Ulss 8: le reti famigliari funzionano e si allargano
Dal 2008 grazie alle 23 reti avviate nel territorio sono state sensibilizzate 1250 famiglie; 250 quelle formate; 213 in rete; 102 attive; 186 i progetti di accoglienza.

A 5 anni dal suo avvio, il progetto “Famiglie in rete” dell’Ulss 8 riceve un pubblico riconoscimento e viene finanziato con 400 mila euro per essere promosso a livello regionale. “Lungimirante e necessario”, così è stato definito da più parti perché si propone di affiancare a famiglie in difficoltà nella gestione dei problemi quotidiani o nell’educazione dei figli altre famiglie disponibili a forme di sostegno e accoglienza. Dal 2008 grazie alle 23 reti avviate nel territorio dell’Ulss 8 sono state sensibilizzate 1250 famiglie; 250 quelle formate; 213 in rete; 102 attive; 186 i progetti di accoglienza.
“Questo sistema di relazioni - ha sottolineato il direttore dei servizi sociali e della funzione territoriale dell’Ulss 8, Francesco Gallo durante un recente convegno sul tema - è gestito e coordinato dall’istituzione, l’ente locale, in un’ottica di welfare community e non più di stato sociale: è, di fatto, un’azione trasversale che va ben oltre il tempo e le possibilità di cui può disporre l’assistente sociale, e che chiede a chi partecipa delle reti di fare «solo ciò che già fa nella propria quotidianità» così da favorire un processo naturale, coinvolgente e sereno per tutti”.
“L’estensione del progetto a livello regionale rappresenta una grande soddisfazione perché sta dimostrando che la famiglia può essere intesa come risorsa e non più come problema - spiega Pasquale Borsellino, il responsabile scientifico del progetto e direttore della Struttura complessa Unità operativa materno-infantile età evolutiva e famiglia -. Le reti di famiglia nascevano qualche anno fa nell’Ulss 8 intorno ad una sfida a cui siamo riusciti a dare molteplici risposte a partire dalla consapevolezza che la comunità locale, se sensibilizzata, si attiva per dare risposte prossimali ai bisogni della famiglie in difficoltà o che hanno iniziato un processo di marginalizzazione”.
La Regione del Veneto ha dunque ritenuto di finanziare la sperimentazione delle reti di famiglia a livello regionale, individuando l’Ulss 8 ed il Comune di Selvazzano Dentro quali capifila del progetto. L’Ulss 8 dovrà attivare un laboratorio delle buone prassi, delle reti di solidarietà e di famiglie come luoghi di accoglienza e condivisione.
“Con l’esperienza dell’accoglienza la nostra famiglia è cambiata - ha raccontato una coppia di sposi, con tre figli e da oltre dieci anni impegnata nell’affido familiare -: è mutata la scala delle priorità ed è maturata la consapevolezza che il «diverso», spesso visto con paura, è una possibilità di arricchimento”.
“Il percorso delle reti di famiglie - hanno spiegato i genitori di una bimba di 4 anni che stanno accogliendo due fratellini di nazionalità cinese - per noi ha rappresentato la risposta ad un desiderio che avevamo come coppia ancor prima di essere famiglia. Ci siamo resi conto che allenare il cuore alla relazione fa bene ed arricchisce”. (F.G.)
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