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Gli alpini di Ramon costruiscono un acquedotto in Etiopia

E' a 2.500 metri di altitudine nel cuore dell'Africa, tra le foreste di mimose che si concretizza questa bella storia di solidarietà.

Parole chiave: tanzania (4), alpini (76), ramon (3), missioni (40), solidarietà (192)
"Baba Camillo" e il nuovo acquedotto

“Facile, come bere un bicchier d’acqua”. E’ un modo di dire che qui da noi è spesso usato. Non lo è altrettanto in Africa, specialmente dove l’acqua bisogna conquistarsela giorno per giorno, magari percorrendo chilometri per riempirne un secchio da posare sulla testa e riportare a casa. Ed è proprio in uno dei tanti villaggi dell’Africa, in Tanzania, a 2.500 metri di altitudine tra le foreste di mimose che si concretizza una storia di solidarietà che vede protagonisti gli alpini in congedo del gruppo di Ramon di Loria, capitanati dal vulcanico cav. Renato Monegato.
E’ lui infatti che stringe amicizia con Claudio Maccagnan, capogruppo degli alpini di Bolzano centro, il quale lo convince a seguirlo in uno dei suoi frequenti viaggi in Tanzania, per fargli conoscere le realtà delle Missioni cattoliche dei Padri della Consolata, che operano numerosi da quelle parti. Uno in particolare, padre Camillo Calliari, detto “Baba Camillo”, colpisce la sensibilità di Monegato che resta affascinato dalla semplicità con cui il “Baba” predica il Vangelo dal sedile di un trattore o con una motosega tra le mani.
Un giorno, durante una visita al Villaggio di Ibaga, qualcuno lancia il sasso e chiede agli alpini italiani un aiuto per poter costruire un acquedotto: imbrigliare l’acqua pulita che sgorga da una sorgente a monte del villaggio e trasportarla con tubi per 4 chilometri.
Maccagnan e Monegato con Baba Camillo fanno due conti: servono 12 mila euro. Tornano in Italia e subito si mettono al lavoro per sensibilizzare persone, amici, politici, imprenditori e commercianti ma sono sempre gli alpini in prima linea a darsi da fare per metter assieme il denaro necessario per acquistare i tubi, le fontane, il ferro e il cemento per la costruzione della cisterna e tutto quanto serve. Intanto la gente del villaggio di Ibaga, dopo aver provveduto alle varie misurazioni con i tecnici del governo tanzaniano, prepara gli scavi e la ghiaia.
Settembre 2013: Monegato dopo il suo viaggio in Africa ha qualche problemino di salute mentre Maccagnan è pronto a spiccare il volo per tornare in Tanzania a inaugurare il nuovo acquedotto di Ibaga. E’ festa grande. Circa  4.000 persone danzano e cantano durante una semplice, toccante e suggestiva cerimonia di inaugurazione. Oggi a Ibaga le condizioni igieniche sono notevolmente migliorate, gli animali possono bere, le famiglie coltivano orti e piccoli appezzamenti di terreno. In questi giorni è stata consegnata da un gruppo di amici di Riese Pio X a Maccagnan un’importante offerta che giunge quasi inaspettata. Servirà per completare alcuni lavori rimasti in sospeso: quattro fontane nel villaggio ed alcuni pannelli fotovoltaici.

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