Vedelago, arriva il Vescovo: una rete da creare tra le parrocchie
La visita pastorale fa tappa nelle sette comunità del vasto comune. Incontrando i parroci delle sette parrocchie del comune di Vedelago, prossima tappa della visita pastorale del vescovo Gianfranco Agostino Gardin, è subito chiaro che l’obiettivo di creare una Collaborazione pastorale nel territorio vedelaghese è per certi aspetti “storico”

“Pensando al cammino comune che attende le comunità di Vedelago la percezione superficiale è che la Chiesa sia la prima istituzione che in questo territorio si pone davvero l’obiettivo di mettere in rete attività, risorse, strutture”. Incontrando i parroci delle sette parrocchie del comune di Vedelago, prossima tappa della visita pastorale del vescovo Gianfranco Agostino Gardin, è subito chiaro che l’obiettivo di creare una Collaborazione pastorale nel territorio vedelaghese è per certi aspetti “storico”. Quello di Vedelago è infatti un territorio vasto, tra i più grandi della diocesi. Ma, soprattutto, tutte e sette le parrocchie – Vedelago, Fanzolo, Barcon, Fossalunga, Albaredo, Casacorba e Cavasagra – sono caratterizzate da una forte identità e spirito comunitario. Basti pensare che in tutti e sette i paesi esiste una scuola materna (in cinque casi è parrocchiale, in due, a Barcon e Fossalunga, è comunale); in tutti e sette esiste una scuola primaria; perfino le associazioni come l’Avis o gli Alpini non sono strutturate a livello comunale.
Attualmente cinque parrocchie su sette sono guidate da tre amministratori parrocchiali arrivati dopo il 2011, che abitano insieme a Fossalunga. Don Moreno De Vecchi guida le parrocchie di Casacorba e Cavasagra, don Antonio Martignago Barcon e Fossalunga, don Flavio Gallina Vedelago. Le altre due parrocchie sono invece guidate da due parroci “storici”: Albaredo da don Rino Giacomazzi e Fanzolo da don Alessandro Dussin. A Vedelago risiedono anche don Arturo Cecchele e don Gino Perin (quest’ultimo risiede e svolge il servizio pastorale in casa di riposo); a Fanzolo don Giuliano Vallotto e don Pietro Zardo. Sono presenti comunità religiose a Vedelago, Cavasagra e Casacorba. Abbiamo incontrato i parroci (con l’eccezione di don Sandro) in un forum qualche giorno prima di Natale.
Dice don Moreno: “Io, don Antonio e don Flavio siamo arrivati da poco. Abbiamo trovato alcune realtà che dialogavano: le scuole dell’infanzia e la Caritas interparrocchiale”. Da qui si è iniziato a costruire. La discussione si sposta sul grande frazionamento di attività ed iniziative nei vari centri, “visibile a partire dalle associazioni, è un cammino inedito che ci chiede di intervenire su mentalità e cultura”, dice don Antonio. “E’ certo un segno di vitalità, ma per certi aspetti questa situazione rappresenta anche un problema”, continua don Moreno. Riconosce don Rino Giacomazzi: “Spesso in passato noi preti abbiamo frenato cammini comuni, che pure si tentava di far partire”.
I primi passi
Non mancano, in questo contesto, le iniziative per fare dei passi in avanti nella collaborazione tra parrocchie. Don Moreno ne elenca alcune: “Le confessioni a Natale in tutte le parrocchie, una prima uscita dei giovani delle superiori, una due giorni in montagna con la terza media. Abbiamo scelto di valorizzare i ragazzi delle medie, gli unici che fanno esperienza tutta comunale”. Don Antonio cita poi “la formazione delle catechiste di cinque parrocchie attraverso due momenti, con moduli diocesani. Quest’anno c’è stato un primo contatto con animatori dei giovanissimi. C’è poi una bella collaborazione per le Caritas, che lavorano insieme ed hanno instaurato un positivo rapporto con le istituzioni”.
Precisa don Flavio Gallina: “Ci sono esperienze di vecchia data, nate con lo scopo di andare incontro a situazioni di povertà, fino a questo momento l’attività principale a Vedelago consiste soprattutto nella distribuzione di alimenti. Ma qui c’è anche una bella tradizione di servizi sociali a livello comunale”. Si tratta, secondo don Rino, di “una sintonia preziosa, lo screening della realtà è favorito da questa rete”. Presto, annuncia don Flavio, ci sarà una vera e propria sede della Caritas, nella zona delle cooperative sociali. La prospettiva è di aprire anche l’ambito dell’ascolto, con un’adeguata formazione dei volontari. Anche le scuole dell’infanzia parrocchiali ragionano insieme: per Albaredo, Vedelago, Casacorba e Cavasagra c’è un unico sistema di trasporto, già da anni c’è coordinamento sul costo della retta, è stato creato un unico dépliant informativo.
I fedeli delle sette parrocchie si stanno incamminando su questa strada. L’aspetto che crea qualche problema è quello relativo alle riduzioni delle messe e ai cambiamenti di orario. “Ma l’importante è programmare per tempo e spiegare le scelte”, spiega don Moreno, che ha dovuto gestire scelte difficili a Casacorba e nella località di Carpenedo. Riflette don Rino: “Il camminare lentamente è educativo. L’importante è che il carro non si stacchi dai buoi che tirano…”. Don Antonio è ottimista: “Dovremo fare scelte impegnative, ma il valore di fondo è che la parrocchia resta unico spazio formativo ed aggregazioni. La parrocchia continuerà ad esserci e sarà l’unica realtà”. Magari, auspica don Rino, con “la crescita di un laicato attivo”.
Legame con il “sociale”
Intanto le parrocchie restano per il territorio un punto di riferimento importante, con uno storico legame con il territorio e le istituzioni. Parrocchia, Comune, banca – “la cassa rurale, l’attuale Credito Trevigiano, è nata in questa stanza”, dice don Flavio – cooperative ed associazioni, sono realtà molto legate tra loro. Pensiamo solo a Vedelago: il municipio è attiguo e quasi si confonde con le strutture parrocchiali, fino a pochi anni fa perfino la caserma dei carabinieri era ospitata in una struttura della parrocchia, tra la canonica e il campo sportivo. Una situazione che favorisce la coesione sociale, a patto di fare un passaggio di mentalità, evitando il rischio, come riflette don Antonio, “di pensarsi tutti come una grande famiglia. Vanno distinte specificità ed identità, pur nella collaborazione”.
Resta comunque come eredità preziosa quello storico legame tra parrocchia e mondo sociale che ha caratterizzato questo territorio, insieme a tutta la Castellana: dalla banca alla Cecat, dalla stalla sociale alla latteria, dalle cooperative agricole a quelle sociali. Le parrocchie hanno spesso contribuito alla nascita di iniziative, o alla formazione delle persone. Ad esempio, ricorda don Rino, don Umberto Miglioranza quando era a Vedelago ha insegnato agli adulti lavorare in gruppo. Certo, ora alcune di queste realtà sono andate in crisi, così come altre aziende, pensiamo ai laboratori artigianali. Dice don Flavio: “All’inizio del 2013 1.500 persone era senza lavoro. Molti si sono salvati con risparmi o pezzo di terra. La cooperativa San Pio X era in grossa difficoltà, poi arrivata la Breton”. Anche gli stranieri, arrivati ad essere molto numerosi in alcuni centri (per esempio a Vedelago sono 1.070 su 5.300 abitanti, a livello scolastico molti piccoli frequentano l’asilo di Barcon), sono in diminuzione, essendo i primi che sentono la crisi.
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