei donum della diocesi di Padova, don Giampaolo Assiso, prima di concludere la sua esperienza di dieci anni in Ecuador e tornare in Italia. Partirà il 15 aprile da Quito e, non appena raggiunta la regione amazzonica ecuadoriana, salirà in barca e inizierà ad attraversare l’immensa Amazzonia, passando dall’Ecuador al Perù, toccando la Colombia e percorrendo in Brasile il Rio delle Amazzoni. La meta è Manaus, capitale dell’Amazzonia.
L’omaggio a don Ruggero
Una destinazione non casuale, anzi legata alla ragione principale di questo viaggio: rendere omaggio al confratello don Ruggero Ruvoletto, sacerdote della diocesi di Padova, anch’egli fidei donum e grande amico di don Giampaolo, ucciso nel 2009 proprio a Manaus. Un pellegrinaggio che, dunque, tocca da vicino anche la nostra diocesi, visto che a Manaus esiste una missione fidei donum trevigiana. I missionari operavano fianco a fianco con don Ruggero Ruvoletto. E don Giampaolo, nato a Camposampiero e originario di Villa del Conte, intende incontrare i nostri missionari proprio al termine del suo singolare viaggio.
Aggiunge don Assiso: “Devo riconoscere che l’idea di fare un lungo viaggio per concludere l’esperienza missionaria non nasce da un prete della diocesi di Padova, ma da uno di quella di Treviso. Una figura indimenticabile nella mia vita e sicuramente determinante per la mia vocazione è stata quella di monsignor Luigi De Biasi, fratello di mio nonno Antonio, prete della diocesi di Treviso, in quanto originario come mia mamma della parrocchia di Borghetto, il quale è stato per circa 30 anni cappellano navale nelle navi degli emigranti. A 70 anni gli è stato chiesto di lasciare le navi, e allora lui ha chiesto di andare in missione: lo hanno inviato per 5 anni in Camerun, nella missione di Ambam. Ebbene, mio prozio, lo zio don Luigi, è tornato dal Camerun in Italia, attraversando il Sahara... a piedi! Insomma, con carovane, passaggi, cammelli, moto, auto e anche a piedi. Un lungo, scomodo, originale, significativo viaggio per concludere l’esperienza missionaria”.
In canoa dall’Ecuador a Manaus
In questi dieci anni di missione, don Giampaolo è stato prima a Quito, per 5 anni, e poi a Durán, città satellite di Guayaquil, nella diocesi di San Jacinto, vicino alla costa del Pacifico. Qualche tempo fa è giunta a don Giampaolo Assiso una chiamata dal vescovo di Padova, mons, Claudio Cipolla, che gli chiedeva di rientrare nella sua diocesi d’origine. Ma prima don Giampaolo vuole coronare il sogno di un pellegrinaggio amazzonico. Il 1° aprile, giorno di Pasqua, si congederà dalla sua comunità e il 15 aprile partirà dai 2.800 metri di Quito, e scenderà a Tena, a 600 metri sul livello del mare. Da qui il suo viaggio proseguirà in barca, dapprima attraverso il fiume Napo, toccando le località di Coca e Nuevo Rocafuerte, in Ecuador; Santa Clotilde, la popolosa Iquitos e Pebas, in Perù; Leticia, estremo lembo dell’Amazzonia colombiana. Poi, un lungo tratto in Brasile, lungo il Rio Solimoes (così si chiama in quel tratto il Rio delle Amazzoni) facendo tappa a Tabatinga, Tefé, Coari, Manacapuru, fino all’arrivo a Manaus, previsto verso il 20 maggio.
I viaggi in barca avverranno secondo due possibilità: o il ferry, imbarcazione più veloce e costosa, oppure la lancia, una grande canoa a motore che può accogliere fino a trecento persone. Viaggia lentamente, quasi sempre di notte, quando è più fresco. Ogni viaggiatore ha a disposizione uno spazio per installarvi un’amaca e riposare così a fianco dei numerosi passeggeri. Costa dai 15 ai 30 dollari per notte. Facile capire che sarà proprio questa la soluzione preferita, se possibile, da don Giampaolo: “Avrò la possibilità di stare con la gente, di conversare con i passeggeri. Nei luoghi dove farò tappa mi fermerò da missionari o vicari apostolici, lasciando un’offerta. Penso che partirò da solo, anche se non ho niente in contrario che qualcuno viaggi con me. Qui in Ecuador c’è una persona interessata, ma il viaggio rischia di essere troppo costoso. Altri dicono che sono matto… Avrò comunque tempo di pensare, di pregare, di stare con me stesso”. Se qualcuno vuole farsi avanti, può trovare tutte le informazioni sul blog di don Giampaolo: www.quitoccoilcielo.com . “Se ne avrò il tempo, darò vita a un blog tutto nuovo”, prosegue.
Un pellegrinaggio “lento”
Come detto, la scintilla che ha fatto scattare l’idea è stata la volontà di rendere omaggio a don Ruggero Ruvoletto, “questo amico prete ha donato la sua vita per portare Cristo e il suo vangelo”. Ma è spontaneo chiedere a don Assiso il motivo di un viaggio così lungo in un territorio così singolare: “L’Ecuador – ci dice – è diviso in tre parti: la costa pacifica, la sierra e l’Amazzonia. Ho vissuto nelle prime due, mi resta la curiosità di conoscere meglio l’Amazzonia, nella quale sono stato solo fugacemente. Tra l’altro, in Ecuador c’è solo il 2% di tutto il territorio amazzonico. Mi affascina l’idea di un pellegrinaggio lento, nel quale l’unica strada è il fiume. A Tena e Coca sono già stato, una volta sono arrivato in Perù, dopo ore di viaggio e mi sono detto, qui sono proprio alla fine del mondo!”.
Il pellegrinaggio sarà anche un modo di vivere un’intensa esperienza di Chiesa. E per toccare con mano sia il grande patrimonio spirituale e culturale delle popolazioni indigene, sia i tanti attentati contro le popolazioni native e l’ambiente. In modo singolare, don Giampaolo confermerà una delle intuizioni che hanno guidato papa Francesco nel convocare per il 2019 un Sinodo Panamazzonico: che sia un grande arricchimento guardare la Chiesa e il mondo con gli occhi dell’Amazzonia.
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