Per essere normale, l’Italia ha bisogno di credibilità interna ed esterna e di maggior giustizia sociale, che non passa attraverso la flat tax (una tassa che favorisce le fasce più abbienti della popolazione) ma attraverso - una volta per tutte - una seria lotta all’evasione fiscale, ai privilegi e alle baronie.
Opinioni e Commenti
Il risultato delle elezioni legislative in Francia, conclusesi con il secondo turno, spalanca interrogativi profondi sulla vita politica d’Oltralpe, con riverberi su quella europea e internazionale. Inoltre, l’esito del voto popolare sembrerebbe confermare alcune tendenze di fondo che si stanno ripresentando un po’ in tutta Europa.
Papa Francesco, durante la Celebrazione della Penitenza da lui stesso presieduta nella basilica di San Pietro il 25 marzo alle ore 17, ha scelto di consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato della Vergine Maria
Ucraina, uffici diocesani della prossimità: "Una tragedia che umilia l'umanità, vicinanza disarmata"
Migrantes; Caritas diocesana; ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace, salvaguardia del creato; Centro missionario diocesano. La condanna della guerra e della violenza e l’invito alla preghiera, alla solidarietà, all’educazione nelle scuole - anche con gesti concreti - e all’informazione corretta.
"Le luci dovrebbero rimanere accese per tre motivi. Il primo è per continuare a tenere viva l’attenzione sull’esito delle trattative sindacali come segno di solidarietà ai lavoratori. Secondo, perché la crisi di quell’azienda non rappresenta una ferita solo per i suoi dipendenti e per la comunità, ma attraversa un’area ben più vasta. Terzo, è che ciò che accade nel polo produttivo del Salese, per la quarta volta in meno di mezzo secolo, può aiutare a pensare e intuire il futuro"
Papa Francesco si augura che la Giornata Mondiale dei Poveri, che si celebra domenica 14 novembre, possa radicarsi sempre più nelle nostre Chiese e aprirsi a un movimento di evangelizzazione che incontri in prima istanza i poveri là dove si trovano
Dietro ai successi personali e di gruppo tanto impegno, fatica, ma anche un modo diverso, forse nuovo, di fare squadra, di accogliersi e di spronarsi a vicenda, di riconoscere il valore dei colleghi e dei rivali. Un'Italia che ha vinto anche grazie all’impegno di tanti atleti e atlete che nel nostro Paese non sono nati, ma vi sono arrivati, o i cui genitori non erano italiani di nascita
Recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto l’azienda Grafica Veneta di Trebaseleghe, più che indurci a emettere facili giudizi, che rischierebbero di anticipare il corso della Giustizia, diventa occasione per ripensare con maggiore attenzione e consapevolezza al senso del lavoro e all’impronta che esso imprime nella vita di ciascuno.
Nella fase di emergenza pandemica è evidente che le misure per combattere la diffusione del contagio a tutela della salute (art. 32 Cost.) sono considerate prevalenti rispetto ad altri diritti, pur preziosissimi.
Chi opera a fianco dei lavoratori, nel presidio del territorio o nei progetti sociali di contrasto a ogni forma di sfruttamento, sa che non si tratta di casi isolati anche qui nel trevigiano e che il lavoro dignitoso per tutti è ancora un miraggio.
L’intervista rilasciata dal card. Bassetti all’edizione di venerdì 9 luglio di “Repubblica” offre un riferimento preciso a quanti hanno un vero interesse verso le tematiche affrontate dal Ddl Zan. Lo fa rimettendo al centro del dibattito non la sterile polemica alimentata da motivi ideologici, interessi elettorali o necessità di visibilità social ma la ricerca della strada più proficua per assicurare la tutela della persona.
Riflessione sul nuovo dramma accaduto al largo della Libia: "Non miglioreremo la qualità della nostra vita chiudendoci in noi stessi, nella nostra famiglia, nel nostro paese, nella nostra Nazione"
Quanti nonni non potranno più raccontare di sé e della propria vita? Quante storie di vite esemplari saranno andate perdute? Quanta consapevolezza delle proprie origini (da dove veniamo, chi erano i nostri bisnonni…) sarà stata bruciata in questo rogo spaventoso della conoscenza del passato?
Possiamo fare poco, è vero, ma possiamo esserci e tentare, per quanto possibile, di «portare i pesi gli uni degli altri», come da sempre la parola di Dio esorta a fare la comunità dei discepoli di Cristo. E in questo silenzio sgorgano le parole apparentemente fragili ma necessarie della preghiera, dell’affidamento al Signore della fatica e del dramma.
Nonostante le note significative, restano aperti numerosi e importanti interrogativi. Che ricadute positive possiamo offrire alle giovani famiglie e alle future generazioni che dovranno portare sulle spalle questo gravoso nuovo debito? Come potremo evitare che un debito sempre più vasto cada sulle forze di una platea sempre più esigua?
Il capo dello Stato ha richiamato tutti al loro dovere, ma se i partiti e i loro leader – a cominciare dalle due forze più rilevanti della maggioranza – non si assumeranno le rispettive responsabilità, neanche Mattarella potrà però evitare che si scivoli inesorabilmente verso nuove elezioni.
Il fragile ma per certi aspetti esempio virtuoso di collaborazione tra Governo e Regioni, sperimentato in primavera, rischia di saltare. Con effetti deleteri e molto pericolosi. Sarebbe ora di invertire la rotta, fin che siamo in tempo. La gente, quando ha avuto modo di esprimersi, ha fatto capire che non gradisce chi spara sul timoniere in mezzo alla tempesta.
