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Collaborazione di Spinea: profughi ucraini in canonica

L’accoglienza delle parrocchie a un gruppo di donne e bambini. Il gruppo era di passaggio, diretto in Catalogna, Spagna

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Collaborazione di Spinea: profughi ucraini in canonica

Nella immensa tristezza per la situazione in Ucraina, si è assistito a una dirompente reazione della popolazione europea che si sta prendendo cura del popolo ucraino in molti modi. Questo è veramente motivo di grande speranza e fiducia per il futuro. A Spinea nel week-end scorso abbiamo avuto l’occasione di incontrare direttamente delle persone in fuga dall’Ucraina, ospitate, seppure per poche ore, dalle parrocchie della Collaborazione pastorale nella canonica di Crea, che si sono mobilitate per allestire le stanze e recuperare quanto serviva, donato generosamente da tante persone.

I nostri ospiti (11 donne, di cui una incinta all’ottavo mese, una bimba di 2 anni, 3 ragazzini/e dai 9 ai 14 anni, tutti provenienti da Kiev e parenti tra loro) sono arrivati insieme ai loro accompagnatori - angeli custodi spagnoli sabato a mezzanotte circa, quattro ore dopo rispetto al previsto, a causa del ritardo accumulato il giorno precedente, dovuto agli estenuanti controlli alla frontiera tra Romania e Ungheria.

Eravamo pronti a offrire loro una cena calda, ma poco prima di arrivare Dani (uno dei loro tre angeli custodi insieme a Xevi e Jan) ci ha comunicato che non avrebbero cenato in quanto sfiniti dal viaggio. I volti di queste povere donne sono stravolti, molte di loro non hanno neppure la forza di scambiare un sorriso. A cenare sono i tre accompagnatori spagnoli, che ci raccontano il viaggio. Io, Daniele e Francesca, grazie all’amico Massimiliano che parla spagnolo, riusciamo a seguire quello che ci descrivono. Partiti dalla Catalogna lunedì scorso con due furgoni pieni di aiuti, ci spiegano le mille peripezie incontrate, insieme a tanta solidarietà, come i pasti offerti lungo il viaggio. Le donne li attendevano da alcuni giorni stipate in una piccola stanza. Scaricate le merci trasportate, gli amici spagnoli sono ripartiti con queste donne in fuga e i loro figli. Il contatto con loro era stata Anastasia, 30 anni, che da bambina era stata ospitata d’estate da famiglie spagnole per stare più lontano possibile dalle radiazioni di Chernobyl. La famiglia di Dani era una di queste famiglie.

Al mattino dopo le nostre ospiti sono veramente trasformate: grandi sorrisi, segni di gratitudine, anche per il messaggio di benvenuto scritto su un cartellone con i colori della bandiera ucraina che la notte precedente non avevano neppure notato e per i doni personalizzati per i più piccoli preparati accuratamente da Maria Rosa, presidente dei Volontari del Fanciullo.

La barriera linguistica viene presto superata grazie alla conoscenza dell’inglese di alcune ragazze e grazie al traduttore di Google (che bella invenzione), per scambiare brevi comunicazioni. Mi porterò sempre nel cuore il momento di preghiera prima della colazione guidato da una di queste donne, Irina. In piedi, occhi chiusi e una preghiera densa di preoccupazione per il proprio Paese e i propri uomini rimasti a difenderlo, di cui l’unica parola compresa è stato l’Amen finale (“Amin”).
Il bravissimo Dani si è rivelato poi magico nel portare un po’ di gioia alla comitiva. Lui che è un musicista, nel vedere l’organo della parrocchia presente in canonica, si è messo a suonare ed è riuscito a creare dal nulla una bellissima canzone accompagnando e seguendo Elina, due anni, che di fianco a lui pigiava compiaciuta i tasti. Uno spettacolo che ha rinfrancato gli animi di tutti e portato un po’ di spensieratezza.

Prima di ripartire Anastasia ha espresso il desiderio di vedere Venezia. Gliel’abbiamo promesso per quando ripasseranno per ritornare a casa, sperando sia prima possibile. Quindi sono partiti per una nuova lunga giornata di viaggio per poter arrivare a Marsiglia e, l’indomani, a destinazione, in Catalogna. Un abbraccio e poi via. Chissà possano ritornare presto a casa e superare questa immane tragedia.

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