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Usa-Iran, torna la preoccupazione in Iraq, nella zona di Erbil. I monaci di Qaraqosh: "Viviamo alla giornata"

"Avevamo paura di rientrare, ma siamo partiti e abbiamo superato tutti i check point senza grande difficoltà. Passando anche davanti all’aeroporto abbiamo visto transitare le altre auto in modo tranquillo. I missili iraniani hanno colpito una zona non abitata, a 50 km dall’aeroporto. La base americana non pare colpita, perché come ho detto i missili sono caduti lontani dall’aeroporto", dice il monaco Wisam.

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Usa-Iran, torna la preoccupazione in Iraq, nella zona di Erbil. I monaci di Qaraqosh: "Viviamo alla giornata"

La città di Qaraqosh, dove vive la minoranza irachena cristiano-caldeo, questa città che negli ultimi due anni sta rinascendo, si trova a 20 km da Mosul e a 60 km da Erbil, città curda dell’Iraq. A Qaraqosh, i primi profughi rientrati, con alcune famiglie, sono stati tre amici monaci, Wisam, Raid e Yasser. A Natale mi hanno inviato le foto del nuovo monastero che hanno ricostruito. Mi stupisce la tenacia di rinascere, in una terra di eterno conflitto! Conflitto come la guerra di missili che l’Iran ha sganciato tra il 7 e l’8 gennaio come vendetta per l’uccisione del generale Soleimani, colpendo una base americana vicino all’aeroporto di Erbil. Provo a telefonare agli amici, la linea fa fatica a farmi giungere la voce del monaco Wisam che sta proprio percorrendo i 60 km da Erbil a Qaraqosh. Il 7 dicembre il Vescovo cristiano-caldeo ha convocato ad Ankawa (la parte di Erbil cristiana), i pastori del suo gregge per fare il punto della situazione. Wisam sta ritornando, è in auto, a pochi chilometri da Qaraqosh. La parte più difficile è superata.

Com’è la situazione a Erbil?

Avevamo paura di rientrare, ma siamo partiti e abbiamo superato tutti i check point senza grande difficoltà. Passando anche davanti all’aeroporto abbiamo visto transitare le altre auto in modo tranquillo. I missili iraniani hanno colpito una zona non abitata, a 50 km dall’aeroporto. La base americana non pare colpita, perché come ho detto i missili sono caduti lontani dall’aeroporto.

Come reagiscono le persone di Erbil e Qaraqosh?

Sono molto preoccupate, anche se in questo momento pare che si viva normalmente e si stia in attesa di quello che accadrà, momento dopo momento. Certo chi ha in piedi un grosso mercato o produce merci, ogni giorno si sveglia con una perdita di valore del dinaro iracheno. Questa mattina ci vogliono tre mila dinari per un dollaro!

Che cosa vi aspettate, data la situazione?

E’ difficile dare una risposta, alcuni dicono che dopo sei mesi tutto sarà “fermato”. Noi cristiani, che da anni subiamo le violenze, chiediamo reali soluzioni e di democrazia dal basso. Certo, rimaniamo in veglia continua, ma non pensando troppo al domani.

Qual è l’opinione su questa tensione rinfocolata tra Iran e Usa?

E’ un conflitto che subiamo da vent’anni, dalla caduta di Saddam, causato dal petrolio e dai mercati. Si vuole la frantumazione completa dell’Iraq e non si accettano trattative per una reale democrazia, come chiedono i giovani in piazza Tahir a cui inviamo viveri. Noi, minoranza cristiana irachena, viviamo un calvario, ogni giorno, ma siamo figli di questa terra da millenni e non la vogliamo abbandonare. In due anni abbiamo ricostruito la nostra città e le nostre chiese.

Incoscienza, abitudine a violenza e precarietà, resistenza-resilienza, elementi che sanno sopportare il tracciato di missili che sorvolano la loro testa e andare oltre minacce di guerra sempre più vicine.

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