È molto importante che gli adolescenti e i giovani conoscano questo ragazzo che ora è in Cielo; è altrettanto importante, però, che possano sentirlo vicino, che possano cioè vedere in lui una possibilità di santità per loro. Il che non avverrà, se chi ne parla nella Chiesa lo ridurrà a un santino oleografico da leggenda aurea cinquecentesca. Se tu prendi un quindicenne che ha vinto la paura della morte, e lo riduci alla descrizione delle sue devozioni, in che modo egli potrà essere significativo per i suoi coetanei di oggi?
C’è un accompagnamento e apprendimento graduale a decidere, ecco perché come adulti non possiamo cavarcela con un semplice “Io gliel’ho detto, ora sta a lei fare le sue scelte”, ecco perché la generazione presente rischia di soffrire, e spesso soffre, molto di più di quella dei suoi educatori.
Il messaggio che Papa Francesco ci rivolge poi in occasione della Giornata Missionaria Mondiale si caratterizza anche per una forte spinta vocazionale: “Chi manderò?” chiede oggi il Signore; e ciascuno di noi può far sue le parole del Profeta: “Eccomi, manda me”. Per tessere nuove relazioni di fraternità, per ricucire strappi e lacerazioni, per mettere insieme in modo armonioso le trame dei diversi “fili del tessuto”, servono mani pazienti, attente, rispettose, abili… mani guidate dalla premurosa Sapienza-Amore di Dio. Chi manderò a tessere con me la fraternità?
Nelle chiacchiere politiche di queste settimane, si è spesso insinuata un’idea: queste elezioni, così anomale per la minaccia del Covid-19 e per una campagna elettorale iniziata in pieno agosto, rischiano di essere “scontate”, perfino “inutili”. Ma non è così. E preoccupa che in questa campagna elettorale sia sentito parlare poco del Veneto del futuro, di come dare ossigeno a un modello ancora efficiente, eppure incrinato, a come coniugare sostenibilità, sviluppo, servizi socio-sanitari nell’attuale difficile contesto.
La questione dei 137 migranti risultati positivi all’interno dell’ex caserma Serena può essere trattata come questione sanitaria, politica, di ordine pubblico… In ogni caso crediamo siano importanti alcune considerazioni, che aiutano a collocare in maniera più oggettiva la questione e che non hanno risposta facile.
Il preambolo della Carta rimane tuttora unico nella storia degli accordi giuridici stipulati fra Stati, sia per la tensione morale e civile che ispira le sue enunciazioni sia, soprattutto, per il fatto che i soggetti che le esprimono sono i “popoli” e non gli “Stati”. Sono i popoli che danno mandato ai governi di stipulare la Carta delle Nazioni Unite.
Ma mentre si annuncia l’intervento di Mattarella a Vo' Euganeo, proprio l’inizio dell’anno scolastico resta fortemente nell’incertezza. Non si sa ancora, infatti, quando e come riapriranno le scuole del nostro Paese.
Niente conclusione vera ed elaborata, quindi, dell’asilo, delle elementari, delle medie, delle superiori. Saltare il termine di un percorso scolastico durato anni non è più una questione didattica, ma esistenziale, cioè di perdita di esperienze, relazioni, ricordi e simboli. Chiudere o non chiudere un ciclo della vita non può non incidere sul futuro. I cicli sono i processi che cominciano, si sviluppano e si concludono nel corso dell’esistenza.
Cambiare, e cambiare in meglio, non è mai un errore per la persona e un pericolo per la coppia. Le coppie le cui strade purtroppo si dividono sono quelle che si ostinano a non evolvere e a non risolvere, per poi scoprire che il cambiamento avviene sempre, anche se non vuoi, a causa del tempo che passa. E’ la paura di perdere quello che siamo riusciti a costruire con le nostre sole forze che ci impedisce di aderire al “Tutto quello che si manifesta è luce” per ricevere da Dio, prima ancora che dal partner, quanto ci è stato promesso.
Piccoli segni di vicinanza e di legami riscoperti sono tangibili. E’ aumentata la voglia di sapere cosa accade nel mondo, quantomeno per parlare di Covid e politiche annesse. Molte persone hanno accettato e rispettato con grande senso di responsabilità le misure di contenimento per il bene proprio e dell’altro. Competenze e professionalità diverse si uniscono a vari livelli per far fronte all’emergenza e progettare il futuro.
Ovviamente, esistono tutte le modalità per tornare a una scuola… migliore di prima, ma è necessario che sia riconosciuta l’importanza o almeno l’emergenza educativa. Esattamente come si è riconosciuta l’emergenza sanitaria e sono state investiste ingenti risorse economiche per costruire in pochi giorni ospedali da campo, riconvertire in strutture sanitarie aree non utilizzate, acquistare dispositivi medici salva-vita, inserire in modo straordinario personale con diverse competenze.
E’ una scelta che siamo chiamati a fare: decidere come cristiani di aprirci a sguardi diversi, che abbiano in comune la volontà di vedere con speranza. Una speranza non a poco prezzo, ma fondata sulla presenza del Crocifisso Risorto dentro le nostre vicende, a condividere le nostre ferite e le nostre morti e a donarci l’energia della sua vita di Pasqua.
La sfida è trasformare una motivazione che viene da fuori, quindi dalla paura della sanzione, in una motivazione interiore che è sempre all’insegna della gioia e della soddisfazione. Lo scopo è che bambini e ragazzi sappiano fare e soprattutto vogliano fare, perché, se non educhi la loro volontà, non ti resta che costringerli. Meglio, poi, distinguere la motivazione ad apprendere dalla motivazione allo studio: la prima nei ragazzi c’è sempre, la seconda dipende da chi e come.