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La "voce" di Davide, giovane speciale

Grazie alla comunicazione facilitata il trentatreenne castellano ha trovato il modo di esprimersi. "Scrivere alleggerisce il mio cuore, libera la mia mente dalle catene del mio corpo". Ed ora sta realizzando il suo sogno: scrivere un libro.

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La "voce" di Davide, giovane speciale

Mentre il computer sta caricando un foglio di word su cui scriverò le domande cui Davide risponderà, la mamma e Lisa cercano di tranquillizzarlo, non deve stare in ansia. Per me, entrare in dialogo con lui significa vivere l’esperienza di rallentare il tempo per riscoprire il senso dell’ascolto, del pensiero prima dell’azione, della concentrazione. Davide è un giovane castellano caparbio, ironico, un grande osservatore. Da quando ha quindici anni dialoga con gli altri attraverso la comunicazione facilitata, la scrittura in sintesi. Ed ora sta realizzando un suo sogno: scrivere un libro.
“Sono un atipico down trentatreenne, cocciuto, felice e grato – racconta di sè -; prima (di trovare un modo per esprimersi ndr) ero un computer con la memoria piena, incapace di mettere ordine tra gli stimoli che ricevevo. Mi sentivo frustrato, arrabbiato”.
Cosa è cambiato con la comunicazione facilitata?
Avevo 15 anni e sono stato inserito nel progetto che ha stravolto la mia vita. Oggi mi domando dove fossi stato prima, la mia mente era come ibernata e io rincorrevo vive percezioni. Ero emozione senza nessuna consapevolezza, senza capacità di mettere in ordine quello che vedevo ed apprendevo.
Così hai potuto andare a scuola, fino all’università...
Ho frequentato la scuola alberghiera e conseguito regolare diploma; ho scelto la strada universitaria, lettere, e ho dato alcuni esami con profitto. Poi ho deciso di abbandonare perché la mia mente viaggiava bene ma le mie energie non bastavano a gestire spostamenti, studio, scadenze, confronti continui con sfiducia e pregiudizi. Mi sento comunque felice di ciò che ho fatto e di ciò che sono.
Cosa significa per te scrivere?
Posso davvero connettermi a me stesso e al mondo. Scrivo per comunicare, condividere, testimoniare. Scrivere alleggerisce il mio cuore, libera la mia mente dalle catene del mio corpo, mi permette di essere attivamente presente a me stesso e alle relazioni, di fornire lenti per guardare a me oltre le etichette. La comunicazione facilitata per me è come il metodo kondo.
La tua storia è anche un significativo percorso di fede...
All’inizio non avevo fede. Da ritardato le suore mi hanno escluso da catechismo. Poi papà è morto e io ridevo per lo stress, così niente condoglianze per me. Ero nero, pensavo Dio mi volesse punire. Lisa (l’educatrice ndr) mi diceva di pregare, di avere fede... ma io volevo risposte. Ho scritto ad un parroco, lui mi ha mostrato il Dio amorevole e ho vissuto la mia prima riconciliazione. Poi mi sono sentito più leggero, accolto, amato. (poi Davide scrive: sto in riserva. Mamma, caffè please)
Poi le cose sono migliorate?
Con don Adriano c’è stata una condivisione inaspettata. Lui mi ha accompagnato ai sacramenti di comunione e cresima, da adulto. Dio mi ha donato la possibilità di vivere e vedere con un cuore ferito, per questo forse più ricettivo, mi ha messo in condizione di scegliere tra buio e luce, tra rabbia e amore. Ma io ogni giorno rinnovo la mia scelta di amore, grazie anche alle persone che sono parte del mio cammino.
Scrittura + fede = il libro che stai scrivendo?
+ amicizie. Da sempre sognavo di scrivere; la mia storia mi ha fatto amare molto la mia vita e voglio testimoniarlo. Il libro (che ormai è in fase di bozze ed uscira entro Natale ndr) è un mix di racconti su me, riflessioni, dialoghi. Un modo per raccontare con verità.
Di solito davanti ad una persona down le reazioni della gente sono le più diverse...
Chi mi vede come un simpatico bambinone, chi mi identifica con ciò che il mio viso fa credere, chi fa domande alle persone che sono con me convinti che se non parlo è perchè non voglio o perchè sono stupido. Io non sono nè espansivo nè chiacchierone. Appaio come un tronco silenzioso, vuoto. Ma ho salde radici e rami rigogliosi.
Quindi, qual è per te il succo del discorso?
Molto amore serve per superare il pregiudizio, chi non è come appare fa paura e la paura attiva etichette, porta lontano dalla verità. Io sono lento, muto, brutto, ma il mio cuore e la mia mente sono veloci. Ho molto amore attorno a me, l’ho riconosciuto quando ho capito che Dio non punisce ma ama. Sono felice e grato.
Grazie, spero tu non sia rimasto deluso dal tipo di intervista.
Prego. Non deluso, ma onorato. Sono trepidante.

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