Il baco torna a filare grazie alla cooperazione
Torna nella Castellana un’attività antica che racconta con poesia i prodigi del ciclo della vita. In prima fila c’è la cooperativa sociale agricola Campoverde, affiancata da altre cooperative sociali.

Torna nelle nostre terre un’attività antica che racconta con poesia i prodigi del ciclo della vita. Si tratta dell’allevamento del baco da seta, che è stato fino al secondo dopoguerra un importante reddito di supporto all’economia agricola. Ma la passione per questa attività sta rinascendo, proprio nel nostro territorio, grazie alla messa in rete di realtà imprenditoriali di diversi settori. In prima fila c’è la cooperativa sociale agricola Campoverde, affiancata da altre cooperative sociali: la Ca’ Corniani di Monfumo, la Casa della Provvidenza di Feltre e l’impresa orafa vicentina D’Orica, interessata a produrre gioielli utilizzando la seta italiana, il Cra Api di Padova, che mette a disposizione la sua banca di germoplasma di baco da seta.
“Campoverde da 4-5 anni svolgeva attività di fattoria didattica per i bambini, con tanto di allevamento del baco da seta – spiega Bruno Pozzobon titolare della cooperativa Campoverde –. Casualmente ci è venuto a conoscere un orafo intenzionato a produrre gioielli di oro e seta. Così è nato il sodalizio”. La cooperativa Campoverde, allora, ha riunito intorno a un tavolo i partner e si è messa all’opera, e se inizialmente produceva un solo telaino, quest’anno ne ha prodotti ben sette. “L’obiettivo era la produzione di 200 kg di seta. Ne abbiamo prodotti soltanto 150, ma di ottima qualità. Ad ogni modo, Campoverde si è aggiudicato il titolo di maggior produttore di baco a livello nazionale”, spiega Pozzobon. Un piccolo segnale di discontinuità verso il monopolio asiatico, imbattibile per i numeri ma nettamente inferiore per la qualità.
Al di là dell’elevata qualità del prodotto, va sottolineato l’aspetto etico del progetto, che ha dato un lavoro a sette disoccupati per tre mesi a partire da marzo (l’allevamento del baco è un’attività stagionale). “Mi piacerebbe continuare questo progetto - afferma Pozzobon – ma serve qualche finanziamento, perché il mercato del baco della seta, che subisce la concorrenza asiatica, è troppo basso. Poi, se riuscissi ad agganciare l’allevamento del baco, che dura tre mesi, con l’attività della cooperativa Eos, sarei in grado di procurare lavoro per una stagione più ampia”.
L’esperienza è stata decisamente positiva: i contadini hanno fornito le foglie di gelso (nutrimento del baco) con l’entusiasmo della ripartenza di una tradizione che si credeva ormai perduta. Il progetto, inoltre, ha riscosso un successo notevole: è stato selezionato dalla Regione tra i migliori progetti nel settore Ricerca e Innovazione, per essere presentato a Bruxelles, in occasione del Meeting Internazionale “Grow your Region” svoltosi a fine aprile.
Una conferma del valore di una filiera etica come questa, rispettosa del lavoro artigianale, dell’ambiente e del Made in Italy.
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