Salvarosa: il progetto "Rifugiato a casa mia" prosegue nel quotidiano
Si chiude formalmente il progetto di accoglienza avviato a Salvarosa, ma le relazioni costruite all'interno dell'iniziativa proseguono nel quotidiano della vita della comunità.

Formalmente si chiude il progetto “Rifugiato a casa mia”, ma le relazioni costruite dentro a quell’iniziativa proseguono nell’ordinario della vita della comunità. Le parrocchie della Collaborazione pastorale di Castelfranco e la Caritas cittadina hanno accolto nell’appartamento affittato a Salvarosa Elvis, Saikou e Lamin, originari dal Gambia e dalla Nigeria, accompagnandoli in un percorso di scolarizzazione e di inserimento lavorativo che sta dando i suoi frutti.
“Abbiamo aperto la porta e fatto nostro questo progetto nella convinzione profonda che la diversità è una ricchezza e come dice papa Francesco: «l’altro è un dono per me» - racconta don Domenico Pilotto che ha seguito questo percorso per conto della Collaborazione -. Abbiamo accolto questi giovani che provengono da una cultura molto diversa dalla nostra come fratelli e amici. Comunicare, vivere insieme, non è facile: richiede buona volontà e pazienza da entrambe le parti. Siamo contenti dei risultati, nella consapevolezza che l’autonomia richiede ancora un lungo cammino e che relazioni nate e cresciute non possono ora essere tranciate”.
I tre ragazzi continueranno ancora per alcuni mesi a vivere nell’appartamento di Salvarosa e a lavorare, in una officina meccanica, in una azienda di distribuzione di cibi e bevande e in un negozio.
Prosegue don Domenico: “La verifica del progetto, durato dodici mesi per un costo di circa 10 mila euro sostenuti in gran parte con le offerte dei fedeli e della Caritas, ci ha permesso di cogliere i tanti aspetti positivi, i traguardi raggiunti da Elvis Saikou e Lamin, l’impegno di volontari, la crescita della sensibilità e dell’apertura di tanti altri qui a Castelfranco”.
Tuttavia - conclude il parroco di Salvarosa - ci sono anche difficoltà e limiti da tener presente per individuare, sacerdoti della Collaborazione e Caritas cittadina, nuove forme di accoglienza e gestione dell’inserimento che, a partire dall’esperienza vissuta, ci permetteranno di rispondere sempre meglio ai quattro inviti di papa Francesco nei confronti degli immigrati: accogliere, difendere, promuovere, integrare”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